Angeli perduti del Mississippi

Angeli perduti del Mississippi. Storie e leggende del blues Book Cover Angeli perduti del Mississippi. Storie e leggende del blues
Fabrizio Poggi
Meridiano Zero
2015
9788882373290

Tutto il blues dalla A alla Z. A scriverne, un esordiente d'eccezione: il musicista Fabrizio Poggi, armonicista classe 1958, anima dei Chicken Mambo, popolari più negli States che da queste parti. Il blues, "unica musica popolare realmente americana", nasce negli hollers e nelle work songs dei neri, diventate uno stile solo col passare del tempo. È uno dei pochi stili in cui i silenzi e le pause sono importanti quanto i suoni. "Less is more", insegnavano i vecchi maestri, e Poggi è uno di loro. Robert Johnson sarebbe orgoglioso di lui. In questo libro gli aficionado e i neofiti troveranno entrambi ciò che vanno cercando: conferme e curiosità i primi, rivelazioni e definizioni e ricchi sentieri da esplorare i secondi. Completi di dischi consigliati. Si va, per capirci, dal british blues (John Mayall, Tony McPhee) alla storia dell'etichetta blues principe (Chess Records); dal luogo in cui il Blues è cominciato (la pianura del Delta, a sud di Memphis) sino a quello da cui usciva, magari dopo aver fatto l'amore con una bianca (la back door); dal rapporto di Bob Dylan col blues a quello, molto viscerale, d'ogni musicista col suo Gut Bass; dal senso delle Jam Session (e degli incontri Jama) a quello dei Jinx, i malefici; da Muddy Waters a B.B. King.

Qualche assaggio di quel che incontrerete, lettera per lettera, in questo ricco e intelligente dizionario blues.

A come Alabama: patria del codificatore (non fondatore) del blues, W.C. Handy, e dei Lynyrd Skynyrd, e culla di un buon gospel come quello dei Blind Boys of Alabama, e di una voce soul come quella di Percy Sledge ("When A Man Loves a Woman")

B come Banjo: Poggi ci racconta la storia dello strumento, ovviamente africano, e il segreto (inizialmente, razzista) del suo successo tra i bianchi: serviva a caratterizzare i neri nei "minstrel show", a teatro. Va da sé che col passare del tempo divenne strumento bianco, nel country e nel bluegrass.

C come Canned Heat: il nome in codice di una sorta di whisky ricavato dal petrolio, miscela atroce di acqua, alcol denaturato e petrolio. Lo spacciatore del Canned Heat era il Candy Man. Canned Heat fu il nome di una band micidiale capace di scrivere, prima di suicidio e infarto dei suoi leader, un pezzo come "On The Road Again".

D come Dixie. Il nome viene dai dixies, ossia le banconote ufficiose da dieci dollari, pre-guerra civile, o dalla Mason Dixon Line, la linea ideale di divisione ideale tra gli Strati che ammettevano la schiavitù, e quelli che la rifiutavano.

E come Easy Rider. Una volta significava la chitarra a tracolla dei bluesmen itineranti, hobo pronti a scavalcare un treno dopo l'altro. Quindi, spiega Poggi, "sinonimo di qualcuno che getta via i suoi soldi frequentando femmine di malaffare". Di lì a "pappone" o "amante infedele" il passo è stato breve.

F come Funk. Il termine viene dalla tribù africana dei Ki-Kongo: tra loro, "lu-funki" era chi aveva cattivo odore. Si suda tanto quando si ha paura. "Funk" diventa ansia, disagio, angoscia. Si suda tanto anche in altri frangenti. Questo può spiegare la sfumatura sensuale del funk odierno, come genere.

G come Gospel. Nato dallo spiritual per insegnare al mondo "quanto sia bello pregare Dio con gioia e partecipazione (anche fisica), battendo le mani e cantando a squarciagola la speranza di una vita migliore" (p. 106). "Gospel" viene da "God Spell": ovvero, parola di Dio. Bibbia. H come Harlem, prima meta degli afroamericani a New York, dal 1920.

J come Jack Ball (o soltanto Jack), talismano di stoffa e non solo (radici, ciocche di capelli...), molto protettivo. Portafortuna mica da poco. Da abbinare magari a un Juju, splendidamente apotropaico. Niente vale come il Mojo, a quanto pare. K come Killing Floor, cioè toccare il fondo in assoluto o essere sottomessi, in amore. L come Lemon, sinonimo degli organi genitali. M come Memphis o Mississippi, dove il blues si respira nell'aria.

N come New Orleans, che non è mica solo Jazz. O come Off The Wall, ossia come tutto quel che strano, bizzarro, anomale. P come Policy Game, il gioco del lotto (illegale) di gran moda tra tardo Ottocento e prima metà del Novecento. Q è Q. R come Race Records, dischi di razza. Una volta non era considerato un insulto.

