Gino Boccasile. «La signorina grandi firme» e altri mondi

Gino Boccasile. «La signorina grandi firme» e altri mondi Book Cover Gino Boccasile. «La signorina grandi firme» e altri mondi
Paola Biribanti
Castelvecchi
2009
9788876153235

BOCCASILE

Boccasile è l'inventore delle gambe” (Antonio Faeti)

Boccasile non aveva ascendenti né di scuole né di accademie” (Orio Vergani)

Tutti ci domandiamo: esiste la Signorina Grandi Firme?” (Cesare Zavattini)

Ai pubblicitari di oggi Boccasile insegnò la sintesi, l'essenzialità e l'impatto prima ancora che di queste cose se ne parlasse e se ne prendesse coscienza” (Donato Mutarelli)

Signorina Grandi Firme / col tuo stile Novecento / hai portato turbamento in ogni cuor (…) / Le ragazze d'oggi giorno / sono tutte come te” (Trio Lescano)

La Signorina Grandi Firme è una pietra filosofale dell'erotismo” (Antonio Faeti)

Uno dei motivi per cui era stata ordinata la chiusura di 'Le Grandi Firme' era stato il comportamento, non proprio ineccepibile per una donna del Ventennio, tenuto dalla provocante signorina disegnata da Boccasile che, ogni settimana, sfoggiava un vitino da vespa e passeggiava da sola per le strade cittadine, allontandosi irrimediabilmente dallo stereotipo fascista donna/angelo del focolare/madre di famiglia” (Paola Biribanti, “Boccasile”, p. 62)

Guadagnava cifre colossali e cifre colossali spendeva per la sua incorreggibile generosità. Impetuoso, litigioso, tutto meridionale, Boccasile era sempre pronto a fare a pugni, così com'era sempre pronto a spogliarsi per vestire i bisognosi” (V.R:, “Tempo” n. 22, 24 maggio 1952).

Il caso Boccasile. Un talento unico, irripetibile, ingiustamente rimosso, destinato a guadagnare, nelle generazioni a venire, schiere di nuovi ammiratori. L'artista pugliese (Bari, 1901-1952) fu l’interprete e lo specchio di un’epoca che con lui è tramontata. Illustratore eclettico e prolifico, genio della cultura strapaesana, radicale innovatore del lessico pubblicitario, ai pubblicitari di oggi insegnò la sintesi, l’essenzialità e l’impatto prima ancora che di queste cose se ne prendesse coscienza: ne sanno qualcosa la Pirelli, la San Pellegrino, la Fiera di Milano, lo Spumante Riccadonna, la Roberts, la Sperlari, lo Yogurt Mio e lo Yomo. Giocò col nudo quando il nudo era proibito (Paglieri). Inventò un'icona del Novecento come la Signorina Grandi Firme per la rivista di Cesare Zavattini, suo grande ammiratore. Lei era una donna moderna che andava da sola per le strade cittadine, emancipata, libera e consapevole: ben distante dallo stereotipo italiano d'antan, donna-angelo del focolare, donna-madre di famiglia. In altre parole, inventò una rivoluzionaria. Longanesi aveva le idee chiare: lei era “una pietra filosofale dell’erotismo”, una diva. Assoluta. Ritrovando e riscoprendo Boccasile, cavalchiamo allora un gran pezzo di storia del costume e della società italiana, guidati dalle sue stupende creazioni; sono stati, purtroppo, anche gli anni terribili e dolorosi del sacrificio di un'intera generazione, gli anni di una guerra atroce, sbagliata e perduta. Il genio di Boccasile fiancheggiò il fascismo dal principio alla fine; l'Italia democratica non l'avrebbe più perdonato, per questo, condannandolo alla damnatio memoriae. Ma l'arte non ha e non deve avere colore politico. L'arte è patrimonio del popolo. L'arte sovrasta la politica: la domina, la giudica, la nichilizza. L'arte, infine, attraversa il tempo; la politica sa solo addomesticarlo.

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L'opera – magnificamente illustrata – è strutturata in quattro parti: cenni biografici; Boccasile illustratore; Boccasile pubblicitario; La propaganda politica. In appendice, un ricordo della figlia, Bruna Boccasile, una bella cronologia e la bibliografia.

Figlio della piccola borghesia pugliese, orfano di padre a soli due anni, studiò alla Scuola di Arti e Mestieri; appena dodicenne, perse la vista all'occhio sinistro, ferito da uno schizzo di calce viva. Il giovane Boccasile non si deprimeva facilmente: ben presto cominciò a collaborare con le riviste locali. “Miniera inesauribile di idee e slogan, disegnatore instancabile, capace di passare dall'illustrazione di libri e giornali alla creazione di manifesti pubblicitari e cartoline reggimentali, Boccasile avrebbe saputo adottare un registro adatto a soggetti e situazioni ogni volta diversi, senza mai perdere il suo tratto inconfondibile” (p. 8), commenta Paola Biribanti.

Si trasferì a Milano appena diciottenne. Per anni patì la fame e una serie enorme di difficoltà per trovare lavoro. Viveva in una soffitta e si manteneva spalando neve, modellando e dipingendo statuine di gesso, lavorando come figurinista per negozi di tessuti, atelier e riviste femminili. Nonostante qualche primo promettente passo in qualche studio grafico, emigrò in Argentina dove rimase per un anno. Durante il viaggio, incontrò Alma Corsi, futura moglie e madre dei suoi due figli, Bruna (1934) e Giorgio (1935-1983). Assieme, post Buenos Aires e Parigi, decisero di tornare a Milano. Subito Boccasile prese a collaborare con Mondadori (copertine e illustrazioni), e con diverse riviste di moda; di lì a poco, sarebbe arrivata la fortuna per i cartelloni pubblicitari: primi clienti, Roberts, Pirelli, Ramazzotti, La Rinascente, Pavesi, Borsalino (p. 14). I guadagni si fecero spettacolari: colossali almeno quanto la generosità di Boccasile, adorabile con chi aveva bisogno di soldi, sempre.

