Libro del Sole

Libro del Sole Book Cover Libro del Sole
Matteo Trevisani
Atlantide
2019
9788899591311

Gotico, irrequieto, sfrontato e iniziatico; sentimentale, d'un sentimentalismo spesso ingovernabile, tracimante; romacentrico e spettrale (d'una spettralità infestante), ragazzino e vecchissimo. L'opera seconda di Matteo Trevisani, artista sambenedettese classe 1986, alle spalle un esordio atipico e spiazzante come Libro dei fulmini (Atlantide, 2017), è un lavoro che si fonda su un'originalità sbalorditiva (può una storia d'amore fondere alchimia, astronomia, astronautica, cabala e culto del sole? È mai capitato, sin qua?), presentandosi come una commistione così singolare da essere difficilmente imitabile: a dir poco inconsueta, la trama trevisana dialoga col lettore su diversi livelli, a seconda delle sue competenze e della sua sensibilità, in genere.

Libro del Sole (Atlantide, 2019; euro 20, pp. 192) è, rispetto all'opera prima, la conferma di una personalità autoriale eccezionale, in senso stretto: Trevisani non somiglia a nessun altro scrittore italiano, ottocentesco, novecentesco o vivente; le materie che tratta sono, per lo più, hapax nella nostra narrativa: aurora boreale a Roma, per dirne una, nel corso dei millenni (documentata a dovere, si capisce). Da un certo punto di vista, Trevisani va così in là con le sue competenze (alchemiche, astronomiche, filosofiche) che non si capisce come possa appartenere a questa epoca; è un uomo di un'intelligenza e di una sensibilità uniche, combinate con stile. So bene che potrei sembrare enfatico: allora devo ricordare che "originalità", ad esempio, è un concetto tendenzialmente bandito dagli ultimi dieci-dodici anni delle mie pagine di critica letteraria, e non senza malinconia o frustrazione (deploro la terribile ripetitività della nostra narrativa e la scarsa personalità di diversi artisti della nostra epoca: spesso ormai mi saziano titoli e bandelle, perché fiuto e subito rifiuto il nulla): di fronte a Trevisani non posso non ribadire ciò che avevo scritto per il suo esordio, vale a dire che l'originalità è pazzesca, da fulminato (in senso lato) e che solo in onore a questa originalità non si può non leggerlo. Si deve andare incontro ai (sin qua, due) libri di Trevisani con una certa predisposizione allo stupore; ci si deve abituare all'idea che la realtà non è soltanto ciò che riusciamo a vedere e a osservare, o nominare; ci si deve arrendere allo spaesamento, di fronte a certi riferimenti esoterici; ci si deve lasciare andare, perché la fantasia dell'artista pretende briglie sciolte e immaginazione limpida. Non sarà sbagliato tenere a portata di mano un'enciclopedia, una vecchia Treccani come una wikipedia inglese, perché non c'è una reminiscenza o una citazione che sia inventata o alterata; controllate, caso per caso, e meditate; stavolta si parte con un esergo pseudo-aquinate, Aurora consurgens, trattato poco noto del secolo XV. Guardate che in una generazione di giallisti, di artigianini, di masticatori di fuffa e instancabili onfaloscopi è sostanzialmente un evento (circa un prodigio, sì).

Da un punto di vista editoriale, il patrocinio di Simone Caltabellota è stata una benedizione: il futuro di Trevisani dovrebbe essere, prima o poi, inequivocabilmente adelphiano (può Calasso e può la vecchia Adelphi lasciarsi sfuggire un personaggio del genere? Che succede se si mescolano Trevisani e Zolla? Appare Culianu, forse), e dovrebbe (potrebbe) essere un futuro forse man mano periodicamente più saggistico o al limite anfibio che narrativo puro, come in questi anni. È solo una sensazione, si capisce. Tecnicamente, come romanziere, l'artista deve lavorare ancora parecchio sui dialoghi – sono spesso sofisticati, libreschi e artefatti – ma la struttura (il montaggio dei pezzi) è già estremamente calibrata e la tessitura della trama inizia a rivelare segni di buon mestiere.

Libro del Sole è una storia d'amore e di conoscenza: è la storia di una ricerca di un amore scomparso e – al contempo – la storia di una ricerca del senso (di tutto: dall'origine del mondo). Andrea appare vestito di nero, guance rosse nel "pallore lunare" del viso: Eva, alle spalle amori "gentili e ondivaghi", subito se ne innamora, come obbedendo al suo destino. Non fanno in tempo a cominciare a parlare che la biblioteca dell'università va in fiamme – si divertono a riconoscere le edizioni da come bruciano. Queste le prime scene.

Eva è un'astronoma. Crede che studiare il Sole e pregare una divinità non siano cose molto diverse tra loro, e che la conoscenza renda intime anche le cose più distanti. Andrea ha studiato fisica. Crede che le cose non siano davvero mai separate le une dalle altre, che tutto alluda sempre a qualcos'altro e che i fili magici che tengono insieme i significati delle cose possono essere tirati da chi riesce a vederli. Si perderanno, si ritroveranno, staranno insieme per tre anni e poi si perderanno ancora. Sprofondare nella trama non si può, complessa, improbabile e stupefacente com'è dovrete andare a scoprirla da soli, raccontare altro non posso e non devo. Qualcosa, forse, vediamo. Roma. Come già nel Libro dei fulmini, è una protagonista a pieno titolo. Eva racconta che ha discusso una tesi chiamata Le origini stellari di Roma, in cui ha cercato di dimostrare come la posizione di alcuni monumenti e strade dell'Urbe fosse la riproduzione perfetta del cielo del 21 aprile del 753 a.C., poco prima dell'alba. Altrove, più avanti, capisce qualcosa di fondamentale sulla città "dal destino scritto nelle stelle":

"Mi resi conto solo in quel momento che Roma era almeno due città. La prima, struggente nella sua catastrofica rovina, era l'evidente controcanto di quella segreta, che non aveva porte nascoste e passaggi misteriosi, ma che si nascondeva alla vista dei più. L'altra era una città oscura, una città di morti, in cui anime vaghe non possono fare ritorno a nessuna tomba. Immaginai che forse anche tutte le persone che vedevo camminare o correre impaurite avevano già cominciato a prendere cittadinanza nell'altro mondo. Si ricordavano della luce, e di come si vive tutti i giorni, ma una parte di ognuna di loro, e anche di me stessa, forse, aveva iniziato a vivere in un altro modo, parlando con le pietre, in silenzio".

Roma è un libro che puoi leggere in molti modi – racconterà un maestro. Ma insegna per davvero soltanto una cosa: come avvicinarsi al cielo.

Gianfranco Franchi, luglio 2019.

Per approfondire: TREVISANI in Porto Franco / sito ufficiale di TREVISANI / Rassegna stampa di entrambi i libri.

Gotico, irrequieto, sfrontato e iniziatico; sentimentale, d’un sentimentalismo spesso ingovernabile, tracimante; romacentrico e spettrale (d’una spettralità infestante), ragazzino e vecchissimo.