Vivere con trentaseimila dollari all’anno

Vivere con trentaseimila dollari all'anno Book Cover Vivere con trentaseimila dollari all'anno
Francis Scott Fitzgerald
Mattioli 1885
2010
9788862613224

Torniamo a Fitzgerald quando ci accorgiamo che quel che aveva scritto novant'anni fa rimane vivo e vero, non soltanto pieno di stile e sentimento. Torniamo a Fitzgerald quando ci riconosciamo nella società che rappresenta, ferita da una profonda crisi economica e sconquassata da una sconcertante crisi di ideali e di principi. E torniamo a Fitzgerald per ricordarci che è possibile cadere e decadere con stile. Questa è la sua grande lezione. È in libreria da pochi giorni una piccola, intelligente e complementare antologia dei suoi scritti: “Vivere con 36.000 dollari all'anno” (Mattioli, euro 10, pagine 92) include quattro articoli scelti e tradotti da Cecilia Mutti.

Il primo, “Come vivere con trentaseimila dollari all'anno”, è originariamente apparso sul “Saturday Evening Post” del 5 aprile 1924. Si tratta d'una satira autobiografica. Sposato a New York nel 1920, nei giorni dei prezzi alle stelle, Fitz guadagnava parecchio: parte per il cinema, parte per le buone vendite dei suoi libri. Spendeva e spandeva, naturalmente, perché fare economia sembrava una sincera e stupida perdita di tempo. E così, tre mesi dopo, si ritrovò senza una lira: più stupito che triste, a dirla tutta, perché «essere poveri significa sentirsi tristi e abbacchiati, e vivere in una topaia sperduta, e mangiare nella rosticceria all'angolo», mentre lui abitava nel migliore albergo di NY ed era famoso. Ci volle qualche anno per imparare a risparmiare: meglio, diciamo a contenere le spese. Lui e Zelda, infine, si trasferirono in una casa in affitto a quindici miglia da New York. Ventisettenne, poco portato per l'economia domestica, l'artista padre di “Belli e dannati” scoprì man mano che «l'ampiezza di scelta è direttamente proporzionale alla liquidità», e che risparmiare era un lusso per gente ricca. Lui aveva al limite la possibilità di finanziarsi pubblicando romanzi e racconti – ma in ogni caso doveva imparare a moderare le spese relative ai domestici, al vitto, al teatro, al gioco d'azzardo. E agli alcoli. Tutte spese fondamentali, come si può vedere. Infine, non poteva che farne letteratura. L'esito è sicuramente piacevole.

Il secondo pezzo, “Come vivere praticamente con niente”, è stato pubblicato per la prima volta sul “Saturday Evening Post” del 20 settembre 1924. Zelda e Fitz sembravano sempre ispirati (e condizionati) dalla questione degli assurdi costi della vita: andavano cercando una soluzione. Quella più seducente sembrava essere una: espatriare. In Europa avrebbero potuto campare bene spendendo poco. Almeno in teoria, ecco. Scelsero la Riviera francese, fuori stagione, pensando di non essere soli: «Da Charles Dickens a Caterina de' Medici, dal principe Edoardo di Galles nel culmine della popolarità a Oscard Wilde caduto in disgrazia, tutto il mondo ha scelto questi luoghi per dimenticare o divertirsi, nascondersi o tentare la sorte, costruire palazzi sulle rovine dell'oppressione o scrivere libri per demolire quegli stessi palazzi». Si ritrovarono, come osserva la curatrice, a dover prendere atto che non si trattava d'un gioco, tantomeno d'un gioco letterario: quando la loro bambina domandò loro quando si tornava a bordo della grande nave, in altre parole stava domandando quando si tornava alla normalità. A casa. Ne aveva bisogno.

Il terzo articolo, “Who is Who”, è un breve testo autobiografico originariamente apparso sul “Saturday Evening Post” del 18 settembre 1920. Fitzgerald, non senza ingenuità, si ritrova a raccontare tutte le sue peripezie passate prima di incontrare il successo, con la suprema e scostante sintesi che si riserva a un passato che si giudica incredibile. È un artista di ventiquattro anni che ha sfondato senza neanche accorgersene: ha sfondato da giovane ma sente d'aver dovuto fronteggiare una severa gavetta fatta di qualche rifiuto editoriale, qualche problema a lavorare coi quotidiani e un po' di noia nelle agenzie pubblicitarie. Ai grandi si perdona tutto – ma “Who is Who” rimane una parentesi di dubbio interesse.

L'ultimo articolo ha invece una discreta ragione di fascino letterario: si tratta di una digressione sui nuovi scrittori dell'epoca. Fitzgerald spende giudizi estremamente positivi per l'emergente Hemingway, deprecando assieme l'enorme ripetitività della narrativa americana della sua generazione, la furbizia di certe pubblicazioni e la scarsa longevità della maggioranza assoluta di esse. “Come sprecare il materiale: una nota sulla mia generazione”, apparso sul “The Bookman” nel maggio 1926, è quindi un'indovinata incursione da critico letterario, adattabile senza particolari difficoltà ai giorni nostri. Fitz ripete un vecchio segreto: un segreto che sembriamo dimenticare generazione dopo generazione. Questo: «Il materiale letterario, per quanto sviscerato con cura, resta elusivo come nell'attimo della creazione se non è purificato da uno stile impeccabile e dalla catarsi di una forte emozione». E questi sono e rimangono gli ingredienti insostituibili della creazione artistica. Punto a capo.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Francis Scott Key Fitzgerald (St. Paul, 1896 – Hollywood, 1940), scrittore americano, vissuto tra New York e Parigi.

Francis Scott Fitzgerald, “Vivere con 36.000 dollari all'anno”, Mattioli 1885, Fidenza, 2010. A cura di Cecilia Mutti. Collana “Experience Light”. 9788862611329

Gianfranco Franchi, dicembre 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

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SEMPRE A PROPOSITO DI "VIVERE CON 36MILA DOLLARI ALL'ANNO"...

S'avvicina un 2011 che potrà essere per diverse ragioni l'anno del recupero organico dell'opera omnia di Fitz. Parte per lo Zeitgeist, complice un dissesto economico-spirituale occidentale che può ricordare il periodo di massima creatività dell'artista nordamericano; parte per questioni di scaduti diritti d'autore; parte perché la casa editrice che detta le mode per eccellenza, vale a dire la Minimum Fax di Roma, ha deciso di proporre tutti gli scritti dell'artista padre del "Grande Gatsby" in una nuova traduzione (non mancherà una primizia a firma Tommaso Pincio: fantastico). Noi, intanto, entriamo nell'anno di Fitz con questa intelligente raccolta di scritti marginali e minori curata da Cecilia Mutti per la sempre snob ed elegante Mattioli 1885.

In "Vivere con 36.000 dollari" all'anno si stagliano due brillanti pezzi autobiografici: argomento principe, le difficoltà autoriali nel fronteggiare il carovita, stabilendo un adeguato tetto alle proprie spese. Nello scritto eponimo, ci ritroviamo a condividere la ricerca di equilibrio di un artista che non capiva come fosse possibile guadagnare tanto e non spendersi tutto in cose buone da mangiare, in cose buone da bere, nel gioco d'azzardo, nel teatro, nei vizi e nei capricci. Fitzgerald sembra un ragazzino incapace di essere lucido di fronte alla fortuna che gli è caduta addosso: si sente invincibile perché la sua ispirazione e la sua facilità di scrittura sono altissime: non riesce nemmeno a ipotizzare che le cose, un giorno, possano essere diverse. Può meravigliare l'idea, rivelata nel secondo pezzo, Come vivere praticamente con niente, che il poeta e la sua musa considerassero la riviera francese come destinazione sensata per poter vivere dignitosamente e contenendo le spese, almeno rispetto alla madrepatria: secondo Fitz e Zelda i costi non potevano essere eccessivi, soprattutto in bassa stagione. E certo. Non meraviglia invece che un letterato come lui avesse fiuto per i giovani scrittori di talento: nel quarto e ultimo saggio, Come sprecare il materiale: una nota sulla mia generazione, l'emergente che sembra proprio degno di nota è un ragazzo di nome Ernest. Hemingway. Sì, Fitz, vero, non è male.

Gianfranco Franchi, gennaio 2011. Prima pubblicazione: BlowUp