La ragazza della fontana

La ragazza della fontana Book Cover La ragazza della fontana
Antonio Benforte
Scrittura & Scritture
2017
9788889682982

Entroterra campano, estate 1994, quella dei Mondiali in USA. In un paesotto di ottomila anime, abbastanza distante dal mare, il giovane M., quindicenne, trascorre le giornate giocando a pallone nel parcheggio o in pineta, coi suoi quattro amici; le ragazze, per il momento, sono soltanto una fantasia o giù di lì, le emozioni forti vengono da una rovesciata sotto il sette o da una giornata in spiaggia, o al limite da una camminata velleitaria per l'unico centro commerciale dei paraggi, sognando una delle nuove console per i videogiochi. Il ragazzo è figlio di un onesto lavoratore, un bravo operaio, e vive in un clima famigliare tranquillo; è un marmocchio ingenuo e innocente, si sente invincibile perché è stato appena promosso a scuola e ha pure quasi finito l'album Panini. C'è un personaggio, nel paese, che proprio gli è rimasto impresso: è il matto del villaggio. Uno senza arte né parte che ha passato da poco i quaranta. Tutti lo chiamano “Capitano” perché indossa un buffo cappello da marinaio, di quelli bianchi con una visiera blu con una minuscola ancora da una parte; nessuno sa perché. È uno che prende e scende in piazza con la sua vecchissima Ritmo color antracite, arriva, sbraita e manda tutti a remengo senza motivo, altrimenti si ferma a giocare a carte, magari coi ragazzi. Ha lo sguardo triste, la barba incolta e scarpacce vecchie e scolorite; beve tanto e si dice che abbia qualcosa da nascondere. Il ragazzetto non ha proprio paura di lui, o quantomeno ne ha meno dei suoi compagni; in un certo senso, ha la sensazione di doverci entrare in contatto. Quella è un'estate speciale e maledetta: la beata adolescenza del narratore e dei suoi compagni sta per essere sconvolta dal primo incontro con la morte, con una morte violenta. Una sera, vicino a una fontana, trovano il cadavere di una coetanea, Rebecca, nuda e sporca di fango. È una morte parecchio chiacchierata: qualcuno pensa che non possa che essere stato lo scemo del villaggio, che di cose strane ne ha combinate già parecchie, ma è difficile credere che possa essersi spinto a tanto...

Esordio di Antonio Benforte, giornalista e scrittore campano nato negli anni Ottanta, già redattore della ISBN Edizioni per parecchi anni, oggi social media manager della Soprintendenza di Pompei, “La ragazza della fontana” è un romanzo di formazione con tinte nere che ha diversi elementi di interesse; è una narrazione caratterizzata da una bella freschezza, da un'apprezzabile ingenuità e da una discreta adesione a un territorio poco raccontato, quello dell'entroterra collinare campano, ben distante dal mare; è una nostalgia dei primi anni Novanta, completa di divertenti richiami a icone dell'epoca (dai telefoni a disco agli zaini Invicta); è il romanzo di un'estate ragazzina, una di quelle che hanno restituito, a buon livello, negli ultimi anni, narratori come Carlo D'Amicis (“La guerra dei cafoni”) o Renzo Paris (“I ballatroni”). I momenti migliori del libro stanno proprio nella restituzione delle questioni adolescenziali: nelle descrizioni delle partite di calcio giocate coi pali fatti con gli zainetti e con le traverse immaginarie, o delle giornate in spiaggia passate a cercare di avvicinare quella ragazza così carina, con quegli occhi da orientale, oppure nella rappresentazione delle distanze tra genitori e figli. Gli aspetti meno convincenti sono legati, in prima battuta, all'aspetto “noir” del romanzo: la morte della “ragazza della fontana” rimane un episodio parecchio leggerino, l'aspetto “giallo” resta a un livello di superficie o di superficie profonda, l'epilogo sembra un po' frettoloso e in generale non è proprio convincente; in seconda battuta, è un po' bizzarro che un romanzo ambientato nell'estate dei Mondiali del 1994 si limiti ad accennare alla sconfitta dell'Italia contro l'Eire, nella prima partita, dimenticandosi di raccontare o almeno accennare a quella clamorosa cavalcata baggesca e sacchiana, terminata con una finale persa ai rigori: questo soprattutto pensando che il narratore e i suoi quattro migliori amici passano il tempo a giocare a calcio. Quell'estate non si parlava d'altro, forse perché, partita dopo partita, eravamo rimasti tutti spiazzati dalla nostra nazionale, che aveva iniziato il torneo come peggio non poteva e aveva finito per farci sognare. Il rapporto tra il narratore e il matto del villaggio, il “Capitano”, è invece ben descritto da Benforte; è l'aspetto più riuscito del romanzo di formazione, l'incontro tra un adolescente e un adulto “diverso”, dissociato e scombinato; il progressivo svelamento delle ragioni della sofferenza e dell'inquietudine del “Capitano” è romantico e tenero. Romanticismo e tenerezza sono due degli aspetti fondanti dell'esordio di Benforte; la rotta da mantenere è quella, assieme al giovanilismo e alla fedeltà al territorio campano; rinuncerei in toto a battere il giallo e il noir, escludendoli categoricamente. Antonio Benforte non ha la cattiveria e la malizia adatta a quei mondi. La sua è la scrittura pulita di un ragazzo pulito, un lettore forte e appassionato, pieno di buoni sentimenti.

Gianfranco Franchi, novembre 2017.

Prima pubblicazione: Mangialibri.

Per approfondire: 30annozero.

Esordio di Antonio Benforte, giornalista e scrittore campano nato negli anni Ottanta, già redattore della ISBN Edizioni per parecchi anni…