Le gesta di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri

Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri Book Cover Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri
John Steinbeck
Rizzoli
2002
9788817128858

LO SPIRITO DI CAMELOT

Quando stabilimmo le leggi della Tavola Rotonda, ciascuno di noi giurò di onorarle e di vivere la propria vita nel nome dell’ideale. Giurammo di non tradire, e rinunciammo a noi stessi per vivere della causa. Lealtà, fedeltà, onore: in questo noi credemmo. Eravamo destinati a vivere due vite. Nella prima, avremmo combattuto e costruito un regno. Nella seconda, saremmo divenuti un sogno. In eterno, noi avremmo testimoniato l’ideale.

Abbiamo attraversato il tempo, costeggiato l’oscurità e l’infelicità delle epoche buie, sostenendo i pochi che ancora credevano; e siamo stati esempio per intere generazioni. La nostra vita era stata maestra d’amicizia e d’amore; di cortesia e cavalleria, di redenzione, predestinazione e condanna. La nostra vita era stata una vita di battaglia, e di combattimento. Nessuno tra noi era perfetto; e fu proprio colui che avevamo eletto a nostro paladino a rivelarsi come il traditore. Ma era un altro momento. Avevamo dimenticato che solo restando uniti e solo sedendo, pari tra pari, alla Tavola Rotonda, avremmo potuto vincere, e vivere.

Non esistevano più nemici. Il regno era stato pacificato. D’un tratto ci accorgemmo d’essere uomini, e pensammo che ciò in cui avevamo creduto non aveva più ragione d’esistere. Che fosse terminata l’epoca della disuguaglianza e dell’ingiustizia. È proprio in quel momento che la pigrizia e la noia fanno germogliare l’indifferenza e l’abbandonismo. Allora ci ritirammo nella realtà; e fu il principio della nostra fine. Il sogno ci attendeva, e di sogno noi eravamo costituiti.

Quando tutto si stava sgretolando, il re insegnò che ad ognuno di noi era riservata una ricerca. E così partimmo. Ancora una volta, saremmo stati cavalieri della Tavola Rotonda. Qualcuno di noi cadde vittima di incantesimi, e scomparve; streghe e fate comandavano allora gli elementi, e decidevano delle sorti degli esseri umani. Qualcuno decise di rappresentare la legge di Camelot per tutto il regno, e passò anni a difendere la nostra causa combattendo e testimoniando ciò in cui credevamo. Altri si dedicarono all’amore; pochi partirono alla ricerca del Graal. Uno solo, tra di loro, avrebbe trovato ciò che stavamo cercando. Il più puro, l’incarnazione perfetta dei nostri valori.

Qualcuno potrebbe dire che non siamo mai esistiti. Quell’uomo sta mentendo, perché non accetta la possibilità che sia esistito un tempo in cui l’ideale dominava gli uomini, e si preferiva rinunciare a se stessi pur di essere ammessi alla Tavola. Qualcuno vi dirà che allora era possibile immaginare Camelot, e stabilire delle leggi giuste per tutti. Noi sappiamo che quelle leggi sono ancora vive nel cuore degli uomini che sognano, e che Camelot in fondo non è scomparsa. Può tornare. Attende chi è pronto a consacrarsi all’ideale, a rinunciare a tutto, a testimoniare il sogno.

Qualcuno vi dirà che il più grande cavaliere della Tavola si rivelò un traditore. Certamente è vero, nessuno può negarlo: ma senza Giuda non esiste il Cristo. E sarà proprio il tradimento di Giuda a permettere agli uomini di capire che l’imperfezione è connaturata alla nostra specie; e che nostro compito è lottare per perfezionarci, combattere per essere migliori di noi stessi e per superare i nostri limiti, accettarci, infine, per quel che siamo diventati. Ma accettarsi non significa arrendersi. Nessuna resa è giusta, e nessuna resa è sensata. Si combatte; e si cerca. Nessuna tregua, nessuna resa, nessuna diserzione. Si disertano le leggi di uno stato ingiusto, e si disertano le società dei tiranni: dall’ideale e dal sogno non si può disertare, mai.

Qualcuno, infine, vi assicurerà che la nostra origine è nella letteratura, che nella letteratura moriremo. Che noi siamo una leggenda, e che le leggende sono argomento per i poeti. Probabile. Io però esisto, e ho sempre creduto.

