Due cavalieri nella tempesta

Due cavalieri nella tempesta Book Cover Due cavalieri nella tempesta
Jean Giono
Guanda
2003
9788882461805

Romanzo ambientato nella Provenza del primo Novecento, “Due cavalieri nella tempesta” è, al contempo, una cupa ed esasperata rappresentazione dell’antica società contadina locale, una perturbante e cruenta sintesi delle sue di rado inespresse violenze, una morbosa descrizione d’un legame fraterno tinto di torbide attrazioni. E dire che, paradossalmente, l’impatto iniziale prometteva e annunciava altro: pare quasi, nelle prime battute, che Giono voglia offrire al pubblico una nuova interpretazione della più autentica fratellanza e dell’amicizia attraverso il racconto d’una saga familiare. Suggestione facilmente disillusa dalle sempre più ossessive e morbose descrizioni dell’attrazione tra i due fratelli protagonisti dell’opera: è una relazione di chiara, manifesta e incestuosa omosessualità, appena e invano contrastata dalla presenza, sullo sfondo, delle mogli dei due.

Mogli che si presentano, senza dubbio, come personaggi deboli e mai incisivi nella vicenda: è, in generale, il ruolo della donna ad apparire sconfitto e derelitto in un romanzo che fotografa una società sessista e volgare in cui l’unica figura femminile rilevante e memorabile risulta essere la madre dei fratelli, non a caso mascolina nei tratti esteriori e nella brutale violenza. C’è una esasperante e perfino nauseante predominanza virile, in questo libro: infausta ed esecrabile. E non illuda il capitoletto dedicato alle conversazioni tra signore, con relativa maledizione al genere opposto: si respira, in generale, un clima di trivialità e di ignoranza agreste che non risulta affatto gradevole.

Storia dei fratelli Jason: Marceau, il primogenito, è sensale di muli, come il padre. Gigantesco e tuttavia leggero e rapido, è descritto come un marcantonio che vive della sua attività commerciale, viaggiando spesso e conquistandosi, nel tempo, grande fama per la sua forza fisica.

Marat, il fratello “di mezzo”, cade in guerra nel 1917; nella narrazione, riveste un’importanza marginale. In un certo senso, “prepara l’avvento” del fratello minore, Ange, che Marceau giudica un Dio: lavora al fianco di Marceau e, curiosamente, gli somiglia molto fisicamente, a differenza del “fratello cadetto”.

Questo “doppio” di Marceau muore nel momento in cui i quasi venti anni di differenza che separano il primogenito dall’ultimogenito pesano meno: Ange ha circa diciassette anni, è un biondino robusto e reattivo, ma non titanico e devastante come il fratello; quando iniziano a commerciare assieme, tra fiere e mercati, i due costituiscono una coppia che si completa felicemente.

Nella famiglia si ha coscienza che un Jason può nutrire passione solo per un altro Jason: così, tra sguardi languidi, frizioni varie nei bagni e baci appassionati, i due viaggiano sempre più spesso, lasciando le mogli ad attendere un ritorno che non è mai definitivo e mai appagante. Nel frattempo, sempre più spesso lottatori di professione sfidano il gigantesco Marceau, per esorcizzare la sua fama di invincibile Ercole dei boschi. Il biondo fratellino s’appassiona a questi scontri e decide di sfidare il campione.

Il tema dei duellanti, di conradiana memoria, solo progressivamente emerge e s’impadronisce della scena: è una contesa, stavolta, assolutamente tragica e ancora una volta fatalmente insensata. In ballo non l’onore, né un qualsiasi traguardo: ma una nuova determinazione degli equilibri di “valore” nella sordida coppia di fratelli, una volta appurato che il più giovane e meno forte è in grado di battere il primo nella lotta. Non era esistita alcuna rivalità, in precedenza, tra Marceau e Ange: il rapporto s’era fondato sulla protezione prima, sulla mutua assistenza e sulla collaborazione mercantile poi, sulla solidarietà e sulla reciproca, irrefutabile appartenenza sempre. La conclusione sanguinosa dello scontro vuole forse suggerire un’interpretazione simbolica della natura umana: ma eviterei, costatata la non eccelsa qualità dell’opera e la non apprezzabile linearità, di lanciarmi in una analisi che non si fonderebbe altrimenti che su un tentativo di dare luce a una storia che è tutta fango e morbosità, e che altro non è che una sordida epica d’una società ancora figlia dei clan, fortunatamente avviata a sparire. Nonostante la natura quasi esclusivamente dialogica del romanzo, non mancano apprezzabili sprazzi descrittivi; che anzi, considerando il frammento che a breve riporterò, convincono a provare rammarico per la loro episodica apparizione.

Proprio prima della neve e dell’arrivo dell’inverno, la stagione offre d’improvviso alcune giornate di una limpidezza straordinaria. Sono precedute da una settimana in cui le notti gelano di brutto. Quel gelo porta il silenzio. Il bosco perde tutte le foglie. Mattina dopo mattina si vedono le ossa degli alberi scarnirsi. Lo scheletro del bosco emerge a poco a poco come da un’acqua torbida che depositi i suoi fanghi sulla terra. Il cielo schiarisce sempre più in basso attraverso gli alberi, di lì a poco avvolge il tronco delle querce. Nei macchioni deserti, dove le piante sono fitte le une contro le altre, si vede splendere la luce, al di là del bosco, come attraverso una grata”. (cap. “Chiave-dei-cuori”).

Detto questo, rimane da ricordare che uno degli elementi più apprezzabili del romanzo risiede nei tempi delle battute: i dialoghi sanno essere serrati e mantengono una apprezzabile fedeltà al parlato del popolo; frequenti le omissioni e le ellissi, facilmente riconoscibili le pause e le brusche accelerazioni.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Jean Giono (Manosque, Provenza, 1895 / Manosque, Provenza, 1970), romanziere e poeta francese.

Jean Giono, “Due cavalieri nella tempesta”, Guanda, Parma, 2003. Traduzione di Francesco Bruno.

Prima apparizione: “Deux cavaliers de l’orage”, dicembre 1942 – marzo 1943, nella rivista “La Gerbe”. Il primo nucleo del romanzo risale al 1938. Prima edizione: Gallimard, 1965.

Riduzione cinematografica: “Les cavaliers de l’orage”, di Gérard Vergez, con Gérard Klein e Vittorio Mezzogiorno. Francia-Jugoslavia, 1983.

Gianfranco Franchi, dicembre 2003.

Prima pubblicazione: Lankelot.