La grande vacanza

La grande vacanza Book Cover La grande vacanza
Goffredo Parise
Neri Pozza
1953
9788817660752

“La grande vacanza”, secondo romanzo di Goffredo Parise, venne scritto tra agosto 1951 e agosto 1952. Pubblicato da Neri Pozza nel 1953, negli ultimi sessant'anni ha avuto una seconda edizione [con revisione dell'autore: Feltrinelli, 1968] e tutta una serie di ristampe [Einaudi, 1972. Mondadori, 1993. Rizzoli, 1997]. Risultato sorprendente, considerando la pessima fortuna commerciale della prima edizione: 38 (trentotto) copie vendute a fronte di una tiratura di 1500. L'unico letterato che s'era accorto delle qualità di Parise, in quel frangente, al di là del suo editore e primo mecenate Neri Pozza, era stato Eugenio Montale, presto ribattezzato dall'artista vicentino “sola grande voce amica”. Nella Nota al Testo del Meridiano Mondadori, ritroviamo le parole spese a suo tempo dal poeta degli ossi di seppia: “È uno scrittore degno d'attenzione, e il fatto che non s'inoltra sulle vie più trite dimostra la serietà del suo impegno”, scriveva. Quindi, comparando il giovane Parise al giovane Truman Capote, osservava: “Nell'uno e nell'altro scrittore troviamo il mito dell'infanzia presa alle origini com'è (o come probabilmente possiamo vederla da adulti); priva, cioè, di tutti quei modi nostalgici e crepuscolari che una lunga tradizione ci ha fatto credere inerenti alla materia. Un'infanzia rivissuta e risofferta quasi dall'interno […]. Un collage, forse, o una fuga, un incontro di volti e oggetti alla Chagall” (cfr. p. 1577). Ecco, va segnalato che questo richiamo a Chagall è decisamente indovinato. Bella suggestione.

Italo Calvino, tornando a leggere il romanzo nel 1964, scriveva a Parise, in una lettera privata (oggi in “Lettere 1940-1985”, Mondadori, 2000) che nella “Grande vacanza” riconosceva “forza di trasfigurazione, ricchezza, libertà, coraggio, cattiveria, insomma poesia”: e da questo riconoscimento derivava un po' di malinconia generazionale per quel “fiato” perduto, quel respiro perduto. S'era perduto, secondo Calvino, per via del “verismo romano piccolo-borghese” che aveva massacrato la letteratura italiana del dopoguerra. Ma Parise, ventenne o poco più, non aveva nessuna voglia di sprofondare nella realtà. Non più, o almeno non scrivendo. Crescendo avrebbe imparato a prenderle le misure, da giornalista e da romanziere. Sino a “La grande vacanza” è un narratore immaginifico, fantasioso, ben estraneo alla linearità e ai dettami del neorealismo. In più, è intossicato dall'idea della morte. L'accettazione della morte e il senso (la durata) della morte sono le sue muse prime.

“La grande vacanza”, volendo trovare una definizione di massima, è un romanzo di formazione. È il romanzo di formazione di Claudio, sedici anni e una certa predilezione per le bambinate – e un principio di nostalgia per il mondo fatato dell'infanzia. È il romanzo di formazione e accettazione della morte: in questo frangente, della nonna. L'autore, stando a quanto scriveva a Neri Pozza nel 1952, non era soddisfatto dell'impostazione del libro (cfr. p. 1576): meditava “una narrativa piana, particolareggiata, in cui spiego fin dall'inizio che la nonna è morta, che Claudio è restato solo […].” Le cose non sono andate così, e probabilmente in più d'un frangente Parise s'è lasciato andare a briglie decisamente troppo sciolte, riversando sul lettore una narrazione quando onirica, quando simbolica, quando grottesca, quando allucinata. Il sospetto, a posteriori, è che questa scarsa linearità nasconda (male) più d'un pretenzioso esercizio di stile. “La grande vacanza”, a differenza del “Ragazzo morto”, non conosce equilibrio, e sembra imparare la sua strada durante lo sviluppo della narrazione.

Nelle prime battute, Claudio sta accompagnando la sua capricciosa nonna, col vecchio parroco, in villeggiatura. La meta si chiama Beata Tranquilla. È una villa molto ben tenuta dalle suore. È stata scelta dalla nonna, perché lì “c'erano molti divertimenti, gente allegra venuta da ogni parte d'Italia, balli, orchestre, acque curative; insomma un posto alla moda” [p. 161]. C'erano, una volta. Ancora dieci anni prima, quando Claudio era cucciolo. Ma adesso le cose sono ben diverse. Nella villa Beata c'è anche un ospizio, e quest'idea alla nonna non piace. Beata Tranquilla è sempre stata un luogo à la page, così elegante. Stando a quanto leggiamo nella “Grande vacanza”, sembra più un rifugio di freak. Ma proviamo a raccontare almeno i primi due “movimenti” della trama, per incuriosire il lettore, e orientarlo a dovere.

Al parroco accompagnatore piace bere. La nonna sa che le disgrazie succedono con una certa facilità. Per esempio quando uno ama bere e pretende di guidare l'auto. Patatrac. Il parroco è morto. Passa un po' di tempo e nessuno si cura di seppellirlo, e nemmeno sembra volerlo, a parte Claudio. C'è un contadino che ripete che siccome il povero parroco è già con gli angeli in paradiso e tirarlo fuori dalle lamiere non si può allora andrà alla sorgente eterna con l'automobile e tutto. E allo sgomento Claudio non spiega altro, si limita a presentargli il suo strano figlio ventenne e a raccontare una sua memoria partigiana. Mi fermo qui perché credo che gli appassionati di letteratura lynchiana – diciamo così: mosaicale, allucinata, ultrasimbolica – potrebbero aver già trovato pane per i loro denti. Il mio modesto consiglio di lettore e di innamorato del genio di Parise è di tornare indietro al “Ragazzo morto e le comete” e di evitare questo successivo romanzo. Sembra una variazione meno ispirata, meno felice, e, diciamo così, artificiosamente sregolata.

Tutt'altro che fondamentale o necessario, “La grande vacanza” merita d'appartenere alla cerchia degli aficionado di Parise, nel 2010, senza velleitarie fughe in avanti. Ecco, diciamo questo: rispetto al 1953 siamo un po' aumentati, siamo sicuramente più di 38. Ma siamo meno di mile, purtroppo.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Goffredo Parise (Vicenza, 1929 – Treviso, 1986), scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano.

Goffredo Parise, “La grande vacanza”, Meridiano Mondadori, Milano 2006. Introduzione di Andrea Zanzotto. Cronologia di Bruno Callegher. Notizie sui testi a cura di Mauro Portello. Bibliografia a cura di Bruno Callegher.

Prima edizione: Neri Pozza, 1953. Feltrinelli, 1968. Einaudi, 1972. Mondadori, 1993. Rizzoli, 1997.

Approfondimento in rete: WIKI it / Casa di Cultura Goffredo Parise

Gianfranco Franchi, ottobre 2010

Prima pubblicazione: Lankelot.

“La grande vacanza”, secondo romanzo di Goffredo Parise, venne scritto tra agosto 1951 e agosto 1952. Pubblicato da Neri Pozza nel 1953…