La Carta del Carnaro

La Carta del Carnaro Book Cover La Carta del Carnaro
Gabriele D'Annunzio, Alceste De Ambris
Castelvecchi
2009
9788876153297

“Sì com'a Pola, presso del Carnaro / ch'Italia chiude e i suoi termini bagna” (Dante, Inferno 3, 113-4). Nel novantesimo anniversario della liberazione di Fiume (12 settembre 1919), “libero comune italico da secoli”, città a maggioranza italiana (oltre il 70 percento degli abitanti, allora), città olocausta, “inquieta e diversa”, è sacrosanto ribadire: Si spiritus pro nobis, quis contra nos? Niente verrà dimenticato, e la fiamma di quel grande sogno di giustizia, libertà e tolleranza nulla potrà spegnerla; a Dio piacendo, un giorno, le parole di Dante torneranno ad avere senso, e a essere condivise, nel pieno rispetto della storia e del sangue versato. D'Annunzio diceva: “Come v'insegno l'orgoglio, così v'inspiro questa fede mistica nella vittoria”. Questo pensiero guidò duemila legionari, partiti da Ronchi, alla gloria: vennero accolti con amore dai loro compatrioti, e assieme cullarono un sogno antico, giusto e grande: l'Italia. È doloroso pensare a come sia finito tutto, e a quanta sofferenza abbiano patito, nemmeno trent'anni dopo, le decine di migliaia di esuli fiumani. Una città spettrale venne ripopolata da etnie nuove, un tempo minoritarie o del tutto assenti, dopo la tragica sconfitta della nostra nazione in guerra. Mutilata, l'Italia s'è infine dimenticata dei suoi figli. Non tutti gli italiani hanno dimenticato, questo no. Io non scordo: altri, come me, non potranno mai scordare.

8 Settembre 1920: vede la luce una carta costituzionale destinata a fare storia e a rappresentare un paradigma innovativo e rivoluzionario. È la Carta del Carnaro, espressione dell'intelligente e coraggiosa visione politica del sindacalista rivoluzionario De Ambris e dei talenti letterari e “oracolari” (Guerri) di D'Annunzio. Quasi quarant'anni dopo l'ultima edizione critica, curata da Renzo De Felice per Il Mulino (1973), torna a disposizione degli intellettuali e dei cittadini questo documento storico-letterario di grande valore, in una nuova edizione curata da Marco Fressura e Patrick Karlsen per Castelvecchi, con prefazione di Giordano Bruno Guerri. I curatori propongono, oltre al testo dannunziano, un raffronto sinottico dello stesso con la primigenia stesura di De Ambris, fedeli alla lezione di De Felice; in appendice, cronache della cerimonia di pubblica lettura della Carta (30 agosto 1920) e della presentazione della Costituzione ai Legionari; la lettera originaria di De Ambris a D'Annunzio; infine, l'intervista rilasciata da D'Annunzio a proposito della prossima proclamazione dello Stato Libero di Fiume, apparsa nella “Vedetta d'Italia” del 14 aprile 1920. Completano l'opera una cronologia fiumana e una bibliografia essenziale.

GBG ribadisce quattro aspetti essenziali, sulla scia di De Felice: “La Carta non ha nulla a che vedere né con il corporativismo cattolico né con il successivo corporativismo fascista (...)”; è moderna nella “nuova concezione della proprietà, dei rapporti di lavoro, dell'istruzione pubblica, della condizione femminile, del decentramento amministrativo, della revocabilità di qualsiasi mandato”; è una limpida proposta di rinnovamente politico; è una “summa delle concezioni sindacaliste-rivoluzionarie “(pp. VIII-IX). Infine: la Carta doveva essere un esempio di nuova via, altra dal presidenzialismo statunitense, altra dal bolscevismo, altra dal liberalismo parlamentare.

Karlsen e Fressura, nella loro notevole postfazione, aggiungono che l'impresa di Fiume trova il suo senso “nel far emergere in controluce le alternative possibili che sussistevano all'indomani della Grande Guerra, di fronte all'affermazione irreversibile degli Stati nazionali in territori storicamente abituati da gruppi etnici diversi” (pp. 164-165).

Vediamo quali potevano essere queste alternative, e quanto possano essere attuali; nella Carta, veniva sancita la libertà di pensiero, di stampa, di riunione e di associazione; ogni culto religioso era ammesso e rispettato; l'istruzione primaria (in scuole “chiare e salubri”, rispettose delle culture delle minoranze), il salario minimo, la pensione, l'assistenza medica erano garantiti dalla Costituzione; il porto e le ferrovie restavano proprietà perpetua dello Stato. Le arti erano considerate parte fondante della nazione: i fiumani erano invitati a coltivarle, perché s'annunciava il “regno dello spirito umano”.

Si direbbe un disegno umanissimo, nobile e antesignano: democratico e civile. Si direbbe una Carta degna d'essere comparata alla nostra, perché possa ispirare modifiche e innovazioni: niente è immutabile, soprattutto una Costituzione scritta col sangue dei vinti, e dei caduti. Si direbbe che questa Carta sia, come scrive Guerri, un seme che avrebbe germinato, e germinerà, nei decenni a venire. Un documento fondamentale: per i costituzionalisti, per gli storici, per i letterati, per gli esuli fiumani e per i loro discendenti; per tutti quelli che hanno a cuore la storia e il sangue dell'Istria, di Fiume, di Zara; per tutti quelli che sognano un'Europa capace di restituire verità alla storia.

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“Fiume è l'estrema custode italica delle Giulie, è l'estrema rocca della cultura latina, è l'ultima portatrice del segno dantesco. Per lei, di secolo in secolo, di vicenda in vicenda, di lotta in lotta, di passione in passione, si serbò italiano il carnaro di Dante. Da lei s'irraggiarono e s'irraggiano gli spiriti dell'italianità per le coste e per le isole, da Volosca a Laurana, da Moschiena ad Albona, da Veglia a Lussino, da Cherso ad Arbe. E questo è il suo diritto storico” (GDA).

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Gabriele D’Annunzio (1863-1938), scrittore e uomo politico italiano, eroe di guerra, esteta. Nel 1919 guidò una spedizione di legionari, partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel 1925, Ronchi dei Legionari in ricordo dell’impresa), alla volta della città di Fiume, che le potenze vincitrici della Grande Guerra non avevano assegnato all'Italia.

Alceste De Ambris (1874-1934), deputato e giornalista italiano, fondatore e leader del sindacalismo rivoluzionario italiano, morto esule in Francia. Antifascista.

Gabriele D'Annunzio, “La Carta del Carnaro e altri scritti su fiume”, Castelvecchi, Roma 2009. A cura di Marco Fressura e Patrick Karlsen. Prefazione di Giordano Bruno Guerri. In appendice, cronologia e bibliografia. Collana Grandi Navi, 36.

I curatori: Marco Fressura (1978) ha svolto studi filologici e storico-letterari presso l’Università degli Studi Roma Tre, dove è attualmente in procinto di conseguire il titolo di dottore di ricerca. Patrick Karlsen (1978), triestino, ha svolto il dottorato di ricerca in Storia Contemporanea all’Università di Trieste con una tesi sulla politica del Pci verso il confine orientale italiano dal 1941 al 1955. È giornalista pubblicista. Con Stelio Spadaro ha curato l’antologia L’altra questione di Trieste. Voci italiane della cultura civile giuliana (LEG, 2006). Per le Edizioni del Catalogo ha pubblicato nel 2005 la raccolta di prose e liriche Postnovecento.

Gianfranco Franchi, agosto 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.