L’Isola del Tesoro di Stevenson letta da Luigi Marangoni

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Cos’è un audiolibro? È il rinnovamento di un’opera, magari di un grande classico che abbiamo amato, o è quel classico stesso? A chi è destinato un audiolibro? È un divertissement per i lettori forti, un supporto tecnologico destinato a venire incontro ai ritmi frenetici della nostra società capitalista, un rimedio fondamentale per chi non può più leggere per via della malasorte? Soprattutto: è una nuova moda? A tutte queste domande vedrò di rispondere. Questo articolo, quindi, si concentra solo accidentalmente sull’opera letteraria di Stevenson. Perché la mia esperienza di ascolto è stata tutta un’altra cosa. Mi sono sentito sospeso nei ricordi, ho ritrovato immagini che giudicavo perdute, colori e odori e ambienti e persone che riposavano nel mio inconscio, placide. E qualche scena che pensavo di avere accantonato.

Per prima cosa, paradosso da lettore snob, forse inevitabile, ho visualizzato un mio vecchio amico, storico americano. Ho ricordato che quando ci incontravamo per i nostri segreti caffè, per parlare di politica italiana e americana, di Vaticano e dei suoi archivi, di wasp e di dago, spesso m’attendeva ascoltando qualcosa nel suo iPod. Domandavo, da vecchio rockettaro, quale fosse la band. E lui rispondeva una volta Dostoevskij, una volta – mesi dopo – Jack London. Lì per lì restavo basito, gli tiravo una battuta sugli yankee che a breve si inietteranno la letteratura perché non riescono più a leggerla, quindi domandavo “Che senso ha? Che effetto fa?” e lui diceva “Altrimenti non riuscirei mai a leggerlo”, oppure “Alienante”, oppure “È qualcosa di diverso”. Pensavo: come puoi interiorizzare letteratura senza toccarla, senza sfogliarla, senza tornare sui tuoi passi: senza scarabocchiare la pagina, senza leggere dieci volte la quarta e le bandelle, quando trovi scritto qualcosa che ti piace. Pensavo: americano intellettuale, quanto mi spaventa la tua renitenza al libro. Pensavo: e se un giorno succede anche a me, di preferire un mp3 a un libro, cosa significa? Cosa mai mi potrà essere accaduto? Intanto, rinviavo. E con quel vecchio amico non se ne può più parlare, la vita ha preso altre traiettorie. Ci si incontra, poi si scompare.

Quindi, ascoltando la voce dell’attore Luigi Marangoni che leggeva la storia scritta dal vecchio glorioso Tusitala, il vizioso bardo scozzese Stevenson morto a Samoa, e della sua mappa del tesoro, dell’Hispaniola e degli uomini del Capitano Flint, ho creduto di essere tornato bambino. D’un tratto, mentre cantava “Quindici uomini”, roco e alcolico, ho ritrovato il mio letto d’infanzia, l’ennesima brutta bronchite, le crisi d’asma; e io troppo piccolo per poter leggere, e tante voci che mi raccontavano delle storie, e tutte quelle storie che popolavano la mia immaginazione, e poi. E poi il piacere che era lasciar vivere personaggi di fronte a me: ascoltare storie e modificarle e magari sognarle, alterate, e inquinarle con qualche fotogramma d’un film: e poi, l’allucinazione borghese di ritrovarsi avventuriero e povero in terre sconosciute, che da bambino era davvero dolcissima e sinistra paura. E poi, papà che mi leggeva poesie e racconti e mi insegnava a interpretare ogni singola parola. Ché leggere senza ambientare chi t’ascolta in un mondo altro – ah, la Fontana Malata di Palazzeschi: ricordo, papà – era immorale e stupido. La Letteratura come gioco d’infanzia e come intrusione nell’essenza dell’intelligenza: nel linguaggio. Il linguaggio – e i toni, i colori delle parole, la luce delle espressioni, la falsa renitenza d’una realtà davvero plastica, e come argilla mutevole di fronte all’immaginazione – sprigionava i significati della vita. Malato di bronchi pensavo; guarisco e voglio giocare a calcio; pensavo, voglio tornare a giocare con le mie marionette, nel teatrino; pensavo, Santa Marinella è come l’isola dei pirati, la prossima estate voglio andarmene tra gli scogli e cercare la mappa. Datemi una mappa e mi imbarco, sono solo un bambino ma sono coraggioso, nessuno può fare del male a chi è coraggioso. La fortuna aiuta gli audaci. Dobloni, luigi d’oro, pezzi da otto. Tutti mescolati insieme. Eravamo circa a metà dell’impresa. Un suono mi fa balzare il cuore in gola.

