Il parnaso ambulante

Il parnaso ambulante Book Cover Il parnaso ambulante
Christopher Morley
Sellerio
1992
9788838908507

ovvero, come imparare ad amare quella letteratura che parla dell’amore per la letteratura: e trovare ragione d’esaltarla. “Parnassus on Wheels” è il più celebre romanzo dello scrittore americano Christopher Morley (1890 – 1957), giornalista, poeta e romanziere dallo stile immediato, leggero e gentile. È uno di quei libri che non dovrebbero mancare, per nessuna ragione, negli scaffali dei letterati del tempo nuovo: perché ha grazia e intelligenza, composto com’è d’amore e di sogno e di libertà: è una sorsata d’acqua fresca, limpida e cristallina a dispetto dei quasi cento anni d’età del libro. Morley mostra d’avere l’archetipico talento del cantastorie: e la storia rubata agli dèi è quella di un misterioso ometto, Mifflin, luciferino professore dalla barba rossa e dagli occhi azzurrissimi, che andava viaggiando on the road per le campagne americane, a bordo del suo Parnaso Ambulante: la libreria d’un nomade messianico, destinata a regalare cultura, intelligenza e sentimento alla povera gente. “Sto facendo qualcosa che nessun altro, da Nazareth, Maine, a Walla Walla, Washington, ha mai pensato di fare. È un nuovo campo d’azione, ma per le ossa di Whitman, ne vale la pena! È questa la cosa di cui ha bisogno questo Paese: più libri! (…) Sa, è comico – aggiunse, – persino gli editori, che stampano libri, non sono capaci di vedere ciò che sto facendo per loro. Alcuni di loro mi rifiutano il credito perché io vendo libri per quello che valgono, invece che per il prezzo di copertina. Mi scrivono delle lettere sulla necessità di sostenere i prezzi, ed io rispondo sulla necessità di sostenere la qualità. Pubblicate un buon libro, ed io riuscirò ad averne un buon prezzo!, dico. Qualche volta penso che gli editori ne sappiano meno di qualsiasi altro sui libri. Ritengo però che questo sia naturale. La maggior parte degli insegnanti non conosce molto i ragazzi (…)” (p. 39)

Mifflin è un tusitala e un sognatore: l’evangelista del verbo della Letteratura. È un visionario, carismatico e dai segreti talenti; non disdegna la rissa – quando necessario – e conquista con uno sguardo gli avventori. È un liberatore, come vedremo: e non soltanto per la ragione più prevedibile.

Elena è la sorella, quasi quarantenne, d’uno scrittore di grande successo, Andrea McGill: da quindici anni vive al suo fianco, in una fattoria; gli è riconoscente per essere stata riscattata da una bigia esistenza da governante, ma al contempo è seccata per la sua totalizzante passione per la scrittura, che ha macchiato la quiete e l’armonia che avevano condiviso nei primi tempi della nuova vita agreste. Quando un giorno riceve la visita del misterioso Mifflin, a bordo d’un calesse celeste che somiglia a un furgone, la sua vita cambia; Mifflin voleva vendere il suo Parnaso – voleva affidare il testimone della sua avventura – allo scrittore vivente che più amava; finisce invece per condividere il Parnaso con un’inattesa acquirente, una donna che non sapeva di sognare la libertà e che la letteratura l’aveva solo annusata, senza studiarla e senza capirla – restando sempre vivo in lei il desiderio dell’incontro vero, sì, con la più splendida tra le arti.

Perché il coraggioso Mifflin vuole liberarsi del Parnaso? Perché è giunta l’ora di scrivere. “Non ho facilità che per il grande stile. Ho sempre avuto la convinzione che sia meglio leggere un buon libro che scriverne uno cattivo, ed ho fatto nella mia vita una tale miscela di letture, che la mia mente è piena degli echi delle voci di uomini migliori. Ma questo libro per il quale ora mi sto tormentando, merita di essere scritto, io credo, perché ha un suo messaggio (…)” (p. 71)

E così, dapprincipio accompagna Elena, quasi per sincerarsi che sappia stabilire confidenza con lo strabiliante wunderwagen letterario; le avventure condivise, tuttavia, implicano una rotta diversa e comune. Nonostante l’opposizione del furibondo e gelosissimo fratello artista, quell’Andrea McGill involontario innesco dell’incontro, e una dedica scritta col sangue, come vedrete, il sogno figlio della Letteratura s’avvera: e chi liberava si trova compreso e condiviso e capito, e chi viveva nel giogo d’un figlio della letteratura riesce a divincolarsi e a ritrovarsi, felice come una bambina, a donare arte a chi non aveva che terra.

Con la stessa dolcezza mostrata spiegando il senso della condivisione dell’arte letteraria con il popolo, così Morley – per bocca della sua narratrice, Elena – sa essere romantico, tenero e buffo parlando d’amore: “Pensa al taccuino del povero ometto. Pensai ai suoi modi coraggiosi ed amabili, al suo patetico berretto di tweed, al bottone mancante della sua giacca, ai rammendi mal fatti sulla sua manica logora. Mi apparve come un paradiso il poter rotolare strisciando sul Parnaso lungo le vie di campagna, col professore sul sedile vicino a me. Che cosa sarebbe accaduto se lo avessi conosciuto prima? Ma da quanto tempo lo conoscevo? Aveva portato lo splendore d’un ideale nella mia vita monotona. Ed ora (…)” (p. 138).

Al termine di questa felice lettura, si ritrova armonia ed equilibrio interiore: è il talento segreto e splendido di quelle favole che nascondono segreti, e propongono rivoluzioni. Questo è uno di quei misteri che solo chi è iniziato alla bellezza conosce, e vorrebbe tanto fosse patrimonio di tutti.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Christopher Morley (Haverford, Pennsylvania, 1890 – Roslyn Heights, New York, 1957), giornalista, poeta e romanziere americano.

Christopher Morley, “Il Parnaso ambulante”, Sellerio, Palermo, 1992. Traduzione di Rosanna Pelà ed Enrico Piceni.

Prima edizione: “Parnassus on Wheels”, 1917.

Gianfranco Franchi, luglio 2005.

Prima pubblicazione: Lankelot.

A Raffaella Brusati, con riconoscenza.