In fuga dalla scuola e verso il mondo

In fuga dalla scuola e verso il mondo Book Cover In fuga dalla scuola e verso il mondo
Simone Consorti
Hacca
2009
9788889920299

Truffaut esordì raccontando la storia di un bambino ribelle: Antoine era un ragazzino che soffriva l'istituzione scolastica, l'autorità, l'assenza della figura paterna – sostituita da un patrigno, freddo e indifferente – e la natura scostante della figura materna. Antoine era ribelle e delinquente senza mostrare cattiveria. Era un antagonista, sic et simpliciter. Anni fa, ne scrivevo questo: “L’autorità è metamorfica, ma ha una sola poetica. Quella dell’imposizione e della repressione. Antoine sta davvero pagando per un furtarello, al quale per giunta stava rimediando quando è stato fermato, o sta pagando per una 'diversità' e un rifiuto continuo delle norme e delle convenzioni della società? L’autorità fa blocco: patrigno, insegnanti, polizia. Tanti volti per una sola razza. Antoine fatica a respirare. Appartiene a un’altra umanità: è indipendente, orgoglioso, cosciente di sé. Capisce che la libertà arriverà solo quando sarà finita l’adolescenza, e potrà conquistare e rivendicare e difendere la propria autonomia”. Il suo ultimo sguardo sembrava essere, al contempo, sfida, promessa, rabbia. In piedi, sulla riva.

Consorti è un letterato che vive insegnando in provincia, e deve averne conosciuti già parecchi di piccoli Antoine che muoiono dalla voglia di andare a faire les quatre cents coups per il mondo, fuggendo via da Pomezia. E così, ben interiorizzata la lezione di Truffaut, ha deciso di tramutare Antoine in Valerio. Valerio è un ragazzetto – a Roma diciamo: “pischello” - che soffre per l'assenza e l'indifferenza del padre, per l'incostanza della madre, per la fine del primo amorazzo d'adolescenza, post incidente col motorino; non sembra sostenere l'esistenza in vita dei professori, figuriamoci i loro insegnamenti, e si limita a prendersi gioco di loro, delle loro regole, delle loro debolezze, mettendosi pericolosamente al loro stesso livello, giudicando quelli che dovrebbero essere i suoi giudici: i suoi educatori e i suoi insegnanti al contempo.

Come buona parte della sua generazione (e diciamolo: di tutte le generazioni di giovani italiani) è un marmocchio stupido e impreparato, estraneo alla letteratura (si vanta d'aver letto quattro libri, incluso “Tom Sawyer”) e smanioso di esperienze di vita. Incosciente e ribelle senza una causa, considera già normalizzata la presenza delle canne e vede con qualche perplessità quella della cocaina. Lobotomizzato da messenger e dagli mms, ha visto più carne nuda in foto o in webcam che dal vivo; e di carne vera ha fame, perché è l'età.

Per via di una serie di circostanze che scoprirete leggendo l'opera, si ritrova sospeso con obbligo di frequenza e si decide per una fuga. Alla Antoine. Certo, dalle sue parti c'è la poco romantica Torvajanica, ma che importanza ha? A noi romani non dispiace, ci siamo affezionati e non fa niente per certe trasandatezze e certa popolazione, sulla spiaggia. La verità è che quel mare sta giusto dietro casa nostra, che ci piaccia o no, e un ragazzetto in crisi esistenziale che scappa di casa può pensare di andare al mare, sulla spiaggia delle vacanze. Là Valerio incontrerà una ragazzina che gli farà dimenticare la sua Maria: si chiama Aria – meglio: la chiamano “Aria” - e si direbbe decisamente più disinibita della sua ex. Valerio conoscerà persone che vivono un bel po' al di là del suo mondo, del suo microcosmo scolastico, delle sue stupide piccole ossessioni fatte di note sul registro, rivalità con i docenti piccolo borghesi, marachelle ed evacuazioni per le bombe (see) piazzate nei cessi. Vivrà un momento di autentica formazione.

E qui dovremmo interromperci, per una ragione: se l'epilogo del romanzo fosse stato liminare e violento come pareva poter essere, saremmo qui a salutare un romanzo esplosivo, potente, spiazzante, cattivo. Un professore con un buco in testa, proprio sotto la porta di casa, poteva popolare soltanto un libro di letteratura, e non la realtà – grazie a dio – ma sarebbe servito a farci riflettere. Riflettere sullo strapotere dell'autorità, sui suoi abusi e sulle sue prevaricazioni, sui soprusi a danno delle adolescenti (il tizio incarna il classico vecchio maiale che si diverte a stuzzicare le ragazzine, come certi nostri parlamentari insegnano) e sulle ingiustizie del sistema scolastico poteva poggiare su una simulazione di atrocità del genere.

Consorti, invece, preferisce un epilogo dolce, romantico, un pizzico didascalico. Ecco perché credo che questo sia e rimanga un bel libro di narrativa – e un romanzo ben strutturato e decisamente equilibrato, rispetto all'esordio, “L'uomo che scrive sull'acqua aiuto” - ma destinato inequivocabilmente e inevitabilmente agli adolescenti di tante nostre scuole superiori. Si parla di adolescenza senza diventare mocciosi: si fa polemica sullo stato delle istituzioni e dell'insegnamento senza toni corrosivi o caustici; si cerca di prendere la parte dei ragazzi (questo è interessante) fingendo di essere ancora parte di loro. Ci si ritrova a ragionare come sui banchi di scuola, con qualche tecnologia in più (cellulari; e quindi, sms e mms) e stravaganti variazioni sul tema “seduzione”. Noi usavamo i bigliettini (ma alle elementari), le lettere si scrivevano molto di rado e in caso di gravi questioni di incomunicabilità (o di rifiuto).

Ci si prende gioco delle mocciose abitudini dei bori di ponte milvio (lucchettatevi le mani) e dei loro vuoti emuli, e si riesce nell'impresa di farlo senza ridicolizzare il già grottesco figuro padre di quella letteratura straccia, finta e bolsa; perché il personaggio protagonista, il narratore, è stato uno di loro. Non c'è confezione artificiosa, nel libro di Consorti, ma una buona attitudine empatica a rispettare lessico, ai tempi e ai ritmi del parlato di questa nuova, misteriosa (come sempre) generazione. Si sente che sta tra loro tutti i giorni, e che per loro ha scritto. Over 30 alla larga. A meno che non vogliate giocare alle differenze di sceneggiatura con l'opera prima di Truffaut; domandandovi che senso abbia che la figura del ragazzino ribelle una era e una rimane, nelle società occidentali moderne. Passano giusto 50 anni tra quel film e questo libro. Ambientare “In fuga dalla scuola e verso il mondo” oltralpe avrebbe scatenato più di una curiosità.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Simone Consorti (Roma, 1973), letterato e scrittore italiano. Laureato in Lettere con una tesi sui lapsus freudiani in Pirandello, insegna a Pomezia. Ha esordito pubblicando “L'uomo che scrive sull'acqua aiuto” per Baldini nel 1999 (Premio Letterario Euroclub Linus 1999).

Simone Consorti, “In fuga dalla scuola e verso il mondo”, Hacca, Macerata 2009. Bandella di ADC. Copertina di Maurizio Ceccato.

Gianfranco Franchi, maggio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.