Le dive nude

Le dive nude Book Cover Le dive nude
Gordiano Lupi
Profondo Rosso
2006
9788889084397

C’è stata una stagione del cinema popolare italiano, quella degli anni Settanta e Ottanta, caratterizzata da un tratto comune, destinato a raccontare molto del momento che vivevano la cultura e il costume nel nostro Paese: il nudo. Il nudo significava la progressiva conquista di confini e limiti nuovi e diversi, era fame di libertà e di autenticità, estraneità alle ipocrisie e ai moralismi: si andava a raccontare l’adorazione della bellezza femminile, a raccontare il desiderio, il tradimento, i contrasti in seno alle famiglie, cercando magari di sdrammatizzarli con ironia. Capitava – e certo è stata la maggioranza assoluta dei casi – che questa ironia diventasse, nelle commedie e nelle farse, umorismo grezzo e grossolano, sino a sfociare nella più gratuita volgarità e nella stupidità; basti pensare, senza nominare nessun film in particolare, ad attori come Vitali, Buzzanca, D’Angelo, Banfi, per intenderci. Peccato, ma probabilmente quel tipo di umorismo serviva almeno ad avvicinare allo stomaco del popolo il cuore della questione: l’Italia si voleva spogliare, voleva farsi guardare nuda alla luce del giorno. Che sia stata una reazione o un moto spontaneo, in una nazione fondamentalmente intrisa di vaticanismo, questo da postero non posso giudicarlo; potrei solo congetturare. Mi sembra che, al di là della qualità delle pellicole, questo – in ogni caso – possa dirsi l’asse portante o, se preferite, il nucleo della questione. Niente di ideologico, in ogni caso: piuttosto, in quegli anni il femminismo sognava il rogo per certe pellicole.

Il resto lascio siano cinefili e appassionati a giudicarlo: personalmente ricordo parecchi dei film che Lupi nomina in questo saggio soltanto per le protagoniste femminili, stelle della commedia sexy; non sono mai riuscito a guardare film come questi per intero, o soffermandomi, che so, sui movimenti di camera o sulle interpretazioni degli attori, o sulle variazioni rispetto alla matrice, al film padre di legioni di epigoni. La stessa trama, tendenzialmente, ricordo che si poteva sintetizzare in tre righe. Qualche risata, certo; e il resto erano fotogrammi di docce, corse nei prati, sbirciate dal buco della serratura, spiagge, piscine e biancheria intima. Questo ricordo: ma sono nato nel 1978, per me si trattava di pellicole da seconda o terza serata sulle reti commerciali; non ho vissuto questa curiosa ondata nel momento.

Invece Lupi, con passione e umiltà – tutta l’umiltà necessaria per raccontare la trama di un film con Pippo Franco o Lino Banfi: ce ne vuole, soprattutto se si ha talento come nel caso del piombinese – si mette invece a raccontare un genere intero, senza trascurare la rassegna stampa coeva, e ne fa derivare un grande omaggio alla sua adolescenza e in primis al suo idolo biondo, Gloria Guida. In questa stagione del cinema popolare italiano diverse – ricorda Gordiano – sono state le attrici di riferimento; le più amate le incontriamo qui, in questo (primo) volume dedicato a “Le dive nude”: Gloria Guida ed Edwige Fenech.

Erano gli anni Settanta e il cinema italiano di Serie A usciva dalla stagione del Neorealismo, produceva stanche commedie che soccombevano di fronte ai kolossal di Hollywood, c’erano registi impegnati che si dedicavano a noiose pellicole di genere che faticavano a trovare un loro pubblico. In compenso c’era il cinema di genere e tra queste opere spiccava la commedia sexy che vedeva protagonista le bellezze di Edwige Fenech e Gloria Guida. Loro un pubblico ce l’avevano e si facevano carico di svelare voglie e appetiti repressi. (…) Ma non erano film porno, come qualcuno voleva farli passare, visti adesso sono innocenti commedie quasi da ragazzini” (p. 124).

Questo – direi – è un passo che rappresenta chiaramente lo spirito di questo lavoro. Inalterata – rispetto alle precedenti monografie – la struttura: troviamo introduzione e conclusioni, filmografia, credits, trame; parecchie correzioni suggerite a Marco Giusti, dialogo a distanza con Morandini e Mereghetti; il tutto corredato da immagini e locandine. Godibili.

La prima parte è dedicata a Gloria Guida, “sogno biondo d’una generazione”, nata a Merano nel 1955, cresciuta a Bologna; prima cantante, poi attrice. Esordio nel 1974 con il pessimo “La ragazzina” (studentessa scopre il sesso: regia del suo scopritore Imperoli); quindi, diversi anni di commedia sexy sino al matrimonio con Dorelli: un po’ di teatro e poi il ritiro dalle scene (ultimo film, dopo un intervallo di sette anni, nel 1988: “Festa di compleanno”). Lupi la ricorda come la sognata compagna di banco disinibita e provocante: né femminista né rivoluzionaria, per contrappeso al suo tempo. Passiamo attraverso la sua filmografia, tra commedia sexy, “peccato in famiglia” e “dramma erotico”: ecco “La minorenne” di Amodio, suo primo nudo integrale, all’erotico-cerebrale “Il solco di pesca” di Liverani. Finalmente il must del genere, “La liceale”: è una studentessa e non un’insegnante a essere protagonista d’una commedia sexy d’ambientazione scolastica.

