Se un giorno dovessi sparire

Se un giorno dovessi sparire Book Cover Se un giorno dovessi sparire
Paola Dallolio
La Tartaruga
2010
9788877384720

“Tutto, in realtà, mi appariva strano, quell'atmosfera fantasma in cui eravamo immersi ormai da giorni mi sembrava strana, nessuno era più passato a trovarci; nebbia, ovunque mi girassi c'era nebbia, era sconfortante, no, era emozionante, non avrei dovuto più lamentarmi; Gustave diceva che non bisognava mai lamentarsi, qualunque istante della giornata era il migliore istante possibile, bisognava accettare con il sorriso sulle labbra tutto quel che ci veniva dato, amare la nebbia quanto il sole, bisognava smettere di pensare, bisognava sempre e solo gioire. E io, in vita mia, non avevo mai gioito tanto. Qualcosa tuttavia mi sfuggiva...” (Dallolio, “Se un giorno dovessi sparire”, p. 144).

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“Se un giorno dovessi sparire”, opera prima della scrittrice meneghina (ma nata a Singapore) Paola Dallolio, non è soltato un romanzo sentimentale crudo e doloroso, mai leggero e periodicamente disorientante: è una prova di buona scrittura esistenziale e di notevole capacità di giocare con l'imprevedibilità della trama. Obbiettivo della satira dell'autrice sembra essere il delirio fastidioso ma appiccicoso della new age, e l'insensata e catastrofica fortuna di certi “maestri di vita” dotati soltanto di un carisma terribilmente forte, e fin troppo persuasivo. Assieme, la Dallolio scolpisce un ritratto delle debolezze della giovinezza, dell'incanto stupendo e spesso tristissimo del primo amore, del doloroso risveglio che prima o poi arriva, della debolezza di tutte le donne che amano davvero. Riesce a farlo senza stereotipare, e senza fingere partecipazione. La partecipazione è reale: è vera adesione.

La vicenda ha inizio nel 2010. Maria va a dare l'ultimo saluto a Filippo. Sono stati insieme, ma sono rimasti distanti per troppo tempo: lui, a trentasette anni, “uomo non era”: era rimasto “primo amore e primo odio, primo piatto indigesto nel mio stomaco di adolescente”. Sulle prime Maria vive con freddezza la morte del suo ex. Man mano, tornano i ricordi. Tutti. E più avanziamo nella narrazione più ci accorgiamo di quanto fosse sensata la rimozione del passato. Era una rimozione difensiva.

1994. Maria, studentessa e comparsa, ha diciannove anni, è piena di vita e di voglia di vivere. Sta tornando a Milano da Bangkok, dopo un bel viaggio, nato per prendere le distanze da Filippo. Non è bastato. Torna a casa e lui la richiama e lei resiste poco, ci ricasca. Primo amore. Succede. Poi lui parte per la Corsica, per incontrare un guru e ritrovare il suo equilibrio. Le cose non vanno proprio così; torna parlandone con atteggiamento da invasato: “L'ho visto spostare gli oggetti con la forza del pensiero, l'ho visto guarire malati terminali, l'ho visto correre sulla spiaggia a una velocità inumana... l'ho visto trasformarsi, scindersi in due persone” (p.20).

Il guru è un italiano, Antonio, che vive in Corsica da un pezzo. Si fa chiamare Gustave. Il suo cane, a sentire Filippo, ha altrettanti poteri paranormali. Per non tacere della figlia di tre anni. Maria si ritrova, due mesi dopo la rivelazione, a essere parte di quel delirio: naturalmente lo choc è terribile, perché Gustav si rivela subito un cialtrone di primo livello. A partire dalla dichiarazione da spaccamontagne d'altri tempi d'essere stato cantante pop – sotto pseudonimo, e con un'altra voce – qualche anno prima. Una vita fa, tante cose cambiano e via dicendo. Cose che capitano. Tra le sue irresistibili performance, riti in uno strano aramaico, giochetti da prestigiatore, creazione artificiale di ambiente ew age (incenso, candele, luci soffuse, musichetta), massaggi para-terapeutici, formidabili guarigioni da tumori inesistenti: nel frattempo, Filippo ha un'aria intollerabile da discepolo eletto. Maria comincia a essere un po' perplessa.

Sì, l'incredibile è che il guru Antonio-Gustave, maestro di vita e d'amore, riesce a guadagnare (fin troppa) confidenza da Maria. Tanto da garantirle che quando fa certi riti (orientali, antichissimi) non sente piacere, perchè lui è da tempo al di là del dolore e del piacere. E che certi riti sono proprio necessari per correggere i problemi delle coppie in crisi. E allora alè, rito sia. Ma noi ci fermiamo qua.

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Paola Dallolio ci accompagna negli abissi di Maria, ci descrive un avvenimento solo apparentemente impossibile come la scelta razionale di aderire al delirio, di rinunciare a sé stesse e di consegnarsi a un pazzo fanatico: ne deriva un romanzo di formazione – sentimentale – insolito, ben scritto e travolgente, in più d'una circostanza. Buona la prima: adesso aspettiamo il secondo passo, con fiducia.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Paola Dallolio (Singapore,19**), scrittrice italiana. Questa è la sua opera prima. Vive e lavora a Milano.

Paola Dallolio, “Se un gioverno dovessi sparire”, La Tartaruga – Baldini Dalai, Milano, 2010.

Gianfranco Franchi, maggio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.