Il grande cacciatore

Il grande cacciatore Book Cover Il grande cacciatore
Carlo D'Amicis
Duepunti
2011
9788889987551

“Se togli il cane, escluso il cane, non rimane che gente assurda”, cantava Rino Gaetano, qualche anno fa. E anni fa quella grande verità ha ispirato un narratore sensibile, talentuoso e intelligente come Carlo D'Amicis, papà di “Escluso il cane” [Minimum Fax, 2006]. Si direbbe che quella grande verità non smetta di affascinare l'ottimo D'Amicis: per la divertente collana Zoo-Scritture Animali della Duepunti di Palermo è appena apparso un suo racconto, “Il grande cacciatore”, in cui non c'è personaggio sensato ed equilibrato diverso dal cane, guarda un po'.

Nel “Grande cacciatore” c'è un tizio che una volta s'è sparato al polpaccio, mentre caricava il fucile. È molto appassionato dei fatti di Roswell e passa da una donna all'altra con discreta facilità: criterio principe, la comodità. E in effetti lascia la sua compagna per mettersi con la sua vicina di casa.

La sua (ex) compagna è un'infermiera, l'infermiera che l'aveva curato in ospedale quando s'era sparato per errore. Un'infermiera che un bel giorno ha scoperto di avere una vicina: è stato quando, dalla finestra del bagno, s'è accorta che la sua vicina stava a letto col suo fidanzato. Pensa.

La vicina di casa è una donna che vive tranquillamente del suo assegno da divorziata. Condivide col grande cacciatore la passione per gli alieni, e una certa estraneità agli scrupoli. E una certa sensualità, a quanto pare.

Tra l'ex compagna e la nuova compagna passa qualcosa, sottotraccia, per tutto il libro. E questo sin da quando la ex s'accorge di quel che sta succedendo, e capisce. Dimenticavo: la ex è la narratrice. È una narratrice un po' insolita, rispetto ai romanzi passati di D'Amicis, perché ogni tanto si perde qualche nesso per strada, sembra bruciare certi passaggi logici. Ma in ogni caso ha una buona coscienza. Per esempio, quando spiega che...

“Ovviamente noi con il camice bianco saremmo i buoni. Ma certe volte, quando circondata da sofferenze d'ogni genere mi accorgo all'improvviso, se non proprio di essere felice, di stare almeno bene (bene come, circondata da gente che sta bene, non sto bene mai) mi viene un dubbio atroce: che il male, in realtà, mi piaccia molto di più. Che si scelga la parte giusta solo per avere una prospettiva migliore su quella sbagliata” [p. 16].

Oppure, quando racconta qualcosa del genere...

“Quando fai l'infermiera, capisci subito cosa ciascuno pensa del suo corpo. C'è chi se lo trascina dietro come un sacco, chi lo scopre per la prima volta nel dolore, chi non è nemmeno capace di pensarlo, essendo corpo e niente altro. La vicina lo considerava una proprietà privata, uno di quegli investimenti di cui la gente dice: 'male che vada lo rivendo'. Per questo osservava la ferita come una visita dei ladri. Era indignata. Offesa nel suo più profondo senso di giustizia. Voleva denunciare, e non sapeva a chi” [p. 24].

Già, perché cos'è successo? È successo che invece di diventare la peggior nemica della sua vicina di casa, che è diventata la nuova compagna del suo ragazzo, beh – l'infermiera è diventata sua amica, e ha badato a farla curare in ospedale per un neo che prometteva male, e addirittura s'è ritrovata a ospitarla a casa. E a studiarla, a casa. E a farla dormire per diverse notti nel suo letto, a casa. Mmm.

Questi sono i personaggi. Ma poi c'è un cane. Trovatello. Che sceglie d'appartenere all'infermiera – che finisce per appartenerle: meglio – perché non poteva essere altrimenti. È stato un incidente. Ha un nome che è tutto un programma (“Spariscy”) ma finirà per giocare un ruolo determinante in questa vicenda paradossale, e caotica. Caotica, perché per buona parte del libro si sospetta che l'infermiera e la vicina di casa siano, in qualche curioso e strano modo, la stessa persona. E che questo racconto altro non sia che la trasfigurazione di una vicenda di scissione della personalità. Ma le cose sono ben diverse, e diciamo così più semplici: “Il grande cacciatore” diventa una questione rocambolesca e mezza folle di gelosia, di incomprensioni, di sentimenti puri e inespressi (più puri perché inespressi: naturalmente), di grande femminilità. A sacrificarsi per tutti è l'unico personaggio lineare di questa storia: un povero cane. Ma la morale della favola la conoscevamo già: “Se togli il cane, escluso il cane, non rimane che gente assurda”. Assurda, più comune di quanto si potrebbe credere.

Rimane da aggiungere che ogni volta che esce un libro di Carlo D'Amicis io sono un bambino felice, e quindi grazie. E questo è quanto.

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Carlo D’Amicis (1964), giornalista e scrittore italiano. Ha esordito pubblicando “Piccolo Venerdì” (Transeuropa, 1996).

Carlo D'Amicis, “Il grande cacciatore”, Duepunti, Palermo, 2011. Collana Zoo-Scritture Animali.

Gianfranco Franchi, giugno 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Il racconto di Carlo D’Amicis per la Zoo-Scritture Animali della :duepunti…