Il canto di Natale di Fidel Castro

Il canto di Natale di Fidel Castro Book Cover Il canto di Natale di Fidel Castro
Alejandro Torreguitart Ruiz
Il Foglio Letterario
2010
9788876062599

“Il canto di Natale di Fidel Castro” è un omaggio a Dickens, e un omaggio a tutti quei cittadini, quei combattenti e quegli intellettuali, cubani e occidentali, che hanno dedicato la loro vita, o almeno parte della loro vita, a demistificare la propaganda della “Fantasia Roja” per eccellenza: l'infame, omicida e liberticida regime comunista cubano. L'autore è il misterioso cubano Alejandro Torreguitart Ruiz, rappresentato in Italia dal papà del Foglio, Gordiano Lupi. La sua novelletta è molto ben calibrata, è ferocemente incisiva e niente affatto retorica, o didascalica. È semplicemente un'iniezione di semplicità, di onestà, di verità e di idealismo.

Il Che è morto, Fidel sa bene che non potrà tornare. E sul suo nome ha costruito un'intera retorica rivoluzionaria, manifesti, cartelloni, scritte, odio antiamericano. Il grande inganno sta per avere termine: siamo a fine 2009, Castro è stanco e malato, il fratello Raul governa. Cuba sta decadendo.

In stanza, il tiranno ha un ritratto del Che. Ogni tanto ci parla. Quella notte, il Che risponde. E ricorda quando erano davvero amici e fratelli, sulla Sierra Maestra; e ricorda che poi è cambiato tutto. “Mi hai trasformato in un simbolo – ripete – ma non mi hai difeso” (p. 20); e adesso è costretto a vagare per il mondo, senza pace, senza sosta.

Il Che manda tre fantasmi da Fidel. Tre spiriti del passato. Il primo è Camilo Cienfuegos, morto misteriosamente in una disgrazia aerea, di ritorno da una missione. Camilo ricorda a Castro la sua gioventù, gioventù di gangster che andava per Cuba armato, e i suoi primi passi da cinico uomo politico: gli ricorda del massacro dei ragazzi del Moncada, gli ricorda l'indifferenza per la sorte del Che. “Hai venduto la nostra terra ai russi. Non esisteva gente più lontana dalla nostra cultura. Hai trasformato un popolo caraibico in una massa informe di marxisti-leninisti, senza che nessuno capisse cosa volesse dire” (p. 29). E gli ricorda la guerra d'Angola. E il secondo spettro viene proprio da quei giorni. È il generale Arnaldo Ochoa, fucilato per tradimento durante quella guerra, accusato di tanti reati. “Non ero io che facevo affari con Noriega – gli dice – ma sono stato io a morire” (p. 32).

Ochoa mostra a Fidel i suoi troppi prigionieri politici. Mostra gli artisti esuli: passano, come in un film, i volti di Heberto Padilla, Cabrera Infante, Reinaldo Arenas, Lezama Lima, Virgilio Pinera, Carlos Victoria. Il terzo spettro mostra i Natali futuri. C'è chi commenta la morte di uno che non verrà rimpianto, e chi dice che quando quel qualcuno morirà tutti saranno liberi. È lo spettro del cantante Elvis Manuel, morto scappando da Cuba. Fidel allora capisce. Capisce che il futuro sta nella democrazia. Capisce che il futuro sta nelle forze libertarie e civili, nelle intelligenze come Yoani Sanchez. E allora tutto cambia... come è sacrosanto e giusto. Peccato sia un sogno.

In appendice, una favola di José Marti, “Una monella di nome Nenè”; il graffiante “Calderon, non era questo il mio sogno” di Padilla, denuncia di un'ideologia “massacrante che ha distrutto la storia di Cuba”, denuncia dei campi di concentramento UMAP per gay, lesbiche, preti, santeros e musicisti rock, denuncia della sorte degli intellettuali, isolati e umiliati dal comunismo. Quindi, “Riguardo miti, mitomani e altre affabulazioni” della Sanchez, tratto da “Aldabonazo en Tocadero 162”, antologia scritta in memoria di Lezama Lima, inedita in IT: la morale della favola è “alimentare il fuoco della nuova illusione che ci permetterà di reinventare l'isola” (p. 78).

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Insomma, libretto da battaglia. Da battaglia civile, democratica: da battaglia umana, e necessaria. Venceremos, vinceremo, il dittatore comunista cadrà, il popolo cubano sarà libero di animare utopia nuova. Sarà libero di raccontare a tutto il mondo cosa ha significato essere vittime d'un regime: sarà libero, come il popolo polacco, di mettere fuorilegge quell'ideologia assassina: sarà libero, come il popolo ungherese, come il popolo rumeno, come il popolo baltico, di denunciare ogni giorno cosa abbia significato la cancellazione dei diritti civili, e della libertà. Sarà libero di fronteggiare il capitalismo americano dal fronte più sano: quello democratico, quello in cui crediamo.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Alejandro Torreguitart Ruiz (L’Avana, Cuba, 1979), scrittore cubano. Probabile pseudonimo di Gordiano Lupi.

Alejandro Torreguitart Ruiz, “Il canto di Natale di Fidel Castro”, Il Foglio, Piombino 2010. Traduzione [?] di Gordiano Lupi. Illustrazioni di Elena Migliorini. Copertina di Marco Zorzan.

Gianfranco Franchi, marzo 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.