Io sono Helen Driscoll

Io sono Helen Driscoll Book Cover Io sono Helen Driscoll
Richard Matheson
Fanucci
2016
9788834731772

Qualcosa nasceva dentro di me, quasi che in me venisse versata una conoscenza ignota. Sentivo le cose, le percepivo… Cose che non capivo, che non vedevo neppure con chiarezza; frammenti di intuizioni sconosciute. Percezioni impossibili ad afferrare che mi fluttuavano e lampeggiavano nel cervello. Era come stare fermo in mezzo alla nebbia e veder passare in fretta gente sconosciuta, abbastanza vicino per intravederla a tratti, troppo lontana per riconoscerla. La consapevolezza mi inondava il cervello. Ero il canale per milioni di immagini” (cap. 3, pp. 28-29).

Elementi e topoi provenienti da tre generi differenti (fantascienza, giallo, ghost story), assemblati e incrociati con non sempre felice disinvoltura, costituiscono il codice genetico di un romanzo poliedrico ed eterogeneo, prevedibilmente incline a un fascinoso irrazionalismo e naturalmente votato alla tensione. Tensione che Matheson architetta con uno stratagemma antico e infallibile: confonde e disorienta il lettore, proponendo interpretazioni e congetture legate a quel che va narrando e suggerendone ambiguamente la credibilità: quando giudica d’aver sufficientemente illuso il lettore, subito solleva una nuova cortina di nebbia e di contraddizioni. La tensione nasce dunque non tanto dal succedersi degli eventi, quanto dalla non linearità e dalla non comprensibilità di quel che accade. Matheson rivela nelle prime battute