La tradotta per Mosca

La tradotta per Mosca Book Cover La tradotta per Mosca
Luciano Bianciardi
Stampa Alternativa
2007

Questo bianciardino è decisamente brigante: si spezza sul più bello e costringe il lettore a fantasticare su quel che l'artista avrà raccontato più avanti. Limite, o forse punto di forza incontrovertibile di un fascicolo nato sì per restituire luce e considerazione a un autore notevole come il Bianciardi, ma anche per denunciare le condizioni dell'editoria nostrana e per invitare i cittadini a una riflessione sui costi reali e sulla necessità della circolazione agevolata delle opere d'arte, ben differenti dalle semplici pubblicazioni; per costringerci a informarci dei soprusi e dell'arroganza dei distributori, e della condotta di quei grandi gruppi editoriali che legalmente taglieggiano la concorrenza.

L'iniziativa è barricadera e coraggiosa, “almeno un centesimo” per un sorso di scrittura d'un grande letterato; per poter comprare il libro a un prezzo politicamente accettabile occorrerà pazientare ancora un po'; per una rivoluzione editoriale chissà quanto. Ma non disperiamo; intanto, contentiamoci di queste prove dimostrative: consideriamole nuovi e necessari primi passi.

Prima puntata del reportage di viaggio da Venezia a Mosca, pubblicata su “Il Giorno” nell'ottobre 1963, “La tradotta per Mosca” è il diario del primo viaggio all'estero di un intellettuale che ha passato i quaranta. S'arriva in cinque giorni e si rimane per due: il vitto non sarà di lusso ma si potrà sopravvivere.

Bianciardi descrive, come un antropologo un po' negligente e settario, l'umanità italiota in viaggio, dal fiorentino “un po' bietolone” (“appena passato il confine siete subito all'estero”, spiegherà) che impartisce avvertimenti e dispensa ovvi consigli, al terrone giusto per avere compagnia in viaggio, Mimmo da Taranto; dalle guardie austriache alla dogana (“grossi e inteccheriti, due tavoloni”) a senesi grigi e diffidenti della qualità dei pasti, scossi per le nuove costruzioni che danneggiano il panorama delle loro abitazioni; oppure avviliti dalla corruzione dei fantini nel Palio.

Non manca un romano, piccolo e nero, bullo invecchiato; tira una battuta sui topi nelle bottiglie – lavora alla Centrale del Latte – e intanto qualcuno mostra nostalgia per l'Europa di Franz Josef, domandandosi che senso aveva distruggerla per poi ristabilirla, ex novo, capitale Bruxelles. Proprio a un triestino lo dite...

L'Ungheria viene descritta attraverso i nomi “assurdi e impossibili” incontrati man mano, figli d'una lingua impossibile, ché “sembra una trascrizione in cifrato” e forse gli stessi magiari fanno finta di capirsi; ecco, subito s'avvicina la Russia. C'è tempo per imbonitori ungheresi, come l'accompagnatore Giorgio detto “souveniri”, e per qualche scambio di sigarette con le guardie.

Tutti sono partiti per vedere Mosca, scrive Bianciardi, come fosse Tokyo o Caraci: non è una questione ideologica, è una questione turistica. Una signora mostra di non ricordare nemmeno il nome del dittatore assassino morto da poco, Stalin. E intanto qualcuno – da bravo italiano – allunga le mani sui dollari di Luciano, mentre dorme; spariscono cinquanta dollari, per non smentirsi nemmeno all'estero. La narrazione si interrompe quando, passato il confine magiaro, s'avvicina la parte più affascinante del viaggio; il reportage, sino a questo punto, ha un ritmo delizioso, si rivela avvincente e intelligente, offre uno spaccato della cultura e della visione del mondo dei nostri concittadini provinciali dei primi anni Sessanta. Bianciardi si prende gioco di sé stesso, del nostro popolo e del viaggio. Si direbbe un fals tour.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Luciano Bianciardi (Grosseto, 1922 – Milano, 1971), giornalista e scrittore italiano. Si laureò in Filosofia presso l’Università di Pisa. Esordì pubblicando il romanzo “Il lavoro culturale” e il libro-inchiesta “I minatori della Maremma” (in collaborazione con Carlo Cassola) nel 1956.

Luciano Bianciardi, “La tradotta per Mosca”, I Bianciardini – Stampa Alternativa, 2007. Nessun codice EAN/ISBN.

Prima stesura: 1963.

almenouncent@riaprireilfuoco.org Comitato Antifondazione Luciano Bianciardi. Casella postale 37 58017 PITIGLIANO – GR

Gianfranco Franchi, febbraio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Bianciardino brigante, prima parte di un viaggio durato molto più a lungo…