Fondò l'agenzia pubblicitaria ACTA con Franco Aloi; nel 1936, espose manifesti alla I Mostra Nazionale del Cartellone e della Grafica pubblicitaria di Roma. Nel 1937, Zavattini lo chiamò a dare una nuova veste grafica alla rivista “Le Grandi Firme”, creata da Pitigrilli: il primo numero della nuova serie, settimanale – 22 aprile – aveva in copertina lei, la sua eroina. La Signorina Grandi Firme. Una donna libera, emancipata, sexy e disinvolta, degna protagonista di un periodo in cui, come scriveva Guerri – e la Biribanti riferisce - “tutto sembra contribuire al successo e al prestigio dell'Italia nel mondo, dalle trasvolate atlantiche di Balbo (1931 e 1933) alle vittorie della nazionale di calcio di Pozzo (1934 e 1938); dall'inaugurazione del Rex, la nave di linea più veloce del mondo (1931) al Nobel di Pirandello, fascista a suo modo ma fascista (1934); dal prestigio del cinema italiano (1932 viene inaugurata la mostra del cinema a Venezia) alle glorie di Carnera, che conquista nello stesso anno il titolo mondiale dei pesi massimi” (p. 47).

Donna libera tanto che il regime, come ricordavo in apertura, domandò la chiusura del giornale, tutto a un tratto (1938). Ma com'era questa grande provocatrice? Biribanti: “Una creatura ingenua, romantica, maldestra, sognatrice, intraprendente, temeraria, distratta, pasticciona, in grembiule nero e colletto bianco, in abito da sera o in costume da bagno (…) il petto generoso, il vitino da vespa, la folta chioma bruna, le calze con la riga nera, le gambe lunghissime” (p. 73). Ed ecco che si passò da 50mila a 200mila copie, per la gioia di Zavattini. Con tanto di concorso per scoprire chi fosse la vera signorina grandi firme (Barbara Nardi). Tutto andò di lusso fino al 1938. Poi si dovette chiudere la testata, e di lì a qualche anno fu la disgrazia atroce che tutti sappiamo. Nel 1939 Boccasile fu nella commissione del concorso: “5000 lire per un sorriso”. Quel primo concorso in stile americano sarebbe diventato, nel 1946, Miss Italia.

Passiamo alle pagine del dramma. Seconda Guerra. Boccasile si stabilì a Gardone, sul lago di Garda, per quasi dieci anni; intanto, sempre, sosteneva il regime per cui provava enorme simpatia. Nei dolorosi anni della Guerra, collaborò, tra le varie testate, con “Grazia” (1941) e col settimanale “Tempo” (1940); nel 1943, con “Gente Nostra”; in quello stesso anno, da repubblichino, con le riviste politiche “Avanguardia” e “L'Orizzonte”, organo della X Mas. Fascista della prima ora, Boccasile si divise tra manifesti sociali e manifesti bellici. In quelli bellici, ideò immagini patriottiche o non offensive come la proverbiale “Tacete! Il nemico vi ascolta” e altre oggi estremamente sinistre, come “La Germania è veramente vostra amica”, con tanto di soldato tedesco sorridente, o quella in cui il militare anglo-americano è mostrato come un “soldato negro con labbra turgide, l'aria losca e le fattezze scimmiesche” (p. 225), o come quella del 20 ottobre 1944, riferita al bombardamento alleato in cui 174 bambini del varesotto persero la vita. Quella che più mi angoscia è riferita alla fucilazione dei traditori. È terribile. Non dimentico che era tempo di guerra, ma posso solo dire che è triste visualizzarla. Post 25 aprile 1945, Boccasile fu arrestato e imprigionato per sei mesi. Sua figlia commenta: “Era un uomo logico nel ragionare e coerente nell'agire in conseguenza (virtù non sempre facile da trovare). Infatti, poiché credeva nei valori che i suoi cartelloni di guerra illustravano e propugnavano, è stato l'unico cartellonista a firmare i propri lavori subendo per questo il carcere e un processo per 'collaborazionismo e propaganda'” (p. 249). E questa, sì, è una notizia da non dimenticare.

Lentamente, nel dopoguerra, tornò al suo posto di lavoro, collaborando tra 1946 e 1950 con riviste di satira, costume e fotoromanzi e ideando nuovi manifesti pubblicitari (Yomo, Locatelli, Paglieri). Morì giovane, appena cinquantenne, lasciando incompiuto il suo “Decameron” di Boccaccio. Dovevano essere 101 illustrazioni, ne rimangono 62.

Dal 1952 in avanti, con poche eccezioni, non è stato mai salutato e ricordato dalla cultura italiana per i suoi talenti, il suo genio e la sua inventiva; si direbbe davvero che sia vittima dell'antica condanna latina della damnatio memoriae. È una condanna che deve terminare, perché la sua opera sia finalmente consegnata integralmente alla storia: con onestà ed equilibrio, riconoscendo responsabilità e coerenza al contempo, generosità e disgrazia, arte e ingegno. Proprio come riesce a fare, in questo magnifico libro, Paola Biribanti.

Ho imparato molto. E sono molto riconoscente.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Paola Biribanti (Terni, 1977), giornalista e scrittrice umbra.

Paola Biribanti, “Boccasile. La Signorina Grandi Firme e altri mondi”, Castelvecchi, Roma 2009. In appendice, un ricordo della figlia, Bruna Boccasile, una bella cronologia e la bibliografia. Copertina di Elisa Passacantilli.

Gianfranco Franchi, novembre 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.