Lupi registra, tra le altre cose, un’incursione della Guida nel fantastico (il poco riuscito “Triangolo delle Bermude”, 1977), nel poliziottesco (“Indagine su un delitto perfetto di Rosati”, 1979, p. 95); le commedie con Steno (“Fico d’India”, “La casa stregata”) e Risi (il non memorabile “Sesso e volentieri”); volta per volta, accenna ai suoi spogliarelli (come ne “L’infermiera di notte”) o alla qualità del nudo. Parlando di Gloria Guida ricorda la sua adolescenza e la sua giovinezza; il tono è senza dubbio quello dell’ammiratore. L’analisi non ne è inficiata; non troverete scritta da nessuna parte la parola “capolavoro”, per intenderci. Si gioca a carte scoperte: Lupi parla della diva spogliata, e d’un filone del nostro cinema. Con amore e con molto divertimento. Stop.

Per la biografia e la filmografia della franco-algerina Fenech vale lo stesso discorso. Classe 1948 (probabilmente), d’estrazione borghese, passa dalla commedia sexy a quella brillante (Risi, Steno, Sordi), attraverso i thriller (Bava, Deodato) e i film bellici (Lenzi). Dopo il matrimonio con Cordero di Montezemolo, diventa produttrice e stilista. Lupi racconta trame e nudi dei suoi principali film, soffermandosi sui recentemente (appena) rivalutati “Quel gran pezzo dell’Ubalda”, atipico decamerotico (manca la voce narrante e la suddivisione in episodi), “Giovannona coscialunga”. I cultori del genere (e gli ammiratori della Fenech) troveranno ampi cenni dedicati ai rari film degli esordi, come “Alle dame del castello piace molto fare quello” del 1967 (commedia scollacciata, farsa sboccata: così la giudica Lupi); scopriranno la storia dell’incontro col produttore Luciano Martino (ne deriveranno diversi film, girati dal fratello Sergio); vedranno confermata la voce che vuole la Fenech “spogliatissima” solo grazie a Fulci, ne “La pretora”; potranno incuriosirsi per quel “Taxi girl” di Tarantino, del 1977, e via dicendo.

In sintesi, giudico “Le dive nude” un punto di riferimento per gli appassionati del genere e per quei cinefili che non sanno resistere alla tentazione di nutrirsi di cultura popolare, pronti ad affrontare precipizi trash e impennate kitsch. Acquisto obbligatorio per gli ammiratori della Guida e della Fenech. Non è rimasto molto da scoprire (…), piuttosto c’è qualcosa da ricordare. Credo comunque non ci sia più niente da capire.

Il mio progetto originario era quello di scrivere un libro su Gloria Guida, il sogno biondo della mia generazione, ma Luigi Cozzi mi ha invitato ad ampliare il disegno e a occuparmi anche di Edwige Fenech. Ha avuto ragione lui perché le due attrici sono legate in maniera indissolubile e hanno portato al successo la commedia sexy (pur facendo anche altro). Ho cercato di non ridurre il libro a uno sterile omaggio da fanzinaro alle due bellissime attrici: il mio scopo era di far capire come dalla visione di certe pellicole si possa costruire un quadro interessante della società italiana degli anni Settanta. Era il tempo del femminismo, della rivoluzione sessuale, della donna che voleva essere considerata uguale all'uomo e far carriera nel lavoro, ma c'erano anche loro – per contrapposizione – a incarnare la donna desiderata dall’uomo della strada. Per merito di questo libro sono stato invitato da Carlo Verdone al Premio Terre di Siena, dove ho conosciuto Edwige Fenech e ho commentato i suoi film accanto a lei. Non solo. Mi ha chiamato anche Rete Quattro per commentare (in notturna, purtroppo) il film di Mariano Laurenti con Gloria Guida intitolato L'infermiera di notte – scrive Lupi nel maggio 2007.

Concludo segnalando ai veri aficionado che ci sono due racconti dello scrittore piombinese che sintetizzano, in narrativa, la sua gran passione per queste dive; il primo è intriso di nostalgia e di (parecchie) reminiscenze del cinema popolare Settanta-Ottanta, si chiama “La pornoscuola” ed è stato recentemente pubblicato nella ludica antologia di scritture erotiche maschili e femminili “Sex condicio” (Il Foglio, Marzo 2007). Il secondo amalgama uno dei filoni classici della narrativa di Lupi – quello dell’omicida, qui un fan – con la sua idolatria per l’attrice di Merano; si chiama “L’uomo che amava Gloria Guida”, è uscito soltanto in rivista.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano.

Gordiano Lupi, “Le dive nude: il cinema di Gloria Guida e Edwige Fenech”, Profondo Rosso, Roma 2005.

Gianfranco Franchi, maggio 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.