Civiltà delle anime

Civiltà delle anime Book Cover Civiltà delle anime
Nicola Vacca
Book
2004
9788872324769

“La casa del non luogo è la sequenza / Che vedo sempre quando la memoria / Si incendia nella rappresentazione / Cosmica degli eventi a cui appartengo. / La casa del non luogo la abito / Nelle serate di solitudine / Mentre rapisco polvere di Tempo. / Agli istanti che corrono /  Silenziosi verso imprendibili assenze. / Qui mi capita di ascoltare il silenzio / Che dà voce alla parola” (Nicola Vacca, “La casa del non luogo è la sequenza…”).

Quinto libro di versi del poeta pugliese Nicola Vacca, “Civiltà delle anime” (2004) è una raccolta spiazzante e decisamente evolutiva rispetto alle precedenti pubblicazioni, caratterizzate da un taglio sentimentale, lirico ed emozionale. Si tratta di una poesia non estranea al misticismo e all’ermetismo: intrisa di profonda e sentita spiritualità, e forse non troppo paradossalmente dimentica dell’amore. Quell’amore per una donna che fondava la poesia di NV è diventato, poco a poco, espressione d’un tratto fondante dell’anima, e del sentimento dell’essere umano: è andato, in altre parole, a universalizzarsi.

Decido che il trait d’union con il passato è questo: e procedo quindi campionando i pochi passi dedicati all’amore. Assieme scopriremo perché. “Ancora un’altra poesia d’amore / Per le mie parole ubriache / Mai sazie della tua estasi”, leggiamo in “Tue intime segretezze…”: è la prima attestazione d’un topos cardine nel passato dell’autore, e conforta il lettore, sino a quel punto vacillante e incredulo: siamo di fronte al libro dello stesso autore.

Ecco, più avanti (“E venne il nostro momento”), in una lirica che sogna una lingua che doni la bellezza, un primo indizio della virata, nel distico conclusivo: “La sostanza dell’amore / è nel cuore di ogni parola” – e non di una donna: interessante. Infine, in positio princeps, al termine del libro, il manifesto: che torna a mostrare un Vacca nitido ed essenziale come in passato: “L’amore è congenito all’anima / perché tutte le cose hanno origine / nella bellezza del cuore”. La poesia di riferimento si intitola “Tutte le cose”.

Apprezzata quindi questa trasformazione – non metamorfica: evolutiva. Non più individuale, totale – del sentimento d’amore, andiamo adesso incontro all’altro poeta che cominciamo a scoprire in questa raccolta. Dimenticate l’artista sereno, rivolto all’amore e nell’amore soltanto esistente: qui il poeta fa il gioco del naufrago (“L’ansietà fugge il desiderio…”), è un vagabondo errante per i mari dello spirito (“Poche romantiche cose…”), bardo – nel senso tibetano della parola: cfr. Libro Tibetano dei Morti – perché “tra l’inquietudine e la serenità / C’è sempre l’inizio di qualcosa / Che nessuna fine potrà mai cancellare”, si legge sempre ne “L’ansietà fugge il desiderio…”.

Non stupisce quindi, a un tratto, l’epifania dell’apocalisse: “Allora non attendere la fine epocale / Prima che il cielo precipiti nel silenzio / Dell’universo cattura il bagliore di una stella”, leggiamo in “Non fa più rumore l’avviso…”.

Qualcosa ha sconvolto l’equilibrio e il registro autoriale: niente è più come prima, sembra sia stato sradicato. “L’anima è l’inventario privato / della felicità nascosta. / Allora chiedi la luna / o taci per sempre”, scrive in “Incontro con l’anima”: sembrano versi irreali rispetto a quelli sprigionati nelle opere prime; la felicità era tutt’altro che nascosta, l’anima esisteva per cantare la sua Musa.

