Le stelle in cammino

Le stelle in cammino Book Cover Le stelle in cammino
David Maria Turoldo
EDB
2017
9788810569016

Frammenti inediti, e anzi sin qua sconosciuti, del poeta e frate friulano David Maria Turoldo [1916-1992]: si tratta di commenti alle liturgie, trascritti dal giovane novizio Carlo Santunione più di cinquant'anni fa, nel 1962, in un periodo delicato in cui Turoldo era considerato poco meno di un eretico [“Sant'Uffizio lo teneva in sospetto”] per le sue amicizie con Pasolini e con don Lorenzo Milani, per il suo ecumenismo, per certe sue posizioni critiche nei riguardi della Romana Chiesa, ed era appena tornato in Italia dopo diversi anni di servizio – chiamiamolo così: sembrava quasi un confino – in Austria e in Canada. Nessuno doveva venire a conoscenza della collaborazione tra David Maria Turoldo e Carlo Santunione, altrimenti il Sant'Uffizio avrebbe nuovamente esiliato Turoldo e obbligato l'altro giovanotto a uscire dai Servi di Maria. E così, in gran segreto, il novizio batteva a macchina la sceneggiatura del film “Gli ultimi”, spaccato della vita dei contadini friulani negli anni Trenta; per ricompensarlo, Turoldo commentava la liturgia domenicale o festiva, improvvisando. Quei commenti “li trascrivevo sotto dettatura”, riferisce Santunione, “emozionato e nel contempo estasiato nel vedere quelle braccione che remavano nel vuoto della stanza e nel sentire quel vocione che violentava il silenzio”: conservati per oltre mezzo secolo, quei commenti vengono restituiti da un'apprezzabile edizione delle Dehoniane, “Le stelle in cammino” [EDB, 2017; euro 8,50, pp. 84], completa di una prefazione di Alessandro Zaccuri e di una nota introduttiva di Santunione.

Si parte da un commento alla festa dell'Epifania del 6 gennaio 1962, nel giorno che Turoldo vede coincidere con la nostra chiamata alla fede. “Il cielo si apre, le stelle si mettono in cammino, generazioni che si muovono: […] questa gente, come macchia nera, s'avvia dietro alla luce per trovare il Cristo”. Turoldo ribadisce che la cosa fondamentale è “partire per cercare”: perché la verità è viva, non è soltanto una formula; non basta aver riconosciuto Cristo, si deve approfondire il suo Vangelo.

È nel nome di Cristo che il mondo può tornare a camminare [15 gennaio 1962]: è necessario che il mondo torni a Cristo, è fondamentale tornare a servirlo, forti della consapevolezza che il cristianesimo è una religione di speranza e di gioia: che anzi ogni domenica si celebra la resurrezione, la festa del recupero e della gioia: della vittoria sulla morte [22 aprile 1962, domenica di resurrezione]. I cristiani, ripete il frate, “noi siamo quelli che buttano il cuore al di là della vita, quelli che buttano il cuore al di là della morte”: sempre proiettati nella dimensione dell'eterno, e non del tempo, capaci di dare il “giusto peso alle cose”. Sì, questo vuol dire il distacco – questo significa distaccarsi: credere in Cristo. E nella misericordia di Dio. “Nessuno si può credere disperato, perché c'è sempre Lui che ci viene intorno. Tutti sono chiamati. Non c'è un monopolio della grazia. Sempre sorprese dolci” [18 febbraio 1962]. C'è poco da fare: “La gioia per un cristiano è un dovere. Noi siamo i fedeli del Dio della gioia, i credenti che cantano la gloria di Dio” [commento alle Nozze di Cana, senza data].

La preghiera più “rapida e vera” è quella dell'aspirazione eterna dell'uomo verso la luce [4 marzo 1962]: “che io veda”. Turoldo ripete che questa è la “preghiera di tutte le notti”: questa è la sua teomachia. Dobbiamo metterci ai margini della strada, perché Cristo già si muove sulle nostre strade. “Cristo è luce, Giovanni il battistrada della luce” [25 dicembre 1962]: “Cristo deve ritornare in noi per riassumere ogni creatura e gridare 'preparate le vie del Signore!'. Lasciamo spazio a Cristo, liberiamo la strada”.

La famiglia [2 febbraio 1962], canta il poeta, “deve essere basata sullo spirito e non sul sangue”: e nella fede la casa deve proiettarsi verso l'eterno. Si deve rifiutare che il fondamento della casa sia “la roba”. Ci si deve donare senza ipocrisie e senza pantomime, sacrificandosi uno per l'altro, difendendo per prima cosa i più piccoli e i più deboli, i malati. “Siamo tutti figli, siamo tutti una famiglia, siamo tutti una casa: la casa dell'universo”, conclude Turoldo.

Filologicamente spericolata – a cinquantacinque anni di distanza, restituire questi appunti mai revisionati e mai vistati dall'autore è naturalmente arbitrario, e molto al limite – “Le stelle in cammino” è comunque un'operazione sentimentalmente e umanamente coinvolgente, e spiritualmente emozionante.

Gianfranco Franchi, aprile 2017

Per approfondire: WIKI it su David Maria Turoldo / Ermes Ronchi in Famiglia Cristiana / sito ufficiale di DMT

Filologicamente spericolata – a cinquantacinque anni di distanza, restituire questi appunti mai revisionati e mai vistati dall’autore è naturalmente arbitrario, e molto al limite – “Le stelle in cammino” è comunque un’operazione sentimentalmente e umanamente coinvolgente, e spiritualmente emozionante.