Le giornate bianche

Le giornate bianche Book Cover Le giornate bianche
Adriano Angelini
Azimut
2007
9788860030474

Il secondo romanzo di Adriano Angelini, narratore e giornalista romano classe 1968, è una storia di incontro con il mistero, con l'oscurantismo e con la diversità; è un romanzo giovanile e fresco – ma non per questo giovanilista o acerbo – che potrebbe, fatte le debiti proporzioni, essere assimilato e accostato all'ultimo libro di Carlo D'Amicis, “La guerra dei cafoni”. Accomunati dalla stessa sensibilità nei confronti dell'adolescenza, in grado di mantenere intatte le emozioni, l'incoscienza e lo spirito d'avventura dei ragazzi, Angelini e D'Amicis hanno, a distanza di un anno, offerto spaccati di un Italia provinciale e non sempre adeguatamente cantata. Il libro di Angelini è ambientato da qualche parte in Sicilia, tra Gioiosa e Lenizzi. È estate: il tredicenne Sasà e i suoi compagni vivono la stagione delle cotte e della goliardia più radicale, godendosi la spiaggia e la compagnia delle palermitane in vacanza. Sasà, quell'estate, incontra due fortune: Fabiana è la ragazza che non sperava nemmeno di incontrare, ma sarà una delle tante. Daniele, invece, il mistero che cerca di risolvere.

Daniele, a differenza sua, è figlio di ricchi. E sta sempre chiuso in casa. Sua madre non vuole che parlino: dice che Daniele ha una malattia brutta. In paese, qualcuno mormora ci sia di mezzo il diavolo; voci di malocchio e di possessione si ripetono, nei vicoli. E così, a Villa Bianca, nessuno può incontrare quel ragazzino della loro età, che rimane un enigma per tutti. Sasà è riuscito, finalmente, a stabilire un contatto con lui. E sta lentamente scoprendo la verità...

Quando aveva cinque anni, “Daniele aveva cominciato col sentirsi male nel sonno, per mesi interi si svegliava nel cuore della notte, sudava, delirava, parlava una lingua incomprensibile (qualcuno giurava fosse il siciliano antico), rimaneva seduto sul letto con gli occhi chiusi, indicava. Più tardi, negli anni, quando si impuntava e faceva i capricci, intorno a lui avvenivano fenomeni imprevedibili. Dalla più semplice lampadina che saltava, a veri e propri echi sonori di urla che anche chi gli stava intorno poteva ascoltare. Urla terribili, che sembravano provenire da un oltretomba maledetto, e mai nemmeno ipotizzato (...)” (p. 74).

Psichiatri, esorcisti, maghi, guaritori: nessuno è riuscito a decifrare l'origine dei disturbi che feriscono e tormentano il ragazzo. Che nel frattempo sviluppa una prodigiosa capacità: la telecinesi. Accompagnata dalla telepatia. Sposta gli oggetti e legge nel pensiero: come niente fosse. Come se si trattasse di un'attitudine naturale. I genitori rifiutano questo dono; l'ultimo tentativo per curarlo dovrà avvenire nei lontani Stati Uniti.

Quell'estate, però, Daniele vivrà dei giorni felici, degni della sua età e della sua terra; spalleggiato da Sasà, riuscirà a evadere, a vivere esperienze minime ma gioiose, come giocare a calcio o guardare il mare, e finirà per raccontare qualcosa sulla segreta natura del pianeta Terra, e sugli extraterrestri di Andromeda. Forse è una sua fantasia alimentata da Internet, o forse è una menzogna meno odiosa di quelle che il ragazzo deve sorbirsi per giustificare le cure.

Scrive bene Ronci: “Il libro di Angelini ha una prodigiosa potenzialità di astrazione: quando ci immergiamo nella lettura di questa vicenda umanissima e dolorosa di un ragazzo che ha poteri particolari, ma che viene sottoposto ad analisi invasive (fino all’elettroshock), perché creduto ‘diverso’, alieno, beh i contorni del nostro abituale setting sfumano, si dissolvono”. E dissolvendosi trascinano via con sé diversi pregiudizi da lettori forti; se l'epilogo della vicenda non è tinto di bianco come ci si poteva attendere, lo sviluppo non esclude suggestivi subplot. False piste? Dipende.

Canneto di Caronia, Messina. Tra gennaio e marzo 2004 si verifica un fenomeno incomprensibile e inedito: autocombustioni spontanee costringono i cittadini a una temporanea evacuazione. Ne parlano i media di tutto il mondo, nessuno capisce di cosa si sia trattato esattamente. Angelini aveva in mente questo stravagante episodio, mentre scriveva il suo romanzo. Come potrete appurare navigando in Rete, non esistono, ad oggi, spiegazioni plausibili per l'accaduto. Quella sussurrata da più parti – esperimenti in atto in una “misteriosa” base NATO, nei pressi – rimane, probabilmente, la meno romantica e la più credibile. Angelini non precipita nel romanzo rosa, vellica il romanzo di formazione ibrido al romanzo fantascientifico. Il risultato conferma una buona personalità autoriale e una sicura attitudine da cantastorie, cantastorie puro.

Era una di quelle giornate che Sasà chiamava bianche perché il sole, quando era già forte come in quei casi e nelle ore centrali quando stava a picco, emanava una luminosità talmente intensa che riflettendosi sul bianco dei muri rendeva tutte le cose di una vastità candida e accecante (...)” (p. 25)

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Adriano Angelini (Roma, 1968), giornalista e scrittore romano. Ha esordito pubblicando “Da soli in mezzo al campo” (Azimut, 2005). Scrive sulla gloriosa webzine “Il Paradiso degli Orchi”.

Adriano Angelini, “Le giornate bianche”, Azimut, Roma 2007. Collana Facies, 9. Traduzione dei dialoghi in siciliano a cura di Delia Grazia Martino.

Gianfranco Franchi, dicembre 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.