Serena musica segreta

Serena musica segreta Book Cover Serena musica segreta
Nicola Vacca
Manni
2003
9788881764464

Quando ti adagi quieta / sul letto del mio corpo / sonnambuli del sottosuolo / dell’intimo insieme sei la musa / che indossa i versi nudi / che scrivo / sull’amore fattosi carne, /pace e ristoro” (Vacca, “Versi nudi”).

Il quarto libro di poesie di Nicola Vacca, “Serena musica segreta” (2003; 34 poesie), è una delle più appassionate e totalizzanti dichiarazioni d’amore in versi pubblicate negli ultimi anni. È il matrimonio indissolubile di poesia e amore, scrittura che voleva essere testimonianza d’appartenenza, di adorazione, di esistenza nel nome di lei, e di lei soltanto: Serena è l’amore che il poeta Nicola sognava esistesse e s’è avverato; in lei e per lei tutto è meraviglioso e degno: assieme si combatte “nei territori delle ombre dell’ombra”, lei è l’Angelo, “assoluta necessità”, annuncio d’eternità, e di gioia.

Scrive bene Leronni nella postfazione: “Chi crede in una fede tanto solida da rendersi evidente attraverso parole non deperibili, non transitorie, si inscrive di diritto nella sfera del sacro. Certo, si tratta – nel caso di Vacca – di una sacralità laica, anche se non del tutto svincolata da riflessi ed echi prettamente religiosi. È la sacralità che ci circonda ogni giorno, quella sacralità che i più non vedono e che la sensibilità dell’artista arriva invece a discernere, finanche ad invocare. Una sacralità (…) semplice, immediata, non cerebrale (…) i cui officianti sono i due amanti colti in tutta la loro nudità: cioè in tutta la loro essenzialità di uomo e donna” (p. 50).

Giuste osservazioni: essenziale, semplice e immediata sono una volta ancora gli aggettivi ideali per descrivere la cifra stilistica del poeta di Gioia del Colle, in questo frangente estraneo ad argomento altro non sia Lei, e il canto della sua essenza: è una dedizione mistica, una consacrazione assoluta.

In qualche passo si registra una fusione romantica di letture e fonti di ispirazione (“i miei poeti sono i tuoi”, scrive Vacca in “Le complicità”: tesoro più prezioso della loro comunione, viatico a essere un’anima e una soltanto), ma alterità non appare se non d’occasione: come in “Cartoline da un amico”. Cartoline che parlano… d’amore: “Le ho ritrovate / tra i versi d’amore / di Eluard. / (…) L’amore, mi scrivevi, / è nella poesia / l’unica religione del mondo. / Al flusso commosso / dell’amore oggi più / di ieri siamo discepoli devoti”.

Solo amando lei il poeta riesce a bastarsi (“La casa dell’amore”), ritrovarla è sempre delirio sensuale: estasi, in senso etimologico. Lei ha donato la speranza al suo poeta: ha saputo dimostrare, lottando, che chi si ama non si spegne. E questa è la fonte d’energia e di scrittura prima da cui Vacca attinge, inesausto. Bruni, nella prefazione, scrive che questo libro è una sorta di lettera in versi: vero; e mi piace pensare che il poeta v’abbia nascosto un codice per lei sola – che quella musica segreta sia davvero estranea, in parte, ai nostri sguardi e al nostro ascolto: e che per loro soli scintilli di vita, e di eternità.

Cosa ancora canta Vacca? D’amare per amare ancora (“Un amore cieco”), d’amore che ha bisogno di sé stesso: “non muore mai / ed è la notte degli amanti / a concedergli per l’eternità / la fissa dimora”, ne “La notte degli amanti”; di lei che dorme, e lui va a domandarle perdono perché rimane a guardarla, mentre riposa su quelle lenzuola, nuvola soffice (“Perdonami”); niente spazi vuoti né assenze (“Capriccio sentimentale”), l’amore accende e vince tutto: ecco una reminiscenza di Sandro Penna a innervare i versi e a piombarli nella contemporaneità, a localizzarli: “Più vivo di così non sarò mai”.

L’epilogo ideale poteva essere la clausola di “Il segreto”: “Schiavo di te precipito nell’eterno” – ché forse vagheggiare altro il poeta non può: là dove è giunto nient’altro ha senso e nient’altro ha peso, nemmeno conoscere – solo amare, solo cantarti conta.

Personale, innocente e universale, dimentico dei lettori e della critica tutta e laterale rispetto a tutto quel che accadeva negli ultimi sessant’anni abbondanti di avanguardia, sperimentazioni e versificazioni ideologizzate, accademie e conventicole e riviste di quartiere, Nicola scrive per Serena e sembra un caso che questo libro sia planato sulle vostre scrivanie, e tra i vostri scaffali. Leggendolo v’accorgerete che è ancora scritto a penna: badate a non macchiare d’acqua quei fogli: l’inchiostro si scioglie, le parole allora vanno divinate. Provate.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Nicola Vacca (Gioia del Colle, Bari 1963), poeta, giornalista e critico letterario italiano. Ha esordito pubblicando “Nel bene e nel male” (Schena, 1994).

Nicola Vacca, “Serena musica segreta”, Manni, Lecce 2003. Collana Occasioni, 75. Introduzione di Pierfranco Bruni. Postfazione di Giacomo Leronni.

Gianfranco Franchi, agosto 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.