Peter Camenzind

Peter Camenzind Book Cover Peter Camenzind
Hermann Hesse
Mondadori
1998
9788804455165

"Intanto, poco per volta, lentamente, stavo cambiando pelle, e gradualmente diventai un giovanotto in tutto e per tutto. Una fotografia scattata a quel tempo mostra un ossuto, alto contadinotto in scadenti abiti di scolaretto, dagli occhi smorti e dalle rustiche membra immature. Solamente la testa mostrava un po' di sicurezza e di precocità. Con una specie di stupore mi vedevo smettere le maniere proprie dell'adolescenza e attendevo, con oscuro presentimento di gioia, il tempo dell'Università[...]" (Hesse, "Peter Camenzind", cap. II)

Ritratto dell'artista da giovane – a partire dalla descrizione di questa foto, e non solo. Primo romanzo di Hermann Hesse, "Peter Camenzind" (1904) fu anche il suo primo grande successo, quello che, come riportano le cronache, permise allo scrittore di vivere da scrittore. E oggi, centosei anni più tardi, cosa significa ritornare a "Peter Camenzind"? Significa ritrovare la purezza. Significa riabbracciare un romanzo di formazione neoclassico. Significa emozionarsi pensando che questi erano i primi vagiti di un grande autore, dell'autore del "Lupo della steppa", dell'autore di "Siddharta". Non è un esordio straordinario, intendiamoci: straordinario è nel sentimento, nella tracimante umanità, nella capacità di umanizzare – sin da questo livello! – il vento, o gli alberi, o la natura. Straordinario è nella capacità di concentrarsi sulle dinamiche psichiche d'un uomo sin dalla sua adolescenza, mostrandoci tutti i contrasti e tutte le incertezze poi determinanti nell'assestare un'identità, con tutti i contrappesi e le cicatrici e le convinzioni fondanti, e forgianti.

"Peter Camenzind" è la storia, perfettamente circolare, di un giovane che si sente diverso da tutti, nel suo paese, e che dopo tutta una serie di grandi e tristi esperienze europee, ramingo come da piena tradizione hamsuniana, decide di tornare nel suo paese, a vivere tra chi gli è sempre somigliato. Raccontato così è perfettamente semplice – e nonostante questa sua semplicità, o forse proprio per via di questa sua semplicità, sa essere avvincente e sa essere avvolgente. Al giovane Peter, che veniva da un paesotto in cui tanti si chiamavano col suo stesso cognome, quasi tutti parenti tra di loro, si schiudono le porte della vita adulta: prima da studente, a Zurigo, e poi da autore apprezzato dalla critica e dal pubblico. È una vita adulta anticonformista, ribelle: in cui l'innocenza originaria sembra essere quando l'arma vincente, quando il più clamoroso punto debole, come razionalmente si può immaginare.

Com'è Peter? È uno che crescendo e vivendo in mezzo agli altri, in un contesto tanto diverso da quello originario, si sente "afferrato dalla sensazione di non essere nato per una vita sedentaria in mezzo ai miei simili, in una città, rinchiuso in una casa, bensì per errare vagabondo in paesi stranieri, e peregrinare per i mari. Per un oscuro impulso crebbe dentro di me l'antico e doloroso desiderio di gettarmi tra le braccia di Dio e affratellare la mia povera esistenza all'infinito e all'eterno": uno che, a Firenze, s'accorge di quanto sia distante dalla civiltà moderna, e ha il chiaro presentimento che "sarei stato sempre un estraneo nella nostra società", e lì s'accorge che vuole vivere al di fuori e al di là della vita degli altri, magari nell'Europa mediterranea, godendo appieno della "schietta naturalezza" d'un'esistenza innestata sulle nobili tradizioni classiche.

Peter è uno che impara a soffrire per la morte perdendo prima la madre e poi il migliore (unico) amico, quel Richard, musicista che aveva saputo non soltanto mostrargli la vita di città, ma aveva avuto l'umanità e la gentilezza di presentargli opere e artisti di tutte le arti che lui non conosceva ancora, e la tecnica mestierante di sapergli procurare i primi ingaggi e i primi contratti editoriali. Peter è uno che sa di essere come il vento, perché sentite qui come lo descrive... prima ci racconta d'averlo odiato e temuto, il favonio. Ma poi, "con lo svegliarsi della fierezza dell'adolescenza, presi ad amarlo, il ribelle, l'eternamente giovane, lo sfacciato litigante, l'annunziatore della primavera. Era così magnifico vedere come iniziava la sua lotta selvaggia, pieno di vita, d'esaltazione e di speranza, impetuoso, sorridente e gemente, come si infilava urlando attraverso le gole, divorava la neve dai monti e piegava con mani rosse i vecchi pini tenaci, facendoli sospirare [...]"

Di cosa ci accorgiamo, leggendo un passo come questo? Della sua assoluta giovinezza. Dell'eccessiva ricchezza dell'aggettivazione, segno d'una ricerca, sino a quel momento fallita, d'una parola più giusta, più adeguata, più degna. D'una singolare vivacità, d'una singolare vitalità, d'una vera incandescenza. E questo romanzo è quasi sempre, quasi tutto così. È Hermann Hesse nemmeno trentenne, che va meditando sulla sua formazione scolastica, sui suoi insuccessi di allora, sulla natura e sul segreto della sua inquietudine, e della sua diversità. Ed è già l'artista che cerca, in sé, la verità: e nella natura, il senso di tutto, il segreto codice di Dio, la conferma dei colori e dei movimenti delle anime degli uomini. È già il naufrago che cerca correnti nuove e più giuste per ritrovare armonia nell'esistenza: e sa che primo complice è un buon vino, e secondo il sentimento, e terzo la fedeltà a sè stessi, a qualunque prezzo.

Se davvero si può parlare di purezza, per un artista, allora se ne può e se ne deve parlare per chi scriveva un libro come questo. Sinceramente autoreferenziale, se non nella tortuosa scorciatoia che talvolta consente al personale di farsi universale, ma anche sinceramente schietto e genuino, nei parossismi, nei leziosismi, nelle esasperazioni. Forse non è grande letteratura, ma è vera letteratura sentimentale. Ed è un credibile ritratto da giovane d'un artista magistrale. Quanto basta per sorridere più d'una volta, e per sentirsi risvegliare qualcosa dentro in più d'un frangente. A questo qualcosa ognuno darà un nome diverso. Hesse avrebbe voluto fosse: amore.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Herman Hesse (Calw, Wuerttemberg,  Germania 1877 – Montagnola, Svizzera, 1962), romanziere e poeta svizzero. Premio Nobel per la Letteratura nel 1946.

Hermann Hesse, "Peter Camenzind", in "Romanzi e Racconti", Reverdito, 1995.

Prima edizione GER: 1904. Oggi in Mondadori, 1998.

Per approfondire: WIKI it / Hermann Hesse Portal / Fondazione Hermann Hesse

Gianfranco Franchi, agosto 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

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