La vita esagerata di Martin Romaña

La vita esagerata di Martin Romaña Book Cover La vita esagerata di Martin Romaña
Alfredo Bryce Echenique
Cargo
2008
9788860050205

Infanzia, adolescenza, facoltà di legge: la mia vita è stata come questa difficoltà a navigare, la mia vita è stata questa difficoltà a navigare; e lo dico basandomi sulle peripezie di aria, mare e terra con le quali potrei riempire mille pagine come questa, in un pazzo marcelproustianesimo senza asma, per fortuna, che di nuovo incomincia da una navigazione, questa volta sul mare che mi ha portato in Francia, e che speriamo finisca a Parigi, con me seduto sulla mia comodissima poltrona Voltaire, perché ai proprietari dell'appartamento può venire in mente di chiedermela in qualsiasi momento, dato che non sono proprietario della mia seduta in questa vita (...)” (p. 22)

Bryce Echenique è un fiume che sta straripando: trabocca di letterarietà, esonda d'un'egolatrica prima persona, esula dai margini e torrenziale tracima, tracima e si distende, incurante del lettore, della normalità, della linearità. L'artista angloperuviano, classe 1939, pubblicava nel 1981 questo “La vita esagerata di Martín Romaña”, pubblicato in Italia con soli ventisette anni di differita dalla casa editrice di progetto Cargo, da Napoli. Il romanzo, al di là di qualche ormai stravagante e desueto retrogusto marxista, sta invecchiando bene: non è destinato a chi amava la narrazione febbrile e impietosa del primo Hamsun di “Fame”, né a chi s'era appassionato alle vicende del Bandini del paisà Fante: piuttosto, farà senza dubbio la felicità di un pubblico di lettori adulti desiderosi di prendersi gioco della smania di fortuna, successo e comprensione (in altre parole: di vita) dei giovani scrittori inediti. Sarà la lettura ideale per tutti quelli che amano ascoltare avidamente ricordi, resoconti e appunti di viaggi esotici e satirici (speciali vie crucis incluse), sempre dallo stesso amico che proprio non riesce a starsene fermo a casa. Sarà la gioia di chi vuole apprezzare una parabola letteraria picaresca, d'ambientazione europea e dna latinoamericano, connotata da un dna grottesco e satirico, e forse per questo, paradossalmente, più rispettoso degli eccessi e delle aporie della giovinezza.

D'altra parte, il viaggio del narratore è dovuto ai classici Greci e Latini. A Dante, Pirandello, Manzoni. Alle opere di Moliére, Corneille e Racine. A Cicerone e Virgilio. Dickens, Mark Twain, Sherwood Anderson. Victor Hugo, Chénier, Michelet e Sainte-Beuve (p. 28). Cominciate a intuire cosa vi sta aspettando. Oltretutto, Bryce Echenique conosce Svevo: “La vita non è brutta o bella: è originale”. Morale?

Bisogna cambiare continuamente per seguire il ritmo così originale della vita. Conclusione: sono o bestia, o ostinato, o fedele a non so che, oppure sono assai poco originale” (p. 154) – ed ecco che nel romanzo il narratore si prende gioco dell'autore (autoreferenzialità spinta: cfr. almeno p. 178 e p. 322, ma sino alla fine periodicamente l'autore torna nei pensieri del narratore) e di se stesso, della sua dedizione alla scrittura e degli amori, del matrimonio e delle passioni, dell'Europa e del lontano Perù, delle malattie e del viaggio. È semplicemente rocambolesco.

Intuizioni misteriose e folgoranti, quelle del giovane protagonista, scrittore inedito ma illuminato: “Non c'è nulla che debba e possa causare più paura in un giovane, a Parigi, di un gattino o un cagnolino quando si è vecchi. Uomo avvisato, mezzo salvato” (p. 218).

Com'è questo Martin? “Non aveva una vita privata, né orari di lavoro né ore di sonno. Era il tipo più disponibile del mondo e tutto questo alla gente piaceva. Faceva piacere che fosse sempre libero per cominciare qualche cosa” (p. 57).

Martin è una fonte inesauribile di energia, di vitalità, di innocenza. È il compagno di viaggio ideale per una zingarata nell'Europa dei grandi, pronto a stupirsi e ad affezionarsi a tutto, al prezzo d'un sorriso.

Esteticamente, appare sospetto: “Per via del pelame sessantottesco, la barba, i baffi, oltre all'accento sudamericano, e alla faccia di sudamericano” (p. 437). Ma quando, donchisciotte moderno, s'accorge che non tutto è oro quel che Hemingway spacciava per tale (Spain, maybe, isn't so different; e quanto a Parigi, va soltanto venire voglia di tornare a Roma), e che l'esistenza dello scrittore nomade è refrattaria alla normalità e alla quiete, allora il sospetto si fa certezza: questo romanzo è un bel campione d'umanità, di dolcezza e di fanfaronate da spaccamontagne d'altri tempi, miles gloriosus a letto (involontariamente, anche: o inaspettatamente) e non solo.

Limite – ma è questione di sensibilità e di gusto personale – la lunghezza abnorme dell'opera: 640 pagine di “vita esagerata”, virgolette abbastanza obbligate, sono sicuramente un peso eccessivo per i miei tempi e i miei ritmi di lettura, e per le pietre di paragone del passato, nel genere. Sono consapevole che un lettore da 15 libri l'anno potrà dedicare con diletto un mese di ritagli di tempo al romanzone angloperuviano dello stravagante Martín Romaña, quando sognando a occhi aperti, quando sorridendo, quando compatendo e quando, infine, confrontando le proprie memorie di giovinezza con quelle del narratore. Io rimango persuaso che Hamsun rimanga insuperabile, paradigma d'una letteratura che ha conosciuto sterminata e colorita e internazionale serie di epigoni. Do atto al Bryce d'avermi intrattenuto e divertito per una settimana piena, avanti e indietro da casa all'ufficio, un'ora e mezzo circa per viaggio. Questo è quanto. Qualche volta guardavo fuori dal finestrino e mi grattavo una guancia (severo, mi riflettevo nel vetro).

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Alfredo Bryce Echenique (Lima, Perù 1939), scrittore angloperuviano. Ha insegnato Letteratura Latinoamericana a Parigi e Montpellier.

Alfredo Bryce Echenique, “La vita esagerata di Martín Romaña”, Cargo, Napoli, 2008. Traduzione di Teresa Cirillo Sirri. Copertina di Maurizio Ceccato.

Prima edizione: 1981.

Gianfranco Franchi, novembre 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.