Cos’è quest’ombra della fine, e dell’apocalisse? Nella raccolta c’è una falsa pista, probabilmente il punto debole per eccellenza del libro: versi sulla questione irrisolta dell’undici settembre 2001, il dramma dei caduti delle Torri Gemelle. L’artista dice che “l’illusione di toccare / la nudità delle cose / è svanita con l’assassinio dello spirito / dopo l’immane tragedia / che ci ha cambiato la vita” (“Ground Zero”): ecco, non ci siamo e non ci credo. Quale immane tragedia? Quale vita cambiata? È cambiata l’economia, non la vita: non conosciamo la verità sull’accaduto, non conosciamo i veri responsabili, abbiamo solo appurato le grottesche e disumane conseguenze – le guerre assassine yankee in Afghanistan e in Irak – e non è ancora finita. L’Italia non è entrata in guerra come territorio: ha mandato soldati. Sette anni dopo, a parte soffrire per la propaganda apocalittica dei media, qui da noi non è successo niente. Il fantoccio Bin Laden non appare più da nessuna parte, il fantoccio Bush ogni tanto giura di avere vinto una guerra contro le forze del male, il pupazzo Berlusconi, prono, s’accoda. A chi è cambiata la vita? A chi è caduto l’undici settembre, e nelle guerre in Medio Oriente: civili e militari. Non a noi. È cambiata a chi scrive i palinsesti alla televisione, toh. Conoscendo l’intelligenza di Nicola Vacca, rifiuto l’idea che fosse serio in quel frangente. Chiamare le Torri “icona del sogno”, peraltro, fa abbastanza sorridere. Quale sogno? Il sogno yankee di governare il mondo? Noi italiani non siamo stati abbastanza invasi e schiacciati, dal 1945? Ancora altri “sogni” del genere? E no. Basta. Insomma, chiudo parentesi, ma l’apocalisse non è quella e rifiuto categoricamente una lettura scolastica del libro. Io reputo quei versi un errore di percorso, o una falsa pista, punto.

Piuttosto, cerchiamola nei passi criptici e misterici della “Civiltà delle anime”. Vedrete che c’è qualcosa di ben diverso. “Amo il lato oscuro della luce / e il mistero dell’epifania / che si compie nell’assoluto indugiare”, leggiamo ne “Il catalogo dei concetti da esibire…”; il poeta legge quel che scrive il grande maestro “Messaggero della Luce / nello spazio invaso dal vuoto e dalle sue ombre”: è un “poeta in cerca di Dio” che confessa la propria fragilità (“Intimità spirituale”) per “istanti di oscurità veggente” (“Essere e mistero”); oltre Dio, scorge “l’essenza di un pensiero / che preserva l’esistente / dall’assassinio dell’anima” (“Mutazioni di mutamenti”).

Fino a questi versi misteriosi e splendidi: “Una lettera muta dell’alfabeto / è in tutte le cose visibili e invisibili / La dimora della verità improbabile / L’eresia che accede al mondo segreto delle anime. / La lingua di un deserto colloquiare / Sospesa nell’incanto ancestrale / è il nucleo più profondo dell’anima / Scaturisce dalle meccaniche del sogno / la voce vera del silenzio (…)” – la piccola Apocalisse, io dico, è questa: dell’artista disorientato che cerca una realtà altra, che sprofonda nello spirito perché non trova fondamento nella terra, e nella realtà. Altro che attentati mediatici: il linguaggio cerca appigli nel non visibile, ha paura dell’assassinio dell’anima. Cos’è questa realtà che sta uccidendo il sogno, e mutando rotta all’ispirazione e al canto?

Fate attenzione: “Scrivere perché il mondo inanimato / Degli oggetti cerca la propria identità / Nella liturgia del nome” (“L’iperbole del dubbio è la verità”): “La parola è il dialogo / con l’eternità d’un’intuizione” (“Poesia e non poesia”): se anche gli oggetti hanno perso identità e vanno assumendo coscienza e linguaggio, allora d’eterno cosa rimane? L’intuizione; e la speranza.

“Catturare un filo di luce / dalle rovine dell’esistere / è l’eresia: il silenzio degli uomini / è il sogno aperto nel quale / il volto dell’anima / si tuffa nell’immagine della Bellezza” (Nicola Vacca, “L’eresia”).

“Civiltà delle anime”, raccolta spirituale e personale di Nicola Vacca, è strutturata in quattro sezioni: “Poche romantiche cose”, “Preghiere di luce”, “Il silenzio oltre il silenzio”, “Dall’anima di un disamore”. Momento emblematico nella sua opera, da qui in avanti tutto cambia. E non è un ground zero: non giochiamo. È un salto dimensionale – nel buio. Ed ecco che serve quel coraggio nietzschiano che annunciava “Frutto della passione”: adesso, sì.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Nicola Vacca (Gioia del Colle, Bari 1963), poeta, giornalista e critico letterario italiano. Ha esordito pubblicando “Nel bene e nel male” (Schena, 1994).

Nicola Vacca, “Civiltà delle anime”, Book, Bologna 2004. Collana Tabula, 95. A cura di Massimo Scrignoli. Bandella di Corrado Bagnoli.

Gianfranco Franchi, agosto 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.