Sacrificio

Sacrificio Book Cover Sacrificio
Andrea Carraro
Castelvecchi
2017
9788869449062

È il dramma spirituale di un padre che rifiuta di arrendersi all'autodistruzione della figlia, eroinomane, e sprofonda letteralmente nell'inferno per salvarla, immolandosi: “Sacrificio” è la discesa nell'abisso di un uomo che nella nascita della sua bambina ha riconosciuto un segno dello splendore di Dio, e nelle sue sofferenze, dopo tanta disperazione e tante vane preghiere, non ha trovato rimedio diverso dall'evocare il Diavolo, finendo per condividere non solo la sofferenza della ragazza, ma lo stesso male.

Negli errori e negli sbagli della figlia, Giorgio C. ha ritrovato tracce della sua influenza negli anni delicati dell'infanzia e dell'adolescenza: forse dimentico del mutuo rapporto di adorazione, è andato a cercare i semi dell'autodistruzione nella musica ascoltata insieme, nei vaniloqui tossici di Lou Reed e dei Velvet Underground, nei sottotesti satanici del rock, o nella discreta tolleranza per le droghe leggere, rifiutando di credere che la dipendenza della figlia derivasse semplicemente dalle sue scelte, dai suoi comportamenti o dalla sua responsabilità di giovane donna: dalla sua fragilità, o dai suoi capricci.

Sacrificio” è un romanzo drammatico, di potente intensità; è la storia di una caduta rovinosa di un uomo che si illude di essere stato buon capro espiatorio, in remissione dei peccati della figlia (e dei suoi peccati di gioventù, en passant: a un tratto, lo psicodramma si tinge di un fosco e spietato esame di coscienza), e per questo finisce per disintegrare tutta la sua vita, scomparendo poco a poco dal posto di lavoro, sperperando metodicamente il denaro, massacrandosi di eroina per portare su di sé le colpe della figlia, e condividere il suo stato d'animo e le sue crisi d'astinenza.

Carraro gioca, come già in passato, su dialoghi serrati e fedelissimi ai tempi e ai ritmi del parlato, per rafforzare il già credibile realismo della vicenda narrata; l'approfondimento dei personaggi è tuttavia diseguale, rispetto a quello che ci si potrebbe immaginare in una simile vicenda, e in un certo senso da un libro con in copertina una fragile musa di Schiele: questo romanzo meritava forse un autoritratto di Schiele in copertina, con un maschio esangue, scavato da una sofferenza interiore micidiale, e tuttavia vivo, di una vitalità sconfinata; nel “Sacrificio” di Carraro si capisce poco davvero della psicologia della figlia, Carolina, e si può ricostruire meno ancora della personalità dell'ex moglie, Giulia, mamma di Carolina; a un livello di superficie profonda, non si fatica a riconoscere la suprema fragilità (volubilità) della ragazza, così come la limpida stanchezza della moglie, che a un tratto prende e se ne va a vivere col suo amante, suo psicanalista e liberatore. Questo libro però non è uno scandaglio nei loro mondi e nelle loro storie: è uno scandaglio nei recessi dell'anima e dell'estetica di Giorgio. Uno che ha bisogno di riallinearsi e di ritrovarsi, a un certo punto della sua vita, e di decidere cosa è stato giusto e cosa ha avuto senso, e cosa no; cosa è stato Dio e cosa ha significato abiurarlo, e poi ritrovarlo, e poi perderlo ancora; chi è stato amico e cosa è stato degno, e via dicendo.

