Le avventure del barone di Münchausen

Le avventure del barone di Münchausen Book Cover Le avventure del barone di Münchausen
Rudolf Raspe
Rizzoli
2000
9788817865623

Nel tardo Settecento Rudolph Erich Raspe, avventuriero ed erudito tedesco, raduna e assembla, in lingua inglese, la ricchissima aneddotica e le avventure attribuite ad un suo conoscente, il barone Karl Friedrich Hieronymus von Münchausen, ex ufficiale dell’esercito russo, poi gentiluomo di campagna nel Bodenwerder, noto per le sue straordinarie millanterie. Ne deriva una nuova, superba incarnazione letteraria d’un autentico bugiardo: e se le fanfaronate di questo miles gloriosus convincono Citati a chiamare in causa il modello classico della “Storia vera” di Luciano, si può aggiungere che per la sensibilità d’un lettore contemporaneo il Barone è padre, per intenderci, di Capadose del “Liar” di Harry James e di “Baudolino” di Eco: sublimi maestri della menzogna, campioni dell’alterazione della verità fine a se stessa.

Dipinto, nelle prime due parti del volume, come un rude e grezzo uomo d’armi, attorniato da cavalli e cani e appassionato di caccia, alieno alle buone letture e alle raffinatezze d’ogni genere, nell’ultima metà del libro, probabilmente spuria, il barone è ingentilito da un cosmopolitismo che apprezzeremo per via del suo vagabondaggio non solo esotico (Ceylon, Sicilia) ma addirittura stellare (visiterà i seleniti sulla Luna) e mitologico (sarà ospite di Vulcano e Venere).

La narrazione procede per brevi e rapidi episodi: non c’è nessun tentativo di approfondire la psiche o la storia personale dell’aristocratico spaccamontagne, si affianca aneddoto ad aneddoto, senza curarsi eccessivamente della coesione e della continuità tra un frammento e l’altro. L’unico, tenue filo rosso che lega le mirabolanti avventure di quest’uomo dotato “di grande originalità”, che parla “per fare arrossire il buon senso”, come spiega la prefazione, è costituito dal titolo del capitolo in questione. Nel dettaglio: “Viaggi meravigliosi e campagne di Russia”, “Avventure di mare”, “Altre sorprendenti avventure”, “Viaggi a Ceylon, in Sicilia, nei Mari del Sud e altrove”.

Il narratore adotta sempre la prima persona. Numerose le professioni di “adesione al vero” o di “fedeltà ai fatti”: Münchausen pretende d’essere creduto, ad ogni costo. Del resto può contare sul sostegno di tre illustri amici: Sinbad, Gulliver e Aladino affermano, in qualità di “veri assertori del progresso”, che “tutte le avventure” del Barone, “in qualunque paese esse abbiano avuto luogo, sono fatti positivi e reali”.

Pietro Citati spiega lo spirito dell’opera: “Divenuta sovrana della letteratura, la ragione si diverte a beffare se stessa e a prendersi gioco delle cose create. Così, inventa un mondo opposto a quello razionale e reale: dove la menzogna, meditata a occhi aperti e a mente fredda, ostenta la propria smaccata impossibilità; dove l’inverosimile sconfigge di continuo il verosimile, le dimensioni sono immensamente più grandi di quelle terrestri, le situazioni rovesciate, i rapporti distorti(…). Questo gioco fantastico non tradisce mai la propria natura” (frammento tratto dall’Introduzione all’ediz. indicata nella bibliografia, pag. 7). Da non dimenticare però, a proposito della verosimiglianza, quel che afferma Lavagetto ne “La cicatrice di Montaigne”: “L’incredibile, in ogni caso, è un lusso che nessun bugiardo sembra potersi concedere: perché se la verità fosse davvero, come ci è stato suggerito, sempre verosimile, allora potremmo dire che la menzogna è quasi sempre verosimile”.

Lo spregiudicato menzognero non teme il paradosso e si nutre di esasperazioni, enfatizzazioni, iperboli e invenzioni pure: nella prima parte, ad esempio, si passa dalla grottesca vicenda del cavallo legato alla banderuola d’un campanile (campanile giudicato “strano spunzone d’albero” dal Barone, confuso da una tempesta di neve, la notte prima) al fantastico caso del lupo che dilaniò e sostituì un cavallo alla guida d’una slitta; da singolari implosioni d’orsi a levriere che partoriscono durante la caccia alle lepri (egualmente gravide); dal superbo cavallo lituano, “agnello e Bucefalo a un tempo”, amputato della parte posteriore e ricucito alla buona con un paio di virgulti d’alloro (pronti poi a mettere le radici), al fantastico ritrovamento d’un’accetta finita sulla Luna, raggiunta grazie alla prodigiosa crescita d’un fagiolo turco.

Nella seconda parte, come si ricordava in precedenza, il Barone viaggia per mare. Esordisce avvertendo gli scettici: “A tali increduli io dirò soltanto che li compatisco per la loro scarsa fede e li debbo pregare, se mai ve ne siano tra i presenti, di andarsene prima che io dia inizio alle mie Avventure marinare, tutte egualmente autentiche”. Ovviamente.

Incontreremo balene lunghe ottocento metri, eccezionali inondazioni del Nilo, falle di trenta centimetri di diametro tappate grazie ai segreti talenti del Barone, e via delirando. È un libro sempre vivo e spumeggiante, nonostante qualche ripetizione e qualche rallentamento nella terza e nella quarta parte: degno d’attraversare il tempo e di ispirare nuove, e tutte letterarie, splendide millanterie. Da riscoprire.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Rudolph Erich Raspe, (Hannover, 1737 / Muckross, County Kerry, Irlanda del Nord, 1794), scrittore ed erudito tedesco, membro della Royal Society.

Rudolph Erich Raspe, “Le avventure del Barone di Münchausen”, RCS, Milano, 2000. Traduzione di Maria Luisa Agosti, basata sull’edizione inglese curata da John Carswell, pubblicata a Londra nel 1948. Introduzione di Pietro Citati. Illustrazioni di Gustav Doré (originariamente apparse nel 1862, nell’edizione curata da Gautier).

Prima edizione: “Baron Munchausen’s Narrative of his Marvellous Travels and Campaigns in Russia”, Smith, Oxford 1785. Pubblicato anonimo. Per via della fortuna dell’opera, l’anno successivo fu stampata una seconda edizione ampliata dalle “Avventure di mare”. Il libro, tradotto in tedesco nel 1786, fu erroneamente attribuito per molto tempo al suo traduttore, il poeta romantico Gottfried August Bürger. Maria Luisa Agosti, curatrice dell’edizione esaminata, afferma che il nucleo originale del libro è certamente opera del Raspe, a differenza delle due parti successive, “dovute a penne di diversi autori non identificabili”: “Further Surprising Adventures” e “Travels in Ceylon, Sicily, the South Seas and Elsewhere”.

Principali riduzioni cinematografiche: “The Adventures of Baron Munchausen”, di Terry Gilliam. Uk/ Ger., 1988. “Münchausen”, di Josef von Báky. Germania, 1943.

Gianfranco Franchi. Gennaio 2004.

Prima pubblicazione: Lankelot.