Il cittadino si ribella: il cinema di Enzo G. Castellari

Il cittadino si ribella: il cinema di Enzo G. Castellari Book Cover Il cittadino si ribella: il cinema di Enzo G. Castellari
Gordiano Lupi
Mondo Ignoto
2006
9788889084632

Enzo Girolami, alias Enzo G. Castellari, figlio d’arte d’una famiglia di cineasti e cinematografari autentici, è il protagonista di questa monografia firmata Lupi e Zanello. Chiariamo subito che l’impostazione del libro, il taglio dell’analisi e la scelta dell’artista sono in pieno stile lupiano: si tratta di un regista di cinema di genere (poliziottesco e spaghetti-western in primis), considerato da diverse frange della critica come autore di serie b, rivalutato e omaggiato con un testo che include in primis schede e cast dei suoi principali film, suddivisi per genere o area di interesse; quindi bibliografia, filmografia, foto di scena, locandine, interviste, chicche di vario genere (backstage) e fotografie rare (si staglia naturalmente quella di Tarantino che saluta il Castellari come un maestro). Ciò detto segnaliamo che le pagine scritte da Lupi, in questo caso, non sono in maggioranza. Spiega Gordiano: “Non ho fatto molto in questo libro. È mia soltanto la parte relativa al cinema fantastico di Castellari, forse la meno importante perchè il buon Enzo è giustamente famoso per il poliziottesco, per Il cittadino si ribella, per Quel maledetto treno blindato... Ho lasciato che a parlare di Castellari più noto fossero i veri intenditori del poliziottesco, del western... Io mi sono limitato ad affrontare il genere postatomico, i film a imitazione de Lo squalo e un thriller claustrofobico. Castellari non ha fatto horror, è un genere che non ama, ne ricorda soltanto uno ma dice che lo ha firmato e basta, senza girare neppure una scena... Un libro scritto a più voci, con molte firme del buon giornalismo cinematografico e la mia di appassionato del genere fantastico” – e quindi ecco interventi critici e sezioni intere curate da As Chianese (già autore con Lupi della monografia dedicata a Fulci), Franco Prono, Elisa Grando, Federico de Zigno, Luca Pallanch, Domenico Monetti, la redazione di “Buio in sala”; e ancora, interventi dei suoi famigliari Romolo Guerrieri (regista) e Enio Girolami (attore) e dello sceneggiatore Luigi Montefiori. La prefazione è stata scritta da uno dei suoi attori-feticcio, Franco Nero, che lo chiama “maestro del cinema di genere”.

Destinato a venire incontro alle attese dei fan e degli appassionati del genere, il libro si lascia leggere senza particolari difficoltà anche da chi – come il sottoscritto – è del tutto all’oscuro della filmografia di Girolami-Castellari. Mi sarebbe piaciuto, anche in questo caso, avere le competenze per poter confutare le impressioni e le analisi di Lupi e compagnia; purtroppo devo ammettere, al solito, che per quanto mi riguarda si parla di cinema estraneo alle mie pure caotiche visioni. Segnalo quindi, a questo punto, elementi che giudico notevoli nel libro: a partire dalle dichiarazioni di registi importanti come Michael Mann, entusiasta de “Il grande racket” (p. 17: “Uno dei migliori polizieschi mai girati, perché il vero protagonista è la malavita (…) La violenza per la violenza è descritta con precisione e senza concessioni al romantico (…)” e Quentin Tarantino, che va cullando l’annunciato remake di “Quel maledetto treno blindato”, “Inglorious Bastards” e ammira molto “Il cittadino si ribella”.

Castellari è un autore poliedrico, spesso curatore del montaggio e della sceneggiatura dei suoi film. Scopriamo le sue influenze (p. 30): “Andavo a vedere i film di Fellini, Visconti, Rosi, Magni, Scola, ma i film americani andavo a vederli tutti, soprattutto Peckinpah, Ford e Stanley Kubrick, che adoravo fin da “Rapina a mano armata” (…). “Rashomon” di Kurosawa è il mio cult, anche “I sette samurai” è straordinario”. Scopriamo che il suo pseudonimo ufficiale appare sino da “Vado, l’ammazzo e torno”: Castellari era il cognome di sua madre.

Tra gli assi portanti dei suoi film, l’amicizia (cameratesca) e il rapporto padre-figlio; Castellari ha sperimentato diversi generi, occasionalmente anche horror (male), commedia, fantasy (il debole “I nuovi Barbari”) bellico (“La battaglia d’Inghilterra” con split-screen) e thriller (l’erotico “Gli occhi freddi della paura”): il massimo, come s’accennava, sembra averlo dato, a detta dei suoi appassionati, nel poliziottesco (“Il grande racket” per Zanello è un capolavoro, capace di mostrare corruzione e contrasti di Roma con delle formidabili scene d’azione) e nello spaghetti western (“Kaoma”: cfr. intervista a Montefiori). Città preferite Genova (cfr. pagine di Prono sui poliziotteschi genovesi) e San Francisco.

Interessanti le pagine di Lupi sul sottogenere tutto italiano dei film post-atomici, nati sulla scia de “I guerrieri della notte” e “1997: Fuga da New York”. Si trattava di pellicole massacrate dalla pochezza dei finanziamenti e dei mezzi, spesso fondate su sceneggiature sciatte, effetti speciali risibili e interpretazioni molto mediocri. Gordiano evidenzia “1990: i guerrieri del Bronx”, ricco di citazioni a diverse pellicole di genere (horror, splatter, azione) e il cupo e disperato “Fuga dal Bronx” come migliori risultati. In un’altra sezione, Lupi parla dei film d’azione con gli squali come protagonisti, derivati dalla matrice “Jaws” di Spielberg; erano veri ne “Il cacciatore di squali”, riconosciuto superiore a “L’ultimo squalo”, effettivamente troppo vicino a un remake dei primi due episodi hollywoodiani.

Concludo. Una volta ancora, immagino che cinefili e cinefagi troveranno pane per i loro denti: nell’ottica della mia indagine analitica sulle pubblicazioni di Gordiano Lupi, questa monografia riveste un interesse marginale, si sarà inteso. Spero egualmente d’aver assicurato un’informazione equilibrata e onesta. Buona lettura, e buone visioni.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano.

Gordiano Lupi, Fabio Zanello, “Il cittadino si ribella: il cinema di Enzo G. Castellari”, Profondo Rosso, Roma 2006.

Gianfranco Franchi, Maggio 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.