Chi è Giorgio C.? Incontriamo “un uomo di mezza età, semicalvo, occhialuto, di quel grigiastro chiaro che viene ai biondi […]. Un signore distinto, piuttosto alto”, tendenzialmente elegante. Ha avuto una discreta eredità da una zia che gli ha regalato un'inattesa agiatezza, che ha ridotto lo scarto con la famiglia borghese di sua moglie. Giorgio viene da un ventennio di collaborazioni editoriali e giornalistiche “sofferte e malpagate”; adesso lavora come direttore editoriale per una piccola casa editrice romana di qualità, fondata da un signore con la testa lucida e i modi un po' grossier; come da recente abitudine dell'editoria nostrana, è socio di minoranza di quell'azienda. Abita nel quartiere Talenti, a Roma; “un quartiere comodo e accogliente, ben servito da negozi e mezzi pubblici, ricco di verde. Un quartiere dove ti puoi nascondere, mimetizzare e dove puoi anche respirare un'aria decente”. Ha avuto una bella giovinezza, caotica e cameratesca; non si è negato nessun vizio e tuttavia ha saputo controllarsi quando era il momento giusto. Ha ancora contatti coi vecchi amici di una volta, a conferma che è rimasto una persona leale e verace. E tuttavia sta a pezzi. Sta a pezzi non tanto perché la moglie se ne è andata a vivere con un altro, e non risponde manco più ai messaggi; quanto perché, di lì a poco (poco prima, o poco dopo), la figlia ha cominciato a farsi di eroina. “Ho fallito in tutto, come marito, come padre, forse anche come cristiano”, dice a un tratto. “Mi sento proprio così, abbandonato”, dice in un altro momento. La reazione è stravolgente, perché si tinge di sregolatezza, di droga, di allucinazioni, di stupide chiacchierate con le mignotte, di evocazioni del diavolo – un diavolo che appare su facebook, e poi in carne e ossa, una prima volta, davanti a un'antica edicola mariana, vicino Villa Paganini (“bianco nei capelli folti e ben pettinati indietro […], occhi chiari, espressivi, che quasi brillano nell'oscurità sotto le sopracciglia scure e ben disegnate, come in un disegno a china, sull'ovale di cerea bianchezza. Potrebbe avere la sua età, ma anche dieci anni di meno o dieci di più”). E incredibilmente tutto questo disordine riesce a portare a un risultato: a due risultati. A quello previsto, cioè il suicidio di Giorgio, e a quello sognato, e tutto letterario, forse, cioè il recupero di Caterina. Un recupero forse definitivo, perché è anche un recupero di coscienza, di consapevolezza, di intelligenza (in senso stretto).

Sacrificio” è un romanzo che parla di anima, di Dio, di bene, di droga, di male, del Diavolo e dell'adolescenza, del rock e dell'innocenza, di un certo quartiere di Roma e di una certa editoria romana; degli uomini di sessant'anni e dei ragazzi di venti; è un libro crudo, e tuttavia niente affatto oscuro, o almeno non del tutto oscuro: trasuda una confortante e caldissima spiritualità. È una lettura delicata, perché è un romanzo sporco di sangue. È un'esperienza complicata e contraddittoria, e per questo più apprezzabile.

Dal punto di vista editoriale, contestata la copertina (fuorviante, forse non del tutto volutamente, e concettualmente identica a quella di “Contesa”, Aracne, 2014), va criticato il titolo: nel 2008, lo scrittore trentino Giacomo Sartori, parigino d'adozione, coetaneo di Carraro, aveva pubblicato, per la PeQuod, un romanzo chiamato proprio “Sacrificio”; niente a che fare con questo, nella trama, nell'ambientazione e nella portata: ci si poteva fare caso, però, e si poteva leggermente dirottare il titolo (non mancano espedienti ed escamotage, in queste circostanze). Carraro merita qualcosa di più di Castelvecchi: soprattutto della odierna Castelvecchi. Bel libro, profondissimo.

Gianfranco Franchi, novembre 2017.

Per approfondire: Carraro in WIKI / sito ufficiale di Andrea Carraro / Carraro in Porto Franco.

Sacrificio” è un romanzo che parla di anima, di Dio, di bene, di droga, di male, del Diavolo e dell’adolescenza, del rock e dell’innocenza, di un certo quartiere di Roma e di una certa editoria romana…