Lettere da lontano

Lettere da lontano Book Cover Lettere da lontano
Gordiano Lupi
Il Foglio Letterario
2004
9788876060083

Lettere da lontano” è l’opera prima di Gordiano Lupi. È una raccolta di racconti – dodici – intimista e malinconica; l’aficionado dell’opera dell’artista piombinese si trova, per la prima e unica volta, ad assistere a una narrazione ambientata in quella Toscana altrove assente – se non nelle monografie dedicate a Zelli e a Piombino. La terra d’origine dell’autore è cantata con amore e nostalgia, e grande sensibilità, come vedremo, nei confronti delle condizioni dei lavoratori, vittime della fine delle tutele passate e del crollo dell’antica ideologia proletaria, del fu “gran partito”.

I protagonisti delle prose sono, tendenzialmente, uomini che vivono una fase di transizione: tratti dominanti e caratteristici sono la solitudine, l’isolamento, il male di vivere, accompagnati da furibonda insonnia. La solitudine – in particolare – è salutata come fonte prima dell’ispirazione; il libro s’apre con degli emblematici versi di Pasolini, tratti da “Trasumanar e organizzar”. Varrà la pena ricordare, a questo proposito, che Pasolini – assieme a Moravia e Buzzati – è stato spesso ricordato dall’autore come uno dei suoi punti di riferimento, in ambito di letteratura italiana, prima della progressiva e suggestiva simbiosi con le letterature sudamericane. Le figure femminili tendono a essere spettrali; la donna amata è stata quasi regolarmente perduta ed è puntualmente rimpianta, il rapporto con la madre è tratteggiato come amore-odio.

Elementi caratterizzanti serenità, quiete e rigenerazione sono quasi esclusivamente vincolati alla natura; il mare, le albe e i tramonti, i gabbiani – maestri di libertà, come in un libro di Bach. Altrimenti, i personaggi tendono a vedere nel loro passato una stupenda età dell’oro, guardata quando con malinconia, quando con desiderio; in questo senso il passato ha una funzione consolatrice, è sostegno e promessa d’un futuro diverso.

S’accennava alla sensibilità nei confronti delle condizioni di vita dei lavoratori: campioniamo qualche passo rilevante. Nelle primissime battute del primo racconto, “Storia di Marco e di un gabbiano”, incontriamo “gabbiani proletari della zona del porto, anneriti dai fumi e dal lavoro dell’uomo, dai residui ferrosi dell’Acciaieria e dallo spolverino di carbone libero nell’aria mattutina” (p. 11); nel secondo racconto, “Il calciatore”, il protagonista “pensava a suo padre operaio dell’ILVA: non avrebbe sicuramente approvato questo tenore di vita da borghese, mentre lui per tutta la vita aveva lottato contro il padrone per il posto di lavoro, per la cassa integrazione, per la contingenza, per duecentomila lire di aumento…” (p. 22); nel terzo, “La notte”, l’alienato sindacalista si ripete che “Doveva solo continuare a lottare contro il padrone per quella che ancora oggi si ostinava a chiamare classe operaia, per quel proletariato stanco di vecchie battaglie e privo ormai di ideali”; nell’ultimo, “Storia di ricordi lontani”: “La sirena della ferriera lanciava il suo grido di dolore nella sera, chiamando a raccolta quel popolo di operai siderurgici, che si ritrovava di fronte all’immensa costruzione, come davanti a un altare pagano dove sacrificare la propria esistenza. Antonio prendeva il suo piccolo cartoccio con la cena e si apprestava a iniziare il nuovo turno faticoso che lo avrebbe condotto nelle lunghe feritoie della notte ad attendere l’alba nel cielo. Varcava i cancelli di quella fabbrica […]”.

Come si può facilmente evincere anche soltanto da questi frammenti, Lupi racconta il dolore d’una comunità costretta a fondare le sue speranze di sopravvivenza nella vita in fabbrica; è una comunità spaventata dal rischio dei licenziamenti, angosciata dalla ripetitività della sua esistenza, indifesa dal momento in cui – se ne parla chiaramente – non esiste più un credibile partito di riferimento e gli ideali sono caduti. Preme sottolineare come questa generosa sensibilità nei confronti dei cittadini più deboli possa essere considerata prodromica delle notevoli pagine dedicate alla vita quotidiana a Cuba, nella successiva produzione di Gordiano Lupi. È un tratto distintivo che deve necessariamente essere apprezzato soprattutto in questo periodo, che vede un progressivo affievolimento della difesa dei diritti dei lavoratori; già nel 1998 Lupi si schierava al loro fianco con bianciardiana naturalezza, senza armarsi di ideologie e di manifesti. Onore al merito.

