Requiem per un’adolescenza prolungata

Requiem per un'adolescenza prolungata Book Cover Requiem per un'adolescenza prolungata
Marco Bosonetto
Meridiano Zero
2008
9788882371708

Nuova interpretazione – satirica – del dramma generazionale del precariato e della disoccupazione degli umanisti: “Requiem per un’adolescenza prolungata” del letterato piemontese Marco Bosonetto, scrittore e traduttore classe 1970, è una brillante e amarissima trasfigurazione di una tragicomica palude esistenziale. All’invettiva, al pamphlet e alla denuncia rabbiosa l’artista preferisce il grottesco, l’iperbole e l’assurdo, con generose reminiscenze bulgakoviane spese a testimoniare, paradossalmente ma non troppo, come la Letteratura possa incidere e decidere delle nostre sorti, e quanto una formazione umanistica possa avere senso e peso nella quotidianità: la finale incarnazione della letteratura nella realtà è una sottesa dichiarazione di rifiuto dell’ultimatum che tutti stiamo ricevendo; è la velenosa artigliata dell’intellettuale che pur ammettendo la sconfitta non sa arrendersi. Difficile negare, d’altra parte, che questa società rifiuta gli umanisti e considera zavorra i letterati: la decimazione è in atto e questa satira ne è testimonianza. Dobbiamo, dovremmo, snaturarci: deformarci e trasformarci, divenendo altro da noi, pur di guadagnare l’opportunità dell’integrazione.

La società contemporanea è riuscita nell’impresa di far sentire gli umanisti colpevoli del loro studio, delle loro passioni e delle loro attitudini: costretti a terrificanti autodafè quotidiani, a malinconico e depressivo isolamento, all’autoironia coatta come ultimo stadio prima della disperazione, e del furore.

Bosonetto, traduttore, romanziere e collaboratore di vari quotidiani, risponde così: resuscitando memorie d’un romanzo scritto contro un regime omicida, replicando immagini della quotidianità di molti giovani intellettuali figli della piccola e media borghesia, rinnovando angosce e sensi di colpa che scavano dentro di noi come l’acqua in una grotta, giorno dopo giorno. Aiutarci a sorridere della situazione è un atto nobile. Ridere di questa situazione è folle, perché è una santabarbara.

Veniamo, in sintesi, alla trama. 29 maggio 2013 è la data destinata a restare scolpita nella memoria dei cittadini bamboccioni: s’avvia la CSAP, Campagna per lo Sradicamento dell’Adolescenza Prolungata, nata per liberare le famiglie dal peso abnorme della presenza degli ultratrentenni estranei all’autonomia e all’indipendenza. Protagonista della vicenda è Candido Neve, trentadue anni, chierica e principio di epa, alle spalle una laurea in Lingua e Letteratura Russa, sei anni di relativa disoccupazione postlauream e un vivo culto per “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov: un intellettuale proletario. Il budget prevede tot sigarette, birre, cinema e quotidiani. E parecchi pasti scroccati a destra e a manca. Non paga l’affitto – la casa l’ha ereditata dalla nonna morta – ed è separato solo e soltanto da un pianerottolo dai suoi genitori: la mamma ancora lava e stira e cucina. In casa, Candido ha molti libri e pochi vestiti. La CSAP lo costringe a uscire dallo stallo; ne derivano vicende grottesche e caricaturali, colloqui con commissari idealisti – per così dire – e con vecchi amici pronti a consegnarsi alle forze del male – per così dire – non senza una curiosa chiacchierata con una coraggiosa madre che si divide in tre lavori pur di mantenere il figlioletto.

In senso lato potremmo considerare il Requiem come un romanzo di formazione, soprattutto analizzando l’epilogo; ma è la formazione debole della nostra generazione, quella fondata sulla speranza e sul tiriamo a campare, sulla consapevolezza che l’aggettivo “atroce” va speso per quelle generazioni mandate al macello in guerra o costrette a patire la fame e la miseria e non per quella a cui viene impedita l’opportunità di divenire adulta e autonoma.

Nel libro, si fa differenza tra i figli di papà – che guadagnano per divertirsi, tra viaggi, palestre, centri benessere e via dicendo, sempre restando in casa – e figli del popolo – che campano al minimo, negandosi tutto, fedeli al paradigma dell’intellettuale critico: anticonsumisti ma d’altra parte impediti a consumare.

La morale sembra chiara; poche e singolari sul serio le eccezioni, siamo costretti a restare in casa se non a prezzo di pesanti indebitamenti: il lavoro manca del tutto per gli umanisti, e non è ben remunerato come in passato per tecnici e scienziati. Bisogna tornare a ragionare sui legami famigliari, sul rispetto che dobbiamo ai parenti che ci permettono di sopravvivere e sulla fortuna costituita dall’esistenza di queste microsocietà: il futuro è grigio, una risata ci seppellirà. Uscire dalla famiglia senza averne le possibilità non ha senso: uscire dall’adolescenza lo vorremmo tutti, ma l’adolescenza, diceva qualcuno, sospettiamo sia un’invenzione del marketing.

Da leggere e da meditare. È uno specchio che costa soltanto dieci euro. Rientra nel budget.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Marco Bosonetto (Cuneo, 1970), laureato in Filosofia, scrittore e traduttore italiano. Ha esordito pubblicando il romanzo “Il sottolineatore solitario” per Einaudi, nel 1998.

Marco Bosonetto, “Requiem per un’adolescenza prolungata”, Meridiano Zero, Padova 2008.

Gianfranco Franchi, marzo 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.