Il Rosso e il Blu. Da Leffe a Cento

Il Rosso e il Blu. Da Leffe a Cento Book Cover Il Rosso e il Blu. Da Leffe a Cento
Gianluca Morozzi
Castelvecchi
2009
9788876153518

«Un giorno di inizio scuola avevo sbirciato un titolone trionfale dello Stadio: riguardava il Bologna, che evidentemente non era stato cancellato come auspicava il Nonno. L’avevo sbirciato, attirato da un nome curioso e bizzarro come Fanfulla. Questo Fanfulla era una squadra di calcio, avevo scoperto nella lettura. Il Bologna aveva giocato nello stadio di questo Fanfulla, e aveva vinto tre a due. Seguivano le foto dei gol di certi Frutti, Fabbri e del baffuto Facchini. In quel momento, seduto nella macchina del Nonno ad aspettare la campanella, con quel giornale sportivo aperto, ancora ragazzino snob e secchione, avevo sentito un pensiero lontanissimo sgorgare da qualche anfratto nascente della mia testa. Un pensiero quasi inascoltato. Ed era: “Beh, il Bologna ha vinto tre a due, come l’Italia col Brasile, allora il Bologna è forte”. Ecco. Questo pensiero flebile, impercettibile, sconnesso, aveva segnato l’inizio della fine» (“Il rosso e il blu”, pp. 12-13).

Forse comincia così per tutti. Il nonno o il papà cominciano a indottrinarti, a spiegarti da che parte stare, a convincerti che c'è una sola squadra di calcio al mondo da sostenere e tifare fino alla morte, da amare più di una donna, da preferire a qualsiasi altra cosa al mondo, da accompagnare nella buona e nella cattiva sorte. Ma non finisce così per tutti: c'è chi riesce a diventare adulto evitando il morbo del tifo, la peste della depressione aperiodica post-sconfitta, l'ulcera della contestazione della mezzasega di turno, l'angoscia del palo su calcio di rigore. C'è chi riesce a diventare un simpatizzante, uno di quei buontemponi che sbircia la pagina sportiva ogni tanto per vedere a che punto è la sua vecchia squadra in classifica. Morozzi non è uno di quei fortunati. Morozzi è uno di quelli che ha creduto al nonno alla lettera. E i risultati sono questi qui: non manca una trasferta, pianifica e calendarizza le sue presentazioni e i suoi appuntamenti in base alle partite di campionato del Bologna, associa ogni evento della sua vita alle sorti della sua squadra, ricorda perfettamente giocatori dimenticati anche dalle loro madri e sa addirittura che fine hanno fatto a fine carriera, e a fine libro si mette là a raccontarti dove e come campano. Ma quanto lo capisco, il Morozzi. Quanto.

“Lo squadrone che tremare il mondo fa”, il Bologna FC, sette scudetti e due Coppe Italia in bacheca, celebra il suo centenario nel 2009. Gianluca Morozzi, scrittore e gran tifoso rossoblu, 25 anni di amore assoluto e incondizionato per una squadra gloriosa e un po' decaduta, racconta il suo Bologna: quello “dei venticinque anni che ho visto di persona, da Sauro Frutti a Marco Di Vaio. Non racconterò per la centesima volta di Schiavio, degli strafalcioni di Dall'Ara, dello spareggio con l'Inter o di Beppe Savoldi. Racconterò quel che ho visto io, con i miei occhi” (pp. 6-7). Ossia due promozioni dalla C, tre dalla B, una coppa Intertoto usata forse come fermacarte a Casteldebole e tutta una serie di stravaganti e improbabili imprese. Sì, inclusa la Mitropa Cup. Qualcuno tra i più giovani forse nemmeno sa cosa sia. Succede.

Protagonisti del romanzo sono calciatori leggendari: dal Mitico Villa, improbabile terzino apparso in Serie A praticamente a fine carriera, a Beppe Signori, che sembrava sbarcato a Bologna per svernare e invece ha lasciato un segno incancellabile; da Roby Baggio, nella stagione della sua resurrezione, al vecchio bomber di provincia Loris Pradella, dal curioso stopper Marco De Marchi, invenzione maifrediana con sfortunate parentesi bianconere e giallorosse e avventurose esperienze olandesi, al turco-svizzero Turkyilmaz.

Naturalmente appare una vasta galleria di allenatori: figure romantiche, come il trasteverino Carlo Mazzone, decano dei mister in Serie A, o spumeggianti e bizzarre, come quel Maifredi che si bruciò a Torino per poi trasformarsi in una creatura televisiva e bidimensionale; c'è spazio anche per creature cupe e livorose (“città di merda”) come Francesco Guidolin, e malinconiche e ombrose come Guerini.

Morozzi racconta – stagione per stagione, a partire dall'Anno Zero, il 1983-84 – improbabili trasferte in cittadine dimenticate da Dio, ospite di stadi poco più che amatoriali, e dignitose spedizioni europee, negli anni della Coppa Uefa; e intanto, a far da sfondo alla narrazione delle vicende dello Squadrone (un tempo addirittura gemellato con la Maggica), infanzia, adolescenza e giovinezza del Moroz, bolognese DOC. Superstite dei giorni terribili del Bologna in Serie C, è uno che può dire “A Leffe io c'ero”: sangue rossoblu, scrittura pop, classe da vendere.

“Al novantaduesimo battiamo un calcio d’angolo. In quel momento, nel bagno degli uomini del bowling di san Felice, appare Mefisto. Proprio lui, con fumi demoniaci e coda e tutto. Ciao, mi dice Mefisto”.

Ecco: il tono è questo qui. Famigliare a quei tifosi che sanno di aver perso qualche treno – magari sentimentale – perché quel giorno la Roma doveva giocarsi uno spareggio per andare in Uefa. Famigliare a quei tifosi che non si sono cambiati le mutande per tre-quattro domeniche di fila, per una vile questione di scaramanzia. Famigliare a quei tifosi che hanno pianto per la cessione del loro idolo nel momento più brillante della sua carriera.

È un grande libro pop, ibrido di calcio romantico e di amarcord d'adolescenza e giovinezza. I fan di Morozzi scopriranno qualche retroscena emozionante, come la prima firma di un contratto editoriale, con Fernandel; i tifosi delle altre squadre ritroveranno qualcuno dei loro vecchi giocatori, preferiti o meno poco importa; i tifosi del Bologna rideranno, piangeranno, si incazzeranno, e infine avranno una gran voglia di tornare in curva, nella curva Andrea Costa. Al posto loro, A o B o C, comunque al posto loro, fedeli alla causa. Rossoblu.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Gianluca Morozzi (Bologna, 1971), scrittore e musicista, ha esordito pubblicando il romanzo Despero per Fernandel nel 2001; da allora, ha pubblicato narrativa per Fernandel, Tea e Guanda e scritto graphic novels. Il suo maggior successo rimane Blackout (Guanda, 2004; TEA, tascabile, 2007). È stato tradotto in Inghilterra, America e Germania. Sostiene di essere “il più grande tifoso del Bologna mai esistito”; a quanto pare è proprio così.

Gianluca Morozzi, ”Il rosso e il blu. Da Leffe a Cento”, Castelvecchi, Roma 2009. Collana “Narrativa”. Copertina di Maurizio Ceccato.

Approfondimento in rete: Blackmaimag / WIKI It

Gianfranco Franchi, Settembre 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot

Non manca una trasferta, pianifica e calendarizza le sue presentazioni e i suoi appuntamenti in base alle partite di campionato del Bologna, associa ogni evento della sua vita alle sorti della sua squadra…