La pace

La pace Book Cover La pace
Ernst Jünger
Guanda
1993
9788877465207

Quando l'Europa si stava sgretolando, e troppi innocenti morivano per la malvagità dell'odio razziale e dell'odio di classe, e per la menzogna della necessità degli spazi vitali, Jünger predicava il sentiero della rigenerazione di tutti i popoli: sognava l'unione di tutti in una sola nazione, suddivisa per federazioni, sognava esistesse un senso per tutte queste sofferenze profonde. Il senso s'è incarnato: è l'Europa, la nostra Europa che stiamo faticosamente vivendo e respirando. Qualcosa manca, nel gran disegno dello scrittore tedesco; non s'è realizzata l'Europa fondata su un'unica Chiesa, quella cristiana. Il resto è qui, e sembra rispondere a questa sua preghiera; che tutto quel sangue non sia stato versato invano; che tutta quella violenza si sia sciolta infine in un abbraccio; che da tanto odio sia nato amore vero, e duraturo.

“Si può ben dire che questa guerra sia stata la prima opera collettiva dell'umanità. La pace che la conclude dovrà essere la seconda. I maestri che la ristabiliscono dal caos devono non soltanto verificare e migliorare i vecchi edifici, ma crearne anche di nuovi che li completino superandoli. Dipenderà da loro se nella nuova casa saranno gli spiriti buoni a governare e se gli uomini vi dimoreranno in liberà e agiatezza” (p. 9).

Sognava la pace fosse opera politica e spirituale fondata su un principio soltanto: che la guerra debba portare frutto a ciascuno. Col soccorso della ragione, doveva finalmente realizzarsi la segreta aspirazione di tutti i popoli: l'esistenza di “un regno di pace più grande e migliore” (p. 12). Tutti hanno sofferto, tutti dovevano poter vivere in pace, in futuro. Per questo EJ domandava che nascessero più vasti imperi per unificare i popoli, al posto delle vecchie frontiere, e pensava che questi imperi dovessero essere costituiti dai principi dell'unità e della varietà; chiedeva che la pace fosse conclusa tra popoli liberi, per essere duratura; immaginava, infine, che dovesse essere la Chiesa a determinare un nuovo risorgimento, e un'autentica unione tra i popoli europei.

La condanna delle ideologie, in questo libro, è uniforme e netta: “Le grandi teorie del secolo passato, volgendosi alla prassi, hanno fruttificato nella serra delle guerre e delle guerre civili. Ora appare chiaro che fu il freddo pensiero a elaborarle, sia che abbiano enunciato l'uguaglianza o la disuguaglianza degli uomini. Il metro delle teorie venne applicato agli individui, alle razze, ai popoli. Come sempre in tali situazioni, una volta cadute le prime vittime, la sete di sangue crebbe a dismisura” (p. 16).

E così quella dei comportamenti delle nazioni: “Più greve e orrenda che mai era la morte che i carnefici preparavano agli innocenti dopo aver smembrato le loro famiglie e averli privati di ogni bene e libertà. La segretezza, la lontananza dalla luce, i massacri compiuti in sotterranei e in luoghi sordidi, e la pratica di seppellire di nascosto le vittime tradivano con fin troppa evidenza che qui non si trattava dell'esecuzione di eque sentenze, ma di semplici delitti, di criminosi omicidi” (p. 19).

Lo scempio, ribadiva Ernst, aveva toccato tutto il genere umano: nessuno poteva e nessuno può sottrarsi alla propria parte di colpa. L'Europa – profetizzava – aveva bisogno di un nuovo Lafayette “che le porti consiglio nelle grandi questioni territoriali e costituzionali dell'unificazione dei suoi stati”, per non essere né America né Russia. Questa grande speranza si è davvero incarnata e radicata nella nostra società.

Nella postfazione, Vertone così commenta: “EJ passa dall'orrore per la nientificazione materiale all'ascesi attraverso il massacro rimanendo aggrappato alla criniera dello Spirito che galoppa sull'Europa seminando l'Apocalisse. In Tempeste d'acciaio la guerra è polvere pirica, materiale computabile e analizzabile con gli strumenti della fisica e della chimica. Nella Pace è già un segreto alchimistico. Nel primo libro esplode solo la nitroglicerina. Nel secondo salta in aria l'essere. E in questa deflagrazione si creano i presupposti misterici di una rigenerazione. La Prima Guerra Mondiale ha distrutto imperi per produrre nazioni. La Seconda distruggerà nazioni per produrre nuovi imperi universali e innanzitutto l'Europa” (p. 73).

Questo libro è poco più di un pamphlet, nato con intenti diplomatici e programmatici; e tuttavia ha dignità di opera letteraria, per la sua razionale struttura, per la sua compostezza, per la sua grande chiarezza e la sua fascinosa visionarietà. È un documento dolorosissimo e toccante; moderno ed equo. È, sicuramente, da leggere e rileggere nel tempo.

Jünger, nella “Pace”, consola e rigenera lo spirito: lo spirito dell'Europa ferita.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Ernst Jünger (Heidelberg, 1895 - Wilflingen, 1998), scrittore e filosofo tedesco. Esordì pubblicando “Nelle tempeste d'acciaio” nel 1920. Studiò Filosofia e Scienze Naturali a Lipsia.

Ernst Jünger, “La pace”, Guanda, Parma, 1993. Traduzione di Adriana Apa. Con uno scritto di Saverio Vertone.

Prima edizione: “Der Friede”, 1945.

Gianfranco Franchi, novembre 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Questo libro è poco più di un pamphlet, nato con intenti diplomatici e programmatici; e tuttavia ha dignità di opera letteraria…