E adesso fermiamoci qua. Sono un lettore forte, sono adulto, sono un cantastorie. Sono un lettore. Sono un ascoltatore. Sono un ascoltatore che ama l’interazione, non resisto a sette ore di comizio, nemmeno se fosse di Guido Morselli. Tra me e il romanzo letto – m’accorgo dell’arte, e della passione – c’è un legame indissolubile. Quel che ascolto voglio sia musica, e qui serve il genio dell’attore. Marangoni dà colore e anima alle parole, e qualche musica talvolta l’ho ascoltata. Magari mentre m’allontanavo, tra un pensiero e l’altro, e andavo a prepararmi un caffè.

Ascoltavo: intanto sfogliavo libri. Prendevo appunti. Suonava il telefono. Preparavo e bevevo il caffè. L’attore leggeva, e io non ho sospeso nulla, non ho rinunciato alle mie attività. Conosco questa storia che racconti, artista, mi sembra d’essere in una corte antica, a sentirla ripetere solo per il gusto di riconoscerla. Marangoni, stiamo tornando all’epica, stiamo tornando alla letteratura nelle piazze, alle variazioni sul tema dei grandi eroi e delle loro imprese. Abbiamo bisogno di riconoscerci nelle storie che già conosciamo: la voce del popolo è un canto e una filastrocca, qualche volta sono versi.

Allora, provo a dare risposte alle prime domande. Un audiolibro è il rinnovamento di un’opera, non è solo quell’opera stessa: è classico non più classico, rivisitato: è la tua vita che si confronta con quel classico, a distanza di tanti anni, e nuove voci di stupore dal tuo passato e dal tuo presente: è un foglio di carta trasparente, t’accompagna senza lasciarsi incidere. È un’altra storia. A meno che tu non sia uno che non può più leggere. Perché la vista se n’è andata, o il tempo – tra lavoro, famiglia, lavoro, lavoro – è terminato. Allora, compare, il discorso cambia. Allora l’audiolibro è quando un piccolo miracolo, quando un fondamentale sostegno: è la presenza dell’arte e della letteratura in una vita che non può più goderne, e senza è fredda, e forse più triste.

Non so se sia una nuova moda. Certo è che la sovrapproduzione di neo-walkman evoluti come l’iPod e derivati può venire incontro alla circolazione di audiolibri; altrimenti destinati al cd dell’impianto stereo di casa, magari – potrebbe essere un esperimento divertente – all’autoradio, per un viaggio più lungo di sette, otto ore. Magari di notte. Naturalmente, la Letteratura del Libro non ha niente da temere. Piuttosto, l’audiolibro è suo amico. Non è un medium destinato a sovrapporsi: è destinato ad affiancarsi. D’altra parte non ci si può concentrare sulla carta, quando la carta non esiste; tutto è voce. La voce restituisce mondi. Per la mia sensibilità, e per la mia immaginazione, ascoltare una voce per così tante ore è un’esperienza fertile di regresso nell’inconscio e di progresso nell’allucinazione, nella visione del futuro. È come una sostanza psicotropa. Niente male. E questo è quanto. Buon viaggio…

A latere, qualche notizia sul sito web de “Il Narratore”. Fonte di queste informazioni, la quarta dell’edizione esaminata.  www.ilnarratore.com propone una selezione di audiolibri in formato standard CD, CDMP3 e in download a pagamento che possono essere ordinati o scaricati direttamente via Internet. Nel sito vi è inoltre una sezione “Archivio Audio” ad accesso gratuito contenente brani in mp3, testi in PDF, schede degli autori, ricerche bibliografiche, proposte d’ascolto in rete.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Luigi Marangoni (Rovigo, 1972), attore italiano. Diplomato alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassman a Firenze, nel 1992, col maestro Paolo Giuranna. Protagonista di spettacoli di autori classici e contemporanei in Italia, Spagna e Croazia. Direttore artistico, per quattro anni, del “Teatro Mistral”. Nel 2007 ha ideato e realizzato “The Other Side – Rimbaud and Jim Morrison”, con la produzione del Festival Internazionale di Poesia di Genova e del Teatro Il Sipario Strappato.

Robert Lewis (“Louis”) Balfour Stevenson (Edimburgo, Scozia, 1850 – Samoa, 1894), romanziere e saggista scozzese.

Robert Louis Stevenson, “L’isola del tesoro”, Il Narratore, Padova 2007. Copertina: Gabbris Ferrari. Lettura di Luigi Marangoni. I capitoli 16, 17 e 18 sono letti da Moro Silo. Traduzione dall’inglese a cura della redazione de “Il Narratore” sulla base della stesura di Pietro Battaini per le edizioni Treves, Milano 1886. Durata: 7 ore e 30 minuti.

Gianfranco Franchi, dicembre 2007.

Prima pubblicazione: Lankelot.