È un peccato che Lupi non scriva più spesso della sua Toscana. Perché in questa sua opera prima sa essere elegiaco: ti fa sentire il profumo delle tamerici, ti fa sentire il mare, ti racconta i gabbiani. Ti racconta com’era la sua Piombino: “La scuola era proprio sul mare: il vecchio Liceo Classico, accanto all’Ospedale, nel cuore della Piombino vera, nella Trastevere dei ricordi dei vecchi, vicino alle piccole osterie dimenticate, dove potevano farti assaggiare il peggior vino delle loro botti per pochi centesimi, ma dove scorreva la vita del borgo e si poteva mangiare o far tardi la sera cantando assieme agli amici le romanze marinare o gli stornelli d’amore. Ma le osterie erano chiuse da tempo (…)” (p. 14); più avanti, meglio ancora, con micidiale fusione di ambiente e senso dell’esistenza, con riferimento a quanto scritto nel paragrafo precedente: “Tutti simboli che per Giovanni erano parte del suo cuore: anche i residui della siderurgia erano fondamento della sua vita, erano le sue lotte contro il potere, rammentavano che c’era ancora molto da fare e che si poteva cambiare qualcosa. Per non parlare del suo mare, del panorama unico al mondo tra tamerici, palme e felci, arido forse, ma non per il suo cuore costellato di ricordi”. Un frammento come questo racconta molto dello spirito battagliero di Gordiano: della sua naturale vocazione alla difesa della giustizia e della libertà, della sua franca e ferma opposizione nei confronti delle prevaricazioni e dell’arroganza del potere. Tutte tematiche care alla sua coerente attività artistica e letteraria, sempre coraggiosamente combattuta in prima linea, nominando per bene i nemici. Questa mi sembra essere la genesi.

Ex arbitro di calcio (diresse campionati sino alla serie C), Gordiano dedica – altra rarità nella sua produzione – due racconti a ex calciatori: nel primo, un toscanino a fine carriera ricorda gli anni della gavetta nelle serie inferiori (e Trani quanto somiglia a Piombino…) e dei suoi trionfi in maglia nerazzurra; gioca gli ultimi scampoli della sua vita nella squadra della sua città, deluso per essere stato accantonato dal mondo del calcio e dalla moglie; nel secondo, “Vecchio campione”, un ex giocatore esemplare per correttezza e educazione, alla Di Bartolomei, cede al cuore malato di nostalgia e muore sul campo durante un’amichevole – come Ferraris IV.

In sintesi, “Lettere da lontano” è un esordio elegiaco e malinconico; è un peccato che l’autore abbia rinnegato il libro, peraltro oggi difficilmente reperibile. Il registro è introspettivo e lirico, le storie narrate sono fedele espressione del territorio; davvero qui Lupi è “Sentinella del passato”, e ha pieno controllo dei suoi personaggi: come il suo sindacalista de “La notte”, non smetterà di difendere i diritti dei più deboli, e tuttavia darà un senso nuovo alla sua vita. Da qui in avanti, il toscano diventa cubano; cubano vero, a fianco del popolo, contro il regime e contro le ingiustizie. Con tutta la magia di chi sa riconoscere in altri popoli le stesse ragioni di sofferenza del proprio.

Da leggere: per orientarsi nell’anima, nella scrittura e nei sogni del nostro piombinese. Opera prima densa e promettente, a metà strada tra minimalismo e postromanticismo, “Lettere da lontano” non è solo materia per i cultori di Lupi.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Pisa.

Gordiano Lupi, “Lettere da lontano”, Il Foglio Letterario, Piombino, 2004.

Prima edizione: “Lettere da lontano”, Tracce, Pescara 1998. Il titolo – cfr. “Quasi quasi faccio un corso di scrittura”, venne scelto dall’editore.

Gordiano Lupi ha raccontato le dolorose vicende editoriali di questo suo primo libro nel capitolo 13 di “Quasi quasi faccio un corso di scrittura”: “Sulle Tracce di un editore”.

Gianfranco Franchi, aprile 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.