Second Hand

Second Hand Book Cover Second Hand
Michael Zadoorian
Marcos Y Marcos
2008
9788871687506

Motor cars, handle bars, / Bicycles for two. / Broken hearted jubilee. / Parachutes, army boots, / Sleeping bags for two. / Sentimental jamboree. / Buy! Buy! / Says the sign in the shop window. / Why? Why? / Says the junk in the yard” (Paul McCartney, “Junk”).

Come in una vecchia canzone di Paul McCartney, l’atmosfera di questo romanzo è minimal, essenziale e gentile; qui si canta la poesia delle piccole cose: delle nostre relazioni con le cose, dell’anima delle cose. Second Hand” di Michael Zadoorian, misconosciuto e promettente artista americano, è un libro che sarebbe piaciuto a Sergio Corazzini:

Dicono le povere piccole cose: Oh soffochiamo d'ombra! Il nostro amico se ne è andato da troppo tempo: non tornerà più. Chiuse la finestra, la porta; il suo passo cadde nel silenzio del lungo corridoio in cui non s'accoglie mai sole, come nel vano delle campane immote, poi la solitudine stese il suo tappeto verde e tutto finì. Qualche cosa in noi si schianta, qualche cosa che il nostro amico direbbe: cuore. Siamo delle vecchie vergini, chiuse nell'ombra come nella bara. E abbiamo i fiori. Egli avanti di andarsene, per sempre, lasciò sul suo piccolo letto nero delle violette agonizzanti. Disperatamente ci penetrò quel sottile alito e ci pensammo in una esile tomba di giovinetta, morta di amoroso segreto. Oh! come fu triste la perdita cotidiana inesorabile del povero profumo! E se ne andò come lui, con lui, per sempre. Noi non siamo che cose in una cosa: immagine terribilmente perfetta del Nulla […]”. (Sergio Corazzini, “Soliloquio delle cose”).

È un romanzo d’amore – l’amore per l’esistenza, trasfigurato nell’appartenenza degli oggetti, nella loro valenza simbolica, nella loro misteriosa vitalità al di là del tempo, e della traslazione in spazi altri: s’indaga del gioco buffo dei passaggi di proprietà, del respiro del padrone perduto che mantengono.

Domandando: “E se davvero tutte quelle cose assorbissero una minuscola scintilla di voi, come se il grasso sulle vostre dita contenesse l’essenza della vostra anima? Allora pensate a tutte le cose che avete posseduto, a tutto ciò che vi è passato tra le mani. Dove saranno finite, quelle cose?” (p. 9).

Richard è innamorato del passato: è uno junker, un robivecchi, e ha una sua bottega, Satori Junk. Satori: come l’esperienza del risveglio. Perché crede veramente che le cianfrusaglie possano regalarci un istante di autentica illuminazione. Basta essere disposti a coglierla. La merce viene scelta in base a un criterio semplice: “se mi piace, la vendo”. E allora ecco set di barattoli di cucina cromati, vecchi bicchieri da bar, una parete di trofei di bowling e di majorette, camicie dell’era della disco, grappoli d’uva in vetro e via dicendo; Richard ha un talento medianico, stabilisce contatti con chi non più esiste. È la porta per le anime perdute, per le storie che nessuno vuole più ascoltare e in pochi sanno raccontare.

La madre di Richard è ammalata e lui finalmente ha cominciato a capirla. Nel corso dell’opera, Richard la perde e si ritrova a leggere la vita di lei attraverso gli oggetti che ritrova, con la sorella o da solo, fidandosi del suo fiuto di junker.

Già, perché “Ti aprono una porta e tu hai accesso ai segreti. E non solo i segreti del moto, ma i segreti: paure, gioie, risentimenti, disperazione, noie. La vita e la morte sono andate in scena, tu te le sei perse e ora sei dietro le quinte, a curiosare tra gli oggetti di scena, nel tentativo di capire se in cartellone ci fosse 'Amleto' o 'Sotto l’albero yum yum'” (p. 23)

E intanto s’innamora di Theresa. Theresa che un poco gli somiglia, perché sa reinventare le cose; Theresa che saprà spezzare l’incantesimo del disamore, della solitudine e del soliloquio delle piccole cose: Richard amava la ripetitività, la routine, e forse si stava spegnendo mentre inseguiva l’essenza. L’essenza, nelle cose. Se è vero che le cose ci proteggono – “sistema di resistenza passiva alla mortalità”, p. 30 – lui s’era creato una roccaforte di quelle invincibili.

Second Hand” è uno di quei libri che dovevano essere pubblicati. Ha questa sua grazia pop – profondo parlando di minimalia, intenso giocando sulla quotidianità – che può ricordare i momenti migliori di autori occidentali leggeri come Pennac e Hornby. Il romanzo illumina gli oggetti poggiati sui vostri scaffali, e sulla vostra scrivania: non è detto che dobbiate essere necessariamente feticisti, basterà giocare quel gioco per raccontarvi storie che giuravate fossero perdute. Più debole nella narrazione della storia d’amore per Theresa, è un monumento d’originalità per quanto riguarda contesto, ambientazione, io narrante e sua attitudine all’universale dal particulare. Praticamente il regalo perfetto per una lettrice o un lettore forte in cerca di una storia ben raccontata e prodromica di influenze decisive e ludiche e romantiche nella vostra vita. Saprete dirmi.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Michael Zadoorian (Detroit, Michigan, 19**), scrittore americano.

Michael Zadoorian, “Second Hand”, Marcos Y Marcos, Milano 2008. Traduzione di Michele Foschini. Copertina di Lorenzo Lanzi. Collana Gli Alianti, 158.

Prima edizione: “Second Hand”, NY, 2000.

Gianfranco Franchi, giugno 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Second Hand” di Michael Zadoorjan, misconosciuto e promettente artista americano, è un libro che sarebbe piaciuto a Sergio Corazzini…