Le Superga non erano mie

Le Superga non erano mie Book Cover Le Superga non erano mie
Giorgio Oggero, Narciso Dirindin
Cavallo di Ferro
2011
9788879070867

“Per darti un'idea dei numeri, secondo le più recenti statistiche, nel nostro paese ci sono circa 5,5 milioni di processi civili pendenti. Il che vuol dire, come minimo, almeno 11 milioni di persone coinvolte! A mio giudizio, questo dato conferma l'enorme rilevanza, anche quantitativa, della giustizia civile; e come dicevo prima, non è affatto casuale che di un argomento così importante non si parli. Intendiamoci: non credo a una regia precisa tipo Spectre di James Bond. Credo, però, a un sistema costruito in maniera tale che l'inefficienza della giustizia civile sia congeniale a molti [….]”.

Per esempio, è congeniale a quelle banche, quelle assicurazioni, quelle imprese e quelle multinazionali che vogliono avere la sicurezza che nessun cittadino andrebbe a fare loro causa, per via dei tempi troppi lunghi, dei costi sinceramente assurdi, dell'incertezza dei risultati, dei rischi che certe denunce comportano. Già. L'inefficienza della giustizia italiana è una manna per chiunque voglia approfittarsi dei più deboli, dei più poveri, dei più ingenui e degli onesti, in generale. Sempre bene tenerlo presente.

Stravagante esordio di due outsider piemontesi, Giorgio Oggero, 48enne, consulente commerciale e Narciso Dirindin, 58enne, avvocato civilista, “Le Superga non erano mie” è un libro emi-narrativo emi-saggistico: argomento principe, dinamiche del disastro (interiore, economico, esistenziale) d'un uomo qualunque, protagonista di otto anni di martirio nella causa intentata da sua moglie per il divorzio; colonne portanti dell'opera, la denuncia del degrado della giustizia nella società contemporanea, della prepotenza e dell'arroganza della burocrazia, del parassitismo di tutta una serie di figure professionali a volte incredibilmente complici della morbosa lentezza dei nostri processi.

“Le Superga non erano mie” è scritto per restituire un pizzico, almeno un pizzico di comprensione e di solidarietà a tutta una serie di cittadini caduti vittima di depressione e di un'immonda ansia per via dei tempi, dei ritmi e dei costi della giustizia civile, e per l'avidità di certi avvocati. Ma il libro, va detto, va oltre, riuscendo a insegnare al cittadino che prima di intraprendere determinate battaglie legali, qualora senta che sia il caso, deve avere coscienza del fatto che potrà avere giustizia soltanto dopo tanti anni e tante spese, combattendo una sensazione di frustrazione abnorme, vera debolezza, autentica impotenza. In questo senso, “Le Superga non erano mie” può aiutare a trovare la forza più conosciuta dagli italiani di tutti i tempi: la forza della disperazione, sorella della forza della fantasia.

Il dramma di chi cade vittima d'una causa civile, e d'una controparte capace di giocare su incresciosi rinnovi a oltranza e clamorose e lucrative perdite di tempo, non è soltanto l'ulcera all'orizzonte: per dirla con le parole di Oggero, “credo si perda in parte la capacità di godere delle sensazioni intrinseche della vita. Si è talmente coinvolti in situazioni aggressive, negative e lontane dal proprio essere usuale, che si perde il senso della realtà”. E questa frase, che forse è così elementare da scrivere – perdere il senso della realtà – quando corrisponde a qualcosa di vero è davvero disastrosa. E forse è la più efficace rappresentazione possibile della condizione di sofferenza ipertrofica degli italiani sotto schiaffo d'un sistema decrepito, fatiscente e collassante. Un sistema che sembra nato per invitare al crimine e alla prepotenza banditi, furbi e ladri di ogni ordine e grado: è chiaro che con certi tempi e certe insicurezze, la giustizia italiana sembra costituire un paradossale e atroce invito a delinquere. Male che vada, un grado dopo l'altro, il prepotente o il paraculo s'è goduto quasi dieci anni di bottino. E di impunità. C'è poi il malfattore perfezionista che pretende di andare al governo o di mandare al governo certi amici, e legiferare per bene, nel frattempo e comunque prima che sia troppo tardi, per assicurarsi l'eterna impunità, ma gente come quello – e la sua genia – costituisce un caso a parte. E in questo libro in ogni caso non se ne parla. Cos'altro ci sarebbe da dire, a questo punto? Poco davvero. Purtroppo.

In compenso si parla di quanto costa, allo Stato e ai cittadini, questo sistema. Secondo gli autori, al Palazzo di Giustizia di Torino, in media, vengono gettati circa 330 minuti al vento, ogni giorno, per domande assolutamente irrilevanti e prive di importanza in qualsiasi causa (p. 44); la sola definizione in primo grado di una causa civile, in Italia, è di circa 1200 giorni, vale a dire 3 anni e qualche mese. In Francia ne bastano 330, in Inghilterra 400, in Germania siamo da quelle parti, ma in Liberia 1280: consoliamoci. Siamo compiutamente africani, a livello di giustizia. Ci tallona Gibuti, con 1225 giorni (p. 103).

Oggero è estremamente chiaro sulla causa e sulla soluzione di tutte le controversie civili: “I soldi, i soldi, i soldi. Tutto, una parte, il giusto. Mi spetta, mi spetta. È una spirale, è un vortice dove non si vede la fine. Se ci si finisce dentro, si è trascinati verso il fondo. I soldi, i soldi. Tutto gira intorno ai soldi, i soldi girano intorno a tutto. A volte ci girano intorno tanti soldi, a volte ci girano intorno pochi soldi. A volte ci girano e basta” (p. 54). E già.

A proposito, le Superga del titolo aiutano a simpatizzare con lo psicodramma del marito narratore della favola (chiamiamola così), cornuto e mazziato e tartassato per una sobria decina d'anni, con tanto di enormi discussioni durante la controversia su un paio di odorose scarpe taglia 36, alle quali la controparte era profondamente affezionata ma aveva curiosamente ritenuto di poterne farne a meno, lasciandole a riposare per la sobria decina d'anni di cui sopra nel suo garage. Succede. In Italia.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Giorgio Oggero, 48 anni, consulente commerciale per i rapporti con l'estero, laureato in Scienze Politiche; Narciso Dirindin, 58 anni, avvocato civilista, “artigiano del Diritto”. Esercita a Torino.

Giorgio Oggero, Narciso Dirindin, “Le Superga non erano mie”, Cavallo di Ferro, Roma, 2011. Pagg.160, € 13,50. ISBN: 9788879070867

Gianfranco Franchi, febbraio 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.