Nemici miei

Nemici miei Book Cover Nemici miei
Gordiano Lupi
Stampa Alternativa
2005
9788872268902

Nemici miei” è un libello satirico: un pamphlet – il secondo di Lupi dedicato al tema, dopo “Quasi quasi…”; il terzo in pochi anni edito da Baraghini per Stampa Alternativa, dopo “Editori a perdere” della Bendia – che denuncia vezzi e corruzione e decadenza dell’editoria e della letteratura italiana. Rispetto al primo capitolo lupiano, questo ha il sapore franco e inconfondibile del regolamento di conti. I concetti già espressi in precedenza vengono ribaditi con chiarezza; si va dall’avversione nei confronti degli editori-stampatori previo contributo autoriale al disprezzo per i corsi di scrittura creativa, dall’ostilità nei confronti delle stampa mainstream, quotidiana e periodica, al teppismo a danno delle peggiori (e più pubblicizzate) pubblicazioni.

L’impatto è positivo e divertente. Lupi – in salsa Baraghini – contribuisce a demistificare la realtà e a smitizzare qualche autore dalle precoci (e solo apparentemente incomprensibili) fortune, segnalando al contempo i suoi punti di riferimento novecenteschi e, progressivamente, contemporanei. Con piacevole autoironia non nasconde il suo stato d’animo e trasfigura la sua esperienza biografica, giocando una volta ancora la carta dell’irridente outsider di provincia: l’epilogo è emblematico… “Io continuo a fare la solita vita, qui a Piombino, lavoro in banca, sputo veleno sulla vita e sul mondo letterario, scrivo romanzi, spedisco pacchi celeri alle case editrici e attendo. Un giorno o l’altro smetterò, forse. Ma per adesso no. Per fortuna qualcuno risponde. E a me ne restano ancora di cose da dire” (p. 122). E noi ascolteremo. Intanto prendiamo atto di questo nuovo atto d’accusa contro il sistema, immalinconiti dall’apparente immobilità del sistema letterario; Gordiano è tenace nella critica ai guasti e ai guastatori: il limite del testo è purtroppo l’assenza d’un’analisi delle cause. Il lettore deve necessariamente contribuire, congetturando e ragionando: il libro che denuncia i legami tra partiti politici e case editrici, per capirci, o le ragioni dell’attuale liceità della concentrazione massima dei quattro poteri (pubblicazione; distribuzione; promozione a mezzo stampa; vendita diretta) nelle mani di pochi e ben riconoscibili gruppi editoriali, a danno di centinaia di editori piccoli e medi, non è questo. Sia chiaro: dai tipi di Baraghini e da Lupi in particolare, a questo punto, questo m’attendo, la pubblicazione del libro che nomina e sgretola il male, andando alle fonti. Non solo i malfattori, non solo le malefatte, non solo i pessimi autori e le recensioni promozionali e via discorrendo. Altrimenti si fa colore: il colore diverte. Ma è fondamentale, perché combattere si può e si deve, e non per strappare mille copie in più ma per cambiare la cultura della Nazione, è fondamentale dico andare alla fonte. Anche quando a quell’altezza si nasconde qualche vecchio amico, e qualche vecchio simbolo.

Torniamo a “Nemici miei”. Il ludico libello presenta – è un unicum nella produzione lupiana – un omaggio al rovescio, in apertura. Se nei suoi libri di narrativa spesso accade d’incontrare versi o frammenti di prosa di autori amati, stavolta l’importante tributo viene (satanicamente) rovesciato: s’incappa in una infelice battuta di Alessandro Piperno, recente caso letterario del gruppo Mondadori (sostegno multiplo: Ferrara e Il Foglio in primis; ma anche diverse testate web rette da narratori contemporanei). Quindi si va per ordine alfabetico, da “Agenti Letterari” a “Wu Ming”. Lupi, che ribadisce che tutti dovrebbero ricordare che scrivendo si guadagna poco o nulla a meno di non ritrovarsi nella mitologica condizione di chi riceve un anticipo (prassi Mondadori), ha aperto un blog dopo aver scritto “Quasi quasi…”: ha ricevuto attestati di stima e incoraggiamento e solenni bastonate, anonime di norma, della serie “Poveraccio, ma smettila”. Rivendica la ricercata sciatteria della lingua di “Quasi quasi…” ammonendo certi oppositori a non insistere su certi tasti.

In sintesi, nel libro si smascherano gli agenti letterari saprofiti; quelli veri non domandano denari perché guadagneranno solo e soltanto dalla vendita del manoscritto. Come avviene altrove, là dove è nato il falso mito del loro potere: in America. In ogni caso, per approfondire si segnala una volta ancora “Editori a perdere” della Bendia.

