Scritti pornografici

Scritti pornografici Book Cover Scritti pornografici
Boris Vian
duepunti edizioni
2007
9788889987070

Sì, i veri propagandisti dell’ordine nuovo, i veri apostoli della rivoluzione futura, futura e dialettica, come è ovvio, sono i cosiddetti autori licenziosi. Leggere libri erotici, diffonderli, scriverli, significa preparare il mondo di domani e segnare la strada della vera rivoluzione” (p. 19).

Raccolta postuma, originariamente pubblicata in Francia nel 1980 per i tipi di Christian Bourgois, “Scritti pornografici” è composto dal suggestivo testo della conferenza “Utilità di una letteratura erotica” (Parigi, 1948), da cinque poesie e dalla prosa breve “Drencula, dal diario di David Benson”, satira pornografica dell’Harker di Bram Stoker, giocata per un sorprendente incontro amoroso con uno straordinario ermafrodito. Le edizioni duepunti propongono, vostra probabile strenna letteraria del natale 2007, questo Vian inedito: destinato, naturalmente, ad appagare la condivisibile smania di opera omnia degli aficionado e dei lettori forti, e a titillare la sensibilità dei cultori dell’erotismo e della satira (estetica, sociale, inevitabilmente politica). Vian pontifica e medita: stuzzica e incide. Aggredisce, difendendo la letteratura erotica, quella società che avalla la circolazione e il consumo delle droghe leggere (preferendole a quelle nobili, trattate come fossero chimiche), non è estranea al massacro dell’umanità nelle guerre e tuttavia s’ostina a reprimere e censurare chi racconta l’emozione di amare, di possedere e di avere nostalgia dell’amore. Strada facendo, nomina artisti e opere fondamentali, con la disinvoltura dell’appassionato; offrendo ai contemporanei, in ultima istanza, la preziosa opportunità di completare lo studio di una selezione di opere necessarie.

Prima di negarne paradossalmente l’esistenza, sostiene Vian che la letteratura erotica è estranea all’odio esattamente come alla rigenerazione dell’equilibrio borghese, figlio del matrimonio cattolico: egualmente, è estranea alla grettezza e al freddo descrittivismo di un Sade. Per intenderci, Vian giudica Sade un filosofo erotico e non un letterato, per ragioni stilistiche; le “Giornate” sono “dizionarietto enciclopedico pervertito e soporifero”.

L’erotismo è connotato da una “oscenità leggermente sublimata (…) un’oscenità poetica” (p. 29) Si deve considerare letteratura erotica ogni opera d’arte che dia al lettore il desiderio di amare fisicamente (p. 24). L’impatto è vivo soltanto in chi è già predisposto: i casti e i temperanti, provoca Vian, sono destinati a rimanere incolumi. La letteratura erotica esiste per gli erotomani. Multa paucis, dicevano i padri Latini. Naturalmente Vian è cosciente che “non è possibile dire a priori perché una certa opera letteraria sia erotica e perché un’altra non lo sia; senza contare che si va subito a sbattere contro mostri come la Justine di Sade o Le Centoventi Giornate di Sodoma, che non si saprebbe come classificare (…)” (p. 10) – come certi passi dei testi sacri, d’altra parte. La definizione di “letteratura erotica” è quindi il fulcro dell’opera, e della conferenza: l’etimo non può venire in soccorso, perché implicherebbe che tutto quel che ha a che fare con l’amore, sia esso un romanzo o un manuale, rientra nel genere. Complicando le cose, e non poco…

L’artista cerca di coinvolgere il lettore sul “piano fisico”, per evitare distrazioni o abbandoni nella lettura; le emozioni devono essere vere, per quanto possibile (direi: condivise…). D’altra parte, l’impresa è più facile considerando che “i sentimenti e le azioni che trovano nell’amore la loro origine comune – che abbiano la forma bruta del desiderio o quelle più raffinate del flirt intellettuale con citazioni e filosofia di sottofondo – sono senza dubbio (…) quelli che l’umanità prova con maggiore intensità e violenza” (p. 17).

Ecco quindi che in supporto delle argomentazioni del perduto Boris possiamo apprezzare cinque poesie, dal retrogusto jazzato e caustico: il gran satiro si diletta, grottesco e osceno, nell’arte della letteratura erotica; primum docere, deinde delectare. Piove ancora scrittura della carne sull’esistenza nostra. Sta a voi accoglierla, sognando un diluvio.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Boris Vian (Ville d’Avray, 1920 – Parigi, Francia 1959), ingegnere di formazione, musicista e chansonnier, scrittore e traduttore francese.

Boris Vian, “Scritti pornografici”, duepunti edizioni, Palermo 2007. Traduzione di Elena Paul. In appendice, ottimo repertorio dei nomi, dei personaggi e delle opere, e una bibliografia.

Prima edizione: “Ecrits pornographique”, 1980.

Gianfranco Franchi, novembre 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.