Savana Padana

Savana Padana Book Cover Savana Padana
Matteo Righetto
Zona
2009
978 88 6438 008 7

Pulp-noir all'italiana, spumeggiante, caotico, divertente e violento come un romanzo di Joe R. Lansdale, “Savana Padana” è una satira del degrado culturale della piccola borghesia e del proletariato veneto, e del loro disastroso incontro con le nuove, folte comunità emigrate in Italia; quella cinese, quella africana e quella zingara, in primis. Scritto con uno stile rapido e frenetico, innervato da puntuali inserti dialettali, è un racconto lungo che lascia un segno (meglio: una striscia. Di sangue, e risate) nel lettore, invitandolo a osservare con maggior puntualità e sensibilità quanto sta accadendo nelle province venete. Politicamente scorrettissimo, ha il pregio di mietere vittime senza salvare nessuno; né i veneti, né gli zingari, né i cinesi: tutti giocano a questo letterario grandguignol, massacrandosi per questioni di furti e di odio puro. Il risultato è che, infine, i superstiti tornano a sedersi al bar per maledire ciò che sta succedendo da quelle parti, dove tutto pare andare allegramente a remengo.

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La storia ha inizio a San Vito. “Un fiume a Nord e un fiume a Sud. Il Brenta da una parte, il Piovego dall'altra. Due corsi d'acqua che stringono a tenaglia una terra piatta umida e tignosa dove il freddo invernale è malefico e l'afa d'estate mortifera. Tra queste campagne c'è San Vito. Nome completo: San Vito Oltrebrenta. Una chiesa, tre condomini e qualche villetta. Ma San Vito è soprattutto una strada lunga e dritta che da sempre spacca in due l'intero paese. Con un bar da una parte, e uno dall'altra” (p. 9). Uno è il bar dei tosi, i ragazzi; l'altro è il bar dei cinesi, frequentato da zingari e marocchini. È sempre vuoto. Gli zingari, attaccabrighe, un giorno provocano forte le tre bariste cinesi; quando arriva il carabiniere, un meridionale poco amato da quelle parti, è per avvertirli che deve parlare col loro capo. È sparita una macchina, diciamo così: c'è la festa di Sant'Antonio all'orizzonte, e serve sincerarsi che nessuno vada a rubare nelle case del sindaco, degli assessori e degli altri potenti del luogo. Peccato che finiscano per rubare a casa del capo del bar dei tosi, gli zingari. Lui, il “Bestia”, ha sette morti sulle spalle ma nemmeno un giorno di galera. È un tizio spaventoso che non andrebbe affatto stuzzicato. Patatrac.

Intanto, nell'altro bar, Berto, Sante e gli altri parlano male degli zingari e della recessione, e complottano qualcosa. Berto ha un gran crocefisso al collo ma bestemmia come un turco. È devoto a una Madonna soltanto – quella di Monte Berico – e al suo grande amico Sante. Sante è uno che se ne va in giro con orecchino e rolex d'oro, e passa il tempo a insultare i cittadini di colore: negri, scimmie e via dicendo. Il lessico è proprio questo qui. I due amiconi se ne vanno in giro in camion, dopo una vita passata assieme sin dai banchi di scuola – collezione di bocciature e sospensioni inclusa. Hanno 43 anni, e a breve avranno una missione pesante da compiere. Il resto lo scoprirete voi.

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Ha scritto Matteo Strukul, su “Sugarpulp”: “Le pagine del libro grondano divertimento allo stato puro, un’ironia irriverente e spietata che cattura fino in fondo lo spirito e le contraddizioni della gente veneta. E poi ci sono bande di zingari e cinesi, una statua di Sant’Antonio, un carabiniere del Sud che crede di sapere il fatto suo, un’estetista pornodiva che non riesce a tenere la bocca chiusa e soprattutto la gang dei tosi, un quintetto sgangherato di criminali locali al soldo del Bestia, il boss incontrastato della zona, quello a cui è meglio non rompere i coglioni. Utilizzando il più classico degli escamotage, Matteo Righetto riesce ben presto a mettere tutti contro tutti, srotolando una trama che gira a mille e che non risparmia nessuno, accelerando il ritmo in una corsa folle che porta i protagonisti a rincorrersi in una girandola sanguinaria, un delirio collettivo da cui sembra che nessuno possa uscirne in piedi”.

Non si tratta di un esordio: Righetto ha alle spalle diversi libri per bambini. Nel 2009, ha fondato, assieme a Strukul, “Sugarpulp”, nato per “rompere le geometrie narrative e contaminare il pulp con tutto lo zucchero di barbabietola possibile”, spettacolarizzare la scrittura e “celebrare la liturgia di una terra e una realtà sociale tipiche del Nordest. Perché il Nordest, la Bassa, la grande Pianura Padana non sono più — da oggi — un Paese per vecchi”.

Divertitevi.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Matteo Righetto (Padova, 1972), scrittore veneto. Insegna Lettere.

Matteo Righetto, “Savana Padana”, Zona, Arezzo 2009.

Gianfranco Franchi, novembre 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.