Segnalazioni positive per i misconosciuti Boccardi e Penni (p. 24: scuderia Stampa Alternativa), Lansdale (in particolare per gli horror), Veronesi (“La forza del passato”), Buzzati, Tabucchi, Pallavicini, Carver, Calvino, Cassola, Pavese, Consonni (“Wrong”, recensito anche da Pallavicini su Pulp), il regista Virzì.

Torturati e seviziati, nel testo, l’atroce Santacroce e la scadente Melissa P., Brizzi di “Jack Frusciante”, Balestra e Coelho; Ammaniti, che esalta Lansdale senza averne titolo: chi è Ammaniti?, la Vinci che plagia “Giardino di cemento” di McEwan nel suo “Brother and Sister”, Avoledo che per diletto parla di costume su un periodico, Capossela per i suoi strapromossi raccontacci, De Carlo che sta riscrivendo “Due di due” da circa ventuno anni, la Ciabatti da Orbetello che campa per stroncature a tutta pagina; Citati per le marchette sulla collana dei classici del suo gruppo editoriale e D’Orrico per l’arte della marchetta, in generale (memorabile il passo sul “poeta” Pietro Bottai) e il di lui figlio Faletti; la Cochetti per il pressappochismo de “L’autore in cerca di editore”, l’editore Dino Audino (già redattore/usurpatore di Savelli) e i suoi manuali americani brossurati da euro diciotto, l’ex arbitro Collina che pubblica una biografia illeggibile e irrichiesta, il commissario Giuttari e il suo secondo lavoro da romanziere, l’inqualificabile libraccio di cronaca nera dell’altro ferraride Giorgio Dell’Arti; Gene Gnocchi e le sue pubblicazioni in Stile Libero, racconti e poesie, la Mazzantini e i romanzi da sartine (con parziale rivalutazione della Tamaro!), Nove e l’orrore della stupidità e della mediocrità messa a sistema, Orengo e Tuttolibri, Minimum Fax e le sue mediocri antologie acchiappanicchie, la merda del “Corpo” di Scarpa e la medietà buonista del Veltroni narratore da 19 Marzo. Più tenero con i Wu Ming e il fu Luther Blissett, in un capitolo finale che sembra paradossalmente quasi pubblicitario, a meno di non voler riconoscere intenti speculativi nel loro copyleft (caro ai Quindici).

In sintesi, naturalmente consigliato a quanti vogliono notizie di prima o di seconda mano a proposito di determinate dinamiche dell’editoria italiota, a quanti smadonnano un giorno su due per via delle ingiuste affermazioni degli annuali casi letterari, a quanti vogliono godere leggendo qualcosa di poco agiografico a proposito degli stessi nomi che circolano da anni. Finalmente.

Concludo auspicando che non sia finita qui, e che – vado per metafora calcistica – nel prossimo libro non si giochi in contropiede, marcando a uomo, ma che si pratichi un gioco intelligente e spettacolare come quello della Roma di Eriksson, di Zeman o di Spalletti. Puntando non più ad arroccarsi in una eroica difesa, ma a gonfiare la rete biancazzurra o rossonera come dio comanda, a oltranza. E alla fine magari segna una vecchia gloria, di testa, in tuffo. E se anche si dovesse perdere, Tommasi insegna: dobbiamo costruire la cultura della sconfitta. Mica è detto che perdere sia sbagliato… basta giocare, e combattere. Fino alla fine. Forza Lupi.

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È il seguito ideale di Quasi quasi, una seconda parte del mio fazioso viaggio nel mondo letterario italiano. Questo nuovo libro è concepito come un dizionario degli autori da evitare, non mancano pagine sarcastiche, cattive, satiriche, ironiche… ma non sempre sono state capite, soprattutto da certi bersagli pieni di sé ma privi di autocritica. Non scriverei più un libro come questo, come non rifarei un Quasi quasi, non mi sono serviti a niente, se non a farmi dei nemici tra i più permalosi… Il mondo letterario italiano non è certo cambiato per merito mio, ma tutto è continuato come prima. Ogni giorno nasce un editore a pagamento (pure tra gli insospettabili) e frotte di fessi corrono a ingrassarlo, magari dopo se la prendono con i piccoli che fanno onestamente il loro mestiere. Ogni giorno nascono agenti letterari che si fanno pagare per fare editing e dopo non vendono un tubo a nessuno, magari gli unici editori che trovano sono a pagamento... Ogni giorno il buon D’Orrico riempie le pagine del Corriere della Sera di idiozie mascherate da scoperte letterarie (vedi Piperno e soci...). Nemici miei e Quasi quasi sono due libri nati da solenni incazzature, ma credete a me era meglio se le incazzature me le tenevo...” – scrive Lupi nel maggio 2007.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano.

Gordiano Lupi, “Nemici miei. Consigli utili per difendersi da scrittori, editori e giornalisti inutili”, Stampa Alternativa, Viterbo 2005.

Gianfranco Franchi, maggio 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.