La penultima donna

La penultima donna Book Cover La penultima donna
Jimmy Villotti
Pendragon
2003
9788883421785

Il musicista Jimmy Ballando non ha bisogno di presentazioni: lo scrittore Marco Jimmy Villotti può, invece, essere introdotto al pubblico. Il romanzo breve “La penultima donna”, pubblicato nel 2003, è un ibrido tra una autobiografia romanzata e una riflessione generazionale: fondato su un registro linguistico interessante, capace di precipitose cadute nel parlato e di discrete elevazioni liriche, si segnala come opera dalla superficie dimessa e colloquiale e dalle profondità contrastanti e amarissime. L’ironia, il sarcasmo e il distacco servono soltanto a filtrare un malessere e una malinconia di fondo altrimenti difficili da esprimere e da accettare: le variazioni stilistiche e d’intreccio vanno a rappresentare un periodo evidentemente magmatico e complesso per l’artista, che sembra essersi voltato indietro per trovare altro senso e altro colore nel suo passato. Cristallizzato nella gabbia d’afa e d’asfalto d’un giugno metropolitano, il protagonista (coincidente col narratore) sprofonda nella memoria: in attesa d’una direzione nuova, d’una nuova coscienza, o forse d’una rigenerazione. Per domandarsi, infine, cosa significa amare: e cosa implica, per un uomo, la percezione di non potere, o non sapere amare più.

Già…musicista, divorziato, niente figli, sportivo e di cultura enigmistica, ma anche professionista e, dicono, affidabile. Un lavoro trentennale di premiata militanza al servizio d’artisti rinomati, sempre in giro per il mondo: sale da concerto, sale d’incisione ecc…gli anni cadenzati da periodi d’intenso lavoro alternati ad altri di riposo, a suo modo un ‘timbrare il cartellino’. Tutto questo fino ad arrivare a quel mese, un giugno spudoratamente solatio, che dovevo far passare preparandomi alla stagione vera e propria: luglio e agosto scarrozzando in giro per l’Italia. Non avevo voglia di far niente. Mi riusciva difficile ogni cosa” (pp. 8-9).

Il romanzo breve di Jimmy Villotti è ambientato nell’estate del 1992: il protagonista, alter ego dell’autore, si trova in casa, a penare per il caldo e per la costrizione a rimanere, per qualche tempo, in città; la sua compagna è lontana, lui sembra immerso in una fase di grande introspezione. Le cronache registrano, in pochi giorni, le notizie delle morti di John Cage ed Egisto Macchi – due sperimentatori, due ricercatori consacrati all’arte: fondamentalmente incompresi (in diverso grado, s’intende), Cage e Macchi se ne andavano senza ricevere la riconoscenza che pure avrebbero meritato. Il narratore vive giorni difficili: non riesce a suonare, non riesce a concentrarsi, sembra adagiarsi nel disordine e cercare isolamento. Fin quando nella sua vita non entra Amodeo, pittore in crisi sentimentale e in conflitto d’identità. Sono vicini di casa, ma fino a questo momento non si sono mai frequentati. L’incontro sembra sublimare il malessere e il senso di solitudine dei due artisti: dialogando a proposito del loro passato sentimentale e della bellezza, si sorreggono e si sostengono, in totale empatia. Raccontano, e si raccontano. “È la nostra vanità che, spesso, ci fa superare le crisi. E lui si sentiva, in quel momento, al centro del mondo. Il dolore gli dava possanza” (p. 24).

Il catalogo delle conquiste amorose non illuda: non è goliardia, o superbia, a guidare le confidenze dei personaggi; è desiderio d’indagare se stessi, di restituire luce e vita alle ombre e agli spettri, di ritrovare la sregolatezza e la follia della giovinezza. L’innocenza, in altre parole. A un tratto, accompagneremo Amodeo e Jimmy ad un bivio: l’attesa è terminata, l’introspezione s’è conclusa, la coscienza pretende una rinnovata capacità d’incidere nelle proprie esistenze. A qualsiasi costo. Le solitudini condivise rivelano un esito antitetico: salvazione e dannazione. Orfeo ha perso Euridice perché s’è voltato indietro. Forse non dovremmo voltarci indietro più: solo amare, solo conoscere conta.

A proposito del primato della finzione ne “La penultima donna”: le morti di Cage e Macchi sono avvenute, a distanza di pochi giorni, nell’agosto del 1992 – mentre il romanzo è ambientato in giugno. Inoltre, il tragico epilogo dell’esistenza di Deleuze è stato anticipato di tre anni e qualche mese. Elementi bastevoli a poter almeno congetturare che la breve estate del libro di Villotti voglia essere metaforica e, al contempo, paradigmatica d’una condizione, d’uno stato d’animo dell’artista: senza nessuna pretesa di fedeltà alla realtà. Del resto, agli dèi piacendo, questa è letteratura.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Marco Jimmy Villotti (Bologna, 1944), musicista e scrittore italiano. Ha pubblicato “Diario alla coque” (Andromeda, 1990), “Stoccate, ferite e resoconti” (Andromeda, 1992), “Il decalogo del mio viver bene” (Arcadia, 1998), e “Oringhen. Frammenti di notti bolognesi” (Nettuno, 2001. Illustrato da Sergio Staino).

Jimmy Villotti “La penultima donna”, Pendragon, Bologna, 2003.

Gianfranco Franchi, aprile 2004.

Prima pubblicazione: Lankelot.