“And I pray you all that redyth this tale to pray for him that this wrote that God sende hym good delyverance and sone and hastely. Amen” (Sir Thomas Malory, 1485).

EDIZIONE ESAMINATA, BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA e BREVI NOTE

John Steinbeck (Salinas, California, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968), narratore e saggista americano, premio Nobel 1962.

John Steinbeck, “Le gesta di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri”, Rizzoli, Milano, 1977. Traduzione di Bruno Oddera. In appendice, lettere dell’autore legate alle allora contingenti ricerche filologiche, alla stesura del romanzo e alla sua idea di narrativa, scritte tra 1956 e 1965. L’edizione più recente risale al 2002 (collana Bur, La Scala).

Il libro, basato sul manoscritto dei racconti di Malory ospitato a Winchester, è stato scritto nel Somerset tra 1958 e 1959. Incompiuto, non è stato riveduto né corretto dall’autore.A quanti desiderassero accostarsi all’opera di Steinbeck, suggerisco di iniziare dal terzo libro, “Al Dio sconosciuto” (John Steinbeck, “Al Dio sconosciuto”, Mondadori, Milano, 1996. Traduzione di Eugenio Montale).

A proposito del ciclo bretone: fondamentale è la “Historia Regum Britanniae” di Goffredo di Monmouth, pubblicata per la prima volta nel 1136. Edizione suggerita: Edizioni Studio Tesi, Pordenone, 1993. Essenziali i cinque romanzi arturiani di Chrétien de Troyes, “Erec et Enide”, “Cligès”, “Lancelot ou Le Chevalier à la Charrette”, “Yvain ou Le Chevalier au Lion”, “Perceval ou Le Conte du Graal” (incompiuto). Edizione di riferimento: Mondadori, Milano, 1983, a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini.

Principale fonte a proposito del Graal è il “Roman de L’Estoire dou Graal”, scritto dal chierico Robert Boron attorno al 1201. Edizione consigliata: Alkaest, Genova, 1980.

Fascinoso il “Parzival” di Wolfram von Eschenbach (risalente circa al 1210), pur fondato sul “Conte du Graal” di Chrétien de Troyes. Edizione suggerita: Tea, Torino, 1997.

Egualmente importante, e particolarmente per il romanzo di Steinbeck, la “Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri”, di Sir Thomas Malory, pubblicata a stampa da William Caxton nel 1485(edizione segnalata: a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, Mondadori, Milano, 1985, due volumi).

Molto piacevole la riscrittura dei romanzi della Tavola Rotonda di Jacques Boulenger, medievalista e scrittore francese del primo Novecento. Edizione segnalata: “I romanzi della Tavola Rotonda”, a cura di Jacques Boulenger (tre volumi), Mondadori, Milano, 1981. L’edizione italiana è sempre curata da Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini.

Accattivante e intelligente il romanzo di Marion Zimmer Bradley “Le nebbie di Avalon”(Longanesi, Milano, 1986). Debitore, ancora una volta, dell’opera di Sir Thomas Malory.

Rapisce e seduce la recente trilogia di Michel Rio, narratore francese di grande avvenire. Michel Rio, “Merlino”, Instar, Torino, 1994; Michel Rio, “Morgana”,Instar, Torino, 1999; Michel Rio, “Artù”, Instar, Torino, 2002. Per quanti volessero approfondire la conoscenza dell’arte letteraria dello scrittore bretone, classe ’45, segnalo almeno “Arcipelago”(Guida, Napoli, 1993).

Preziose monografie per ulteriori approfondimenti: Norma Lorre Goodrich, “Il mito di Merlino”, Rusconi, Milano, 1992; e, soprattutto, la splendida opera di Jean Markale “Lancillotto e la leggenda di Re Artù”, Mondadori, Milano, 2000.

Per finire, l’unica traduzione cinematografica che mi sento caldamente di consigliare è “Excalibur”, di John Boorman (1981). Sconsiglio disperatamente infauste e infedeli recenti riletture dell’opera come “Il primo cavaliere” di Jerry Zucker.

Gianfranco Franchi, febbraio 2003.

Prima pubblicazione: Ciao. A ruota, Lankelot.