Libro dei fulmini

Libro dei Fulmini Book Cover Libro dei Fulmini
Matteo Trevisani
Atlantide
2017
9788899591151

Matteo abita a Roma da circa dieci anni, da quando è venuto a studiare Filosofia; se ne sta dalle parti di San Giovanni. Lavora in una piccola casa editrice consacrata alla spiritualità e all'esoterismo; con quell'entrata riesce addirittura a pagarsi l'affitto. Da qualche tempo ha cominciato a vagabondare per Roma, perché ha capito che nella vecchia Urbe il punto di vista è tutto: “Roma è una città fatta di carne, di ordini sparsi, di congiunzioni disordinate che acquistano un senso solo quando impari ad avere un punto di vista”. Matteo va in cerca della Roma perduta e dimenticata; preferisce puntare “i musei abbandonati e le chiese senza più storia, i templi romani obliati e le scritte che si vedono sopra le mura della Domus Tiberiana, sul Palatino”, cercando di perdersi nei segreti di Roma “senza inabissarsi per sempre, senza scomparire di fronte alla grandezza dell'assoluto”. Non sa che il destino gli sta preparando un bizzarro “viaggio di ritorno attraverso il mondo dei morti”, e attraverso il tempo. Un'esperienza simile è possibile soltanto nella Città Eterna: perché camminare per le sue rovine e per le sue strade è vivere l'eccezionalità di “non essere veramente nel posto in cui sei, ma di vivere quel tempo e un altro nello stesso momento”. Un pomeriggio di settembre, a un tratto, riceve uno strano messaggio anonimo sul telefono: è un invito a salire sulla terrazza del Tabularium, dopo il tramonto, a guardare ciò che rimane dei Fori. Incredulo, Matteo accetta l'invito e il giorno dopo si presenta là. A un tratto, si spengono le luci; sotto le colonne del tempio dei Dioscuri, vede tre fiaccole che prendono a ruotare in cerchio, intorno a qualcosa. Poi, una persona vestita di bianco esce dall'oscurità e si mette in mezzo alle fiaccole; le fiaccole vanno da lei, “come a offrire un sacrificio, o un gesto di benedizione”. Poi vorticano ancora un po', infine si abbassano, e scompaiono; poco dopo, le luci artificiali si riaccendono, lasciando sgomento Matteo. Tutto è tornato alla normalità, è scomparso quell'incanto abbacinante. Perché qualcuno aveva voluto che lui assistesse a quella cerimonia? Che cosa poteva significare?

Esordio di Matteo Trevisani, scrittore sambenedettese classe 1986, romano d'adozione, redattore di “Nuovi Argomenti”, collaboratore di “Internazionale”, di “Ultimo Uomo” e delle Edizioni Tlon, “Libro dei fulmini” [Atlantide, 2017; euro 20, pp. 174] è un singolare romanzo: tecnicamente, può essere classificato come una sorta di “romanzo iniziatico”; più che di formazione; un romanzo al limite filosofico-iniziatico, poggiato su suggestive reminiscenze classicheggianti, etrusco-romane, disseminato da incursioni nell'esoterismo (per lo più “nero”, niente affatto solare: dallo stregone Crowley in giù, passando per i “Frammenti” di Ouspensky e quindi bordeggiando il famigerato e ambiguo Gurdjeff. Ma non manca, per dire, un saluto al Bardo Thodol e uno a Ermete Trismegisto). Romanzo iniziatico e fantastico-goticheggiante, allineato a quella tradizione fantasmatica romanesca [vigoliana] tanto cara a Caltabellota, esiti migliori “Il volo dell'occasione” [1994] di Filippo Tuena e “Il Segno del comando” [serie tv, 1971; libro, 1987] di un altro romano adottivo, Giuseppe D'Agata, “Libro dei fulmini” sa essere spiazzante e disorientante perché in più di un frangente pretende cieca fede nell'irrazionalità da parte del lettore: questo è un libro di fantasmi, di corto-circuiti spaziotemporali, di improbabili doppelgänger, di visioni, di anime in pena che vagano per Roma [forse un parziale omaggio al caltabellotico “Giardino elettrico”, 2010], di esperienze erotiche che sconfinano nell'allucinazione, mezza iniziatica mezza psicotica; è un libro che restituisce una sacrosanta venerazione per Roma antica, per la Roma imperiale e pagana, per la Roma perduta e sporcata dalla stupida e plastica epoca che stiamo vivendo, e contemporaneamente racconta una formazione di un narratore che, contrariamente alle attese, non ha niente di classico (è “magica”, in senso stretto, e appunto “iniziatica”). I momenti migliori si riconoscono facilmente; tutte le volte che Trevisani sprofonda in Roma antica, che sia per vagare per il Mitreo del Circo Massimo o per rivelarci (finalmente!) dove si trovava davvero il perduto Lupercale (la grotta di Romolo e Remo e della Lupa), che sia per meditare sul rapporto tra etruschi e romani o che sia per restituire il ricordo della fondazione magica dell'Urbe, che sia per raccontare che niente è come appare in certe chiese o in certe case diroccate, di solito Trevisani riesce a incuriosire, a incantare o comunque a coinvolgere, profondamente. Oltretutto, la sua ricerca delle antiche, misteriche e per lo più rimosse “tombe dei fulmini” e del loro segreto è, se non sbaglio, un hapax o giù di lì nella narrativa italiana (in questo senso, sì, si deve rimarcare la personalità e l'originalità dell'opera. Diciamo pure “originalità pazzesca”, da fulminato, in senso stretto). Invece, devo dire che due o tre intrecci fondamentali della trama, vale a dire quello della relazione erotica/onirica/iniziatica con Silvia e quello del rapporto tra maestro e allievo col vecchio professore di Filosofia Antica mi hanno convinto decisamente meno, perché sono spesso parzialmente o estremamente ellittici, a volte irrazionali e caotici, altre volte funzionali e praticamente meccanici. Apprezzabile l'intento di fare un romanzo di quello che, con ogni probabilità, poteva essere soltanto un poderoso saggiotto riservato agli appassionati dei segreti di Roma antica; molto disordinata e a ripetuto rischio minestrone la restituzione delle reminiscenze filosofico-esoteriche. L'artista c'è, l'esordio è sfrontato e insolito, coi suoi bei punti deboli e il suo fascinoso magma; non so dove andrà a parare, so che se continuerà a scandagliare i sotterranei di Roma e gli abissi della psiche ci sarà da divertirsi, non ci piove.

In epigrafe, troverete un passo tratto da un oscuro lavoro su Parmenide e sulla morte, firmato dall'inglese Peter Kingsley [proviene da “In the Dark Places of Wisdom”]. Comincia così: “Se siete fortunati, a un certo punto della vostra vita vi troverete in un vicolo cieco”.

Gianfranco Franchi, Novembre 2017

Per approfondire: Trevisani racconta la genesi del libro sul Libraio.

Esordio di Matteo Trevisani, scrittore sambenedettese classe 1986, romano d’adozione, redattore di “Nuovi Argomenti”, collaboratore di “Internazionale”, di “Ultimo Uomo” e delle Edizioni Tlon, “Libro dei fulmini” [Atlantide, 2017; euro 20, pp. 174] è un singolare romanzo…