In viaggio contromano

In viaggio contromano Book Cover In viaggio contromano
Michel Zadoorian
Marcos Y Marcos
2009
9788871685595

Cosa significa chiudere in bellezza? La risposta di John & Ella, protagonisti del secondo romanzo di Michael Zadoorian (americano di sangue armeno?), è spiazzante. Significa: prendere il loro camper, il “leisure seeker” del titolo originario dell'opera, e tornare sui propri passi. Sui propri passi di gioventù, nel luogo che per loro rappresenta il paradiso: Disneyland. Non importa che John soffra di demenza senile, o forse di Alzheimer; e non importa che Ella venga da anni di cure ospedaliere per le più varie ragioni. Si prende e si va, attraverso ciò che rimane della un tempo mitica Route 66, dal Michigan alla California. Si va, con lei come memoria di entrambi e lui come unico pilota, affrontando tutta una serie di piccoli guasti e di minime avventure: l'incontro con i ragazzi impegnati in un rally d'epoca, ammirati dalle loro diapositive altrettanto d'epoca, uno scalcagnato dialoghetto con un poliziotto – concluso con qualche leggerezza da parte di John – e un'opportuna sculacciata (p. 196) per ripulire dalla polvere.

Si va, per abbiocchi improvvisi: “Abbiocchi incontrollabili: un altro motivo per cui invecchiare è una calamità. Non vorresti addormentarti, poi ti svegli all'improvviso e sono passate ore. È un momento della giornata completamente diverso. C'è un buco, un intervallo che ti è stato sottratto” (p. 58), e per baci passionali che ti si ritorcono ingiustamente contro; si va, per momenti di tenerezza e inattese, improvvise crisi di panico:

“Io non potevo credere che una cosa del genere potesse riguardare qualcuno della nostra generazione. Il panico poteva colpire i nostri figli, i figli dei nostri figli, non una persona cresciuta durante la Depressione, che era stata in guerra. Chi ha il tempo per il panico quando deve pensare a riempirsi la pancia o a portare a casa la pelle?” (p. 85).

E così, pensionati e turisti, estranei a qualsiasi desiderio di conoscenza o di esperienza iniziatica, malconci come sono, prendono e vanno: per divertirsi, per dimenticarsi medicine e rincoglionimento, esami e malori; per essere sé stessi una volta ancora, nonostante i figli continuino a cercare di contattarli, mostrando non poca preoccupazione e angoscia. In viaggio di nozze, tanti anni prima erano stati in pullman in giro per il Michigan. Bastava poco. Adesso, come quando erano giovani genitori, prendono e partono col loro camper. Qualcuno mostra tenerezza, nei loro confronti; altri premura, e sorriso di circostanza. Tutte le cose vecchie tornano nuove – riflette Ella, pensando alla moda di riscoprire la Route 66 – eccetto noi (p. 26). Indietro non possiamo tornare. Rimanere in vita, dice, è un lavoro a tempo pieno (p. 28).

Man mano, lei se ne comincia a fregare. Prima rinuncia alla parrucca, poi a ogni minima autodifesa; quel che sta cercando non è forse un'evasione, ma – appunto – la parola endgame, cara a Beckett. Chissà, sembra suggerire Zadoorian, forse questo è un sentiero migliore di altri: divertente, in un certo senso (amore incluso: imprevedibile), e definitivo. Peccato soltanto che la narratrice del romanzo di MZ concluda il romanzo chiedendoci di non giudicare – finzione o meno, viene voglia di rispettare la sua richiesta.

**

“Seppelisco la testa in una guida, leggo la descrizione del tratto di 66 che ci aspetta, tra McConnico e Topock, verso la California. Sotto ogni aspetto, è la parte più autentica della 66 superstite – aree desertiche, città fantasma, mandrie di asini selvatici affamati, cigli sterrati, tortuose sezioni di montagna” (p. 229). In un certo senso, possiamo leggere questo romanzo come una antitesi o una goliardica lettura antieroica e tutt'altro che mitologica dell'on the road: in questa chiave, il romanzo di Zadoorian è senz'altro riuscito, con l'eccezione delle ultime battute e dell'epilogo della vicenda. Se invece accantoniamo l'aspetto satirico per concentrarci su quello esistenziale, romantico, sentimentale del libro, allora la vicenda si fa toccante ma grigia, banale, rosastra. Dipende davvero da che parte volete stare o in che tipo di pubblico avete voglia di riconoscervi. Probabile che quanti hanno in mente le vicende cantate da Kerouac troveranno in questo libro un controcanto stravagante e intelligente: un'autentica, sublime presa per il culo.

Tutti gli altri potrebbero – paradosso o forse no – immalinconirsi e divertirsi per una tragicomica vicenda d'amore e morte nella terza età. A loro suggerisco sin d'ora di prendere le opportune distanze da un romanzo ben scritto ma non innovativo, e anzi caratterizzato da una strana tendenza alla “protesione” dei personaggi. La traduttrice, vedrete, ha il debole per ciò che è “proteso” e si prende qualche licenza un po' al limite (cfr. p. 39, “morire se...” usato come fosse un'esclamativa; p. 188, un respiro diventa “rasposo” (?); p. 206, spunta – reggetevi forte – una “morchia caffeinica” ingollata. Chissà nell'originale cosa c'era scritto).

Ciò detto, io rimango un grande fan di “Second Hand”. Credo proprio che apprezzerò questo libro quando e se mai riuscirò ad avere i capelli bianchi.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Michael Zadoorian (Detroit, Michigan, 196*), scrittore americano, copy e giornalista. Vive a Detroit.

Michael Zadoorian, “In viaggio contromano”, Marcos Y Marcos, Milano 2009. Copertina di Lorenzo Lanzi. Traduzione di Claudia Tarolo. Collana “Gli Alianti”, 168.

Prima edizione: “The Leisure Seeker”, 2009.

Approfondimento in rete: Sito ufficiale di MZ

Gianfranco Franchi, luglio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Io rimango un grande fan di “Second Hand”. Credo proprio che apprezzerò questo libro quando e se mai riuscirò ad avere i capelli bianchi.