S come Salty Dog. Significa "cagna in calore", e con poco stilnovismo è adottato come epiteto rivolto alle amanti. Nel francese della Louisiana "salté" significava "poco pulito", "jouer en salté" "giocare sporco". Da qui al Salty Dog il passo è stato breve.

T come Texas. Poggi ci ricorda che c'è qualcuno che dice che il blues è nato da quelle parti ("Nobody There", Gates Thomas, 1890). U come universale, perché a quanto pare quella del blues è una lingua che capiscono tutti, bianchi, neri, gialli, in tutto il mondo. V come voodoo, perché forse c'entra qualcosa ma è meglio fare finta di niente. W come White Lightnin', ossia un qualsiasi liquore, purché sia estremamente forte e cattivo. Z come Zuzu, i biscotti del Sud.

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Slang. Qualche chicca, tra le tante. "Axe", "asso", è uno dei nomi della chitarra tra i neri di New Orleans. Curiosamente, è lo stesso sinonimo del fucile dei gangster. In comune c'era la custodia. "Bad", per via del "double talk" dei neri, fondamentale nei lunghi anni in cui i bianchi non dovevano capire affatto, significa l'opposto di quel che sembra: grande talento, grande umanità. "Bag", è un termine molto ricco di sfumature. "Bagman" significa poliziotto corrotto, mentre "trick bag" significa talismano. "Bag" è il genere di musica scelto: blues bag, soul bag. "Blind Pig", in epoca proibizionista, era il nome dei bar illegali.

"Captain" era il nome del capo della piantagione, torna spesso nei blues e negli spiritual. "Cat" è uno dei nick dei bluesman, viene da "katt", il nome dei cantanti nelle tribù americane Wolof. "Chump" è il ragazzo sfortunato, di solito in questioni amorose. Il nome deriva da "chum", termine adottato, nel lontano 1650, per indicare un compagno di (mala)sorte in galera. "Coon" viene da "Racoon", procione, nomignolo affibbiato ai neri nel sud degli State. "Coon Song" è la canzone cantata in slang nero da artista bianco dipinto di nero.

"Coffee" e "Honey", caffè e miele, erano le sfumature delle pelle dei neri. "Daddy" è un nomignolo dato dalle donne afroamericane ai loro amanti, e dalle prostitute ai loro protettori. "Dog" è chi si compiange per aver perduto l'amata, o per esser stato tradito. "Eagle" è la paga del venerdì – la paga settimanale, molto poco italiana. "Fat Mouth" è chi parla troppo. "French Girls" erano tutte le prostitute europee – non solo quelle americane. Chissà perché. "Fuzz" era il nome delle guardie nei campi, poliziotti o sorveglianti che fossero. Viene dalla lingua Wolof: "fas" voleva dire cavallo. Le guardie erano sempre a cavallo.

"Get Lucky" è l'incontro da cui può nascere grande amore o magnifica notte di sesso. "Hard Times" è passato, per traslato, a indicare i penitenziari del Sud. "Hoosegow" è un altro sinonimo, prestato dallo spagnolo messicano. La parola "Hokum" viene dal teatro, stava a indicare scenette, canzoni, baattute facili, magari un po' spinte. Diventeranno gli Hokum Blues, irriverenti, chiassosi, ambiguotti.

"Jake" era uno dei pallini dei bluesman. Era un medicinale estremamente alcolico, molto popolare durante il Proibizionismo. Nome ufficiale: Jamaica Ginger. Poteva piegare le gambe, poteva paralizzare. "Jive" significa scimmia, in Africa. Nei campi statunitensi, si faceva "jive" quando si parlava male dei padroni. Come abbia potuto diventare uno swing energico e ballato è un mistero anche per il pozzo di conoscenza Fabrizio Poggi.

"Malted Milk" era la birra, oppure il latto corretto col whisky. "Moonshine" il whisky di contrabbando. "Salt Water" - l'acqua salata – era un altro sinonimo di alcolico, in epoca proibizionista. "Muleskinner" erano i neri del Mississippi. "Scortica mulo". I neri erano i soli a far lavorare i muli, sugli argini del fiume, perché tra loro e i muli non c'erano grosse differenze, dicevano i bianchi. "Reefer" è lo spinello.

"Shank" è l'arma di fortuna, fondamentale nei giorni della galera. "Spade" è la persona di colore.

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Adesso voglio ricominciare ad ascoltare "Back door Man" dei Doors con ben diverso spirito. Mr Mojo Risin parlava in codice più spesso di quanto possiamo pensare. Chissà cos'altro ci voleva dire, oltre a quel che ha scoperto Aurelio Pasini, qualche anno fa. Buona lettura e buoni ascolti, intanto.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Fabrizio Poggi (Voghera, 1958), musicista dei Chicken Mambo, scrittore italiano.

Fabrizio Poggi, “Angeli perduti del Mississippi”, Meridiano Zero, Padova 2010. Prefazione di Ernesto De Pascale. In appendice, buona bibliografia. Collana "Mappe Musicali", 3.

Gianfranco Franchi, febbraio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.