Three (or four) girls

Three (or four) girls Book Cover Three (or four) girls
Luciano Troisio
Signum
2002

2002. Il letterato flaneur Luciano Troisio si concede il lusso d'una nuova, fascinosa collaborazione con un artista: sette disegni di Sergio Alberti (Pavia, 1944) fregiano la rara plaquette “Three (or four) girls”, pubblicata da Signum nella “Collana dei numeri” diretta da Claudio Granaroli. L'artista patavino aveva già collaborato, negli anni, con illustratori di primissimo livello come Orfeo Tamburi, Mino Maccari, Tono Zancanaro; la sua lezione estetica e dialettica, in questo senso, rimane un punto di riferimento fondamentale per quanti, tra i letterati della nuova generazione, non vogliano dimenticare possibilità uniche come quella di vedere rinnovati e rianimati i propri scritti da un'altra arte, e da un'altra intelligenza. Non è un'eredità accolta dalla maggioranza di noi, e questo è sinceramente un gran peccato.

“Three (or four) girls” è una nuova plaquette d'amore e di viaggio, in pieno stile Troisio (cfr. almeno “I giardini della Maharani”, 1986). L'opera è divisa in due momenti: “I pesi delle spezie” e “Congedo per Brunetta”. Nel primo momento, il poeta nomade racconta quanto accadde quando, di fronte a un banco di spezie, a Goa, lui che amava i colori si ritrovò catturato dallo sguardo di due sorelle indiane, “iride chiara che si apriva / in marrone e nocciola”: “giovani fianchi statuari / tanti occhi lusitani chiari”. E così non comprò spezie, in quella bottega grande non più d'un armadio, negozietto fatato; soltanto s'innamorò di quegli occhi, e preferì comprare bilance e pesi. “Li volli tutti quanti / il doppio li pagai come fanno / di nascosto gli allocchi soltanto / i cantastorie i romanzieri / i bugiardi avventurieri”. È una delle poesie migliori – più narrative, immediate, oneste, vere – nel canzoniere di Troisio, a mio avviso; merita d'essere ampiamente riscoperta e meditata, per la sua grazia e la sua naturalezza.

Nel secondo momento, l'artista caro a Zancanaro e Maccari saluta una donna perduta, sparita in fretta, “ape melata curiosa farfalletta”. E la saluta, giocoso e amaro come Troisio sa essere, per vezzeggiativi che sono come carezze. Lei sognava per amore di Petrarca d'avere una figlia di nome Lauretta. Ma intanto, indocile, inquieta, cambiava un uomo dopo l'altro, perché ogni uomo si stancava – meglio non dire, forse meglio mai capire. Era nata libera, e libera restava. Ma il poeta dimenticarla non può e non vuole: “per quel diminutivo, o forosetta / così come per una ghirlandetta / per sempre s'ameranno tutti i fiori / maisempre t'amerò bionda Brunetta / per la sola prudente frase detta / a favor d'una limbica Lauretta / e della bella sua fragile gambetta”. Ecco, un incontro lontano si tinge di infantile gioco, e di purezza.

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Questa plaquette rivela tutto un altro Troisio. L'artista sperimentale, scapestrato, innamorato dell'avanguardia, delle reminiscenze letterarie, delle sregolatezze linguistiche, è tutto a un tratto diventato un cronista in versi, accessibile, mai misterico, piano, “universale”; e tuttavia sempre felice delle contaminazioni linguistiche, contaminazioni che vanno a costituire il trait d'union tra il primo e il secondo Troisio, assieme alla indomabile passione per il viaggio, e per le culture orientali. Due anni dopo “Three or four girls” uscirà “Parnaso d'Oriente” (Marsilio, 2004), sintesi di quindici anni d'esistenza, di ricerca, di rinnovamento e di profondo cambiamento. Lirico, ed esistenziale. Non può essere altrimenti, a ben guardare.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Luciano Troisio (Monfalcone, 1938 - Padova, 2018), poeta, narratore e critico letterario italiano. Si è laureato a Padova con tesi sulla Metafora. È stato ricercatore dell'Università di Padova. Ha tradotto quattro inediti di Marx.

Luciano Troisio, “Three (or four) girls”, Signum Edizioni d'Arte, Milano 2002. Contiene sette disegni di Sergio Alberti. Collana “La collana dei numeri”, diretta dal pittore Claudio Granaroli, 64.

Gianfranco Franchi, febbraio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Con riconoscenza al Magister Sinicopleuste, che mi donò la plaquette nei giorni di Quaresima 2010