Una cosa piccola che sta per esplodere

Una cosa piccola che sta per esplodere Book Cover Una cosa piccola che sta per esplodere
Paolo Cognetti
Minimum Fax
2007
9788875215040

La generazione nata negli anni Settanta e Ottanta condivide la consapevolezza dell’assenza: l’assenza di uno o di entrambi i genitori, esperienza vissuta drammaticamente, come una mutilazione. È una generazione, scriveva qualcuno in America, cresciuta solitamente dalle madri: è cresciuta con dei vuoti che niente ha potuto e saputo colmare. Un generico, episodico e vacuo cameratismo, una sessualità più o meno disinibita ed emancipata, una ricerca indefessa di punti di riferimento stabili e forti: e diverse malattie della psiche che vanno, logicamente, a ferire il corpo, a svuotarlo o a gonfiarlo per via di stravaganti costumi alimentari; oppure, ma in questo libro non se ne parla esplicitamente, a pretendere droghe – leggere per cominciare – per non ammettere che è tutto qui. Paolo Cognetti, documentarista e scrittore italiano classe 1978, trasfigura, sintetizza e racconta tutto questo nella sua seconda raccolta di racconti, “Una cosa piccola che sta per esplodere”, pubblicata da Minimum Fax nella collana Nichel.

L’opera si articola in cinque racconti lunghi: nel primo, “Pelleossa”, il giovane narratore lombardo affronta le dinamiche e le ragioni dell’anoressia, ambientando la vicenda in una clinica svizzera, in un microcosmo di ragazze minorenni alle prese con le cure per una malattia dalle cause non sempre visibili. Invisibili sono i genitori borghesi e benestanti, incapaci di risolvere quella che è una richiesta di affetto, di dialogo, di comprensione: di appartenenza e di accettazione. Ragionano con le logiche che hanno forgiato le loro vite – pagare per avere – e si materializzano una tantum. Nel microcosmo raccontato da Cognetti leader del gruppo è Margot, che crede che l’anoressia sia un male a metà tra il delirio e il misticismo, rifiuto della sessualità e opportuno viatico all’interruzione del ciclo: si oppone alle cure e guida le compagne a una riottosa resistenza all’ambiente, sin quando l’amicizia con la piccola Lucia, dodicenne in condizioni di estrema difficoltà, muta la sua percezione delle cose – ma non il desiderio di lasciarsi andare. A fondo.

Il secondo pezzo, “Meccanica del motore a due tempi”, è la storia di due provinciali – sempre adolescenti – e delle loro prime, complesse relazioni con l’altro sesso, caratterizzate da paura, casualità e incertezza – un’incertezza che echeggia e riflette pessime situazioni famigliari. È il compleanno di uno dei due, ma la sensazione di solitudine che trasmette è di una chiarezza umiliante. S’affronta l’estate della giovinezza aspettando che passi, come la febbre: si vive a stento, smozzicando una mela sempre acerba; la pesca nel laghetto di quei giorni è tutt’altro che miracolosa.

Nella terza storia, “La figlia del giocatore”, sempre ambientata in contesto provinciale e piccolo borghese, la povera Mina – padre sparito quando aveva due anni, una vita solitaria e schiva mitigata appena da buone letture, fantastiche invenzioni sulla sorte del perduto genitore e sessualità caotica ed estranea, sin dal principio, alla percezione del limite (avventura col compagno della sorella, corruzione d’una prima scolastica preda con una catenina d’oro rubata, etc) – si costruisce una cartina geografica delle cose che contano nella vita sulla base di quel che capita, di quel che ti precipita addosso. Come la gravidanza della sorella, che nemmeno sa di chi sia il figlio.

Il quarto, “La stagione delle piogge”, è l’allegoria d’un rapporto sentimentale in crisi, tra padre e madre: la vittima unica sembra essere il narratore, il ragazzino che vaga in cerca di paterne ombre nell’adulto alfa che incontra, e intanto si domanda il senso della solitudine materna. Sono i giorni di un campeggio che terminerà per via di un’alluvione, scusa concertata col destino per riunire almeno provvisoriamente i genitori. Infine, “Tutte le cose che non so di lei”, al di là della vaga reminiscenza almodovariane – un semplice omaggio – è una lettura della formazione e della psiche della madre di un narratore che ammette di conoscerla per intervalli e cesure, e sembra pretendere una visione diversa e totalizzante.

Cognetti ha una scrittura equilibrata e uno stile misurato e piano; è un cantastorie che, in quest’opera, mostra coerenza, coesione e uniformità sia da un punto di vista lessicale, sia da un punto di vista contestuale, sia da un punto di vista tematico. Non c’è nessun intento didascalico, né evidentemente una volontà di plasmare un paradigma: semplicemente, lo scrittore vuole raccontare cinque storie di vite – ferite, sconfitte, prostrate, e tuttavia sempre dignitose e credibili – che possono rivelare qualcosa del nostro tempo. E cioè che quell’assenza che la generazione ha sofferto può essere colmata con l’intelligenza e l’esperienza, e superando certi errori e correggendo certe dinamiche; che il dolore muta forme ma non essenza, nell’alternarsi delle generazioni, e che quel che sempre e soltanto importa è l’analisi delle cause: gli effetti sono incastri necessari per farne letteratura.

Un’onesta giovane promessa della letteratura italiana, che attendo al di là di queste prime prove di gusto postrealista (ma deideologizzato), al di là dei bozzetti, dei canovacci e del respiro corto, in un romanzo che immagino borghese, equilibrato e sensibile: al territorio, ai colori del nostro tempo.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Paolo Cognetti (Milano, 1978), documentarista e scrittore italiano. Ha esordito pubblicando “Manuale per ragazze di successo” (Minimum Fax, 2004).

Paolo Cognetti, “Una cosa piccola che sta per esplodere”, Minimum Fax, Roma 2007. Collana Nichel, 32.

Gianfranco Franchi, maggio 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.

La generazione nata negli anni Settanta e Ottanta condivide la consapevolezza dell’assenza: l’assenza di uno o di entrambi i genitori, esperienza vissuta drammaticamente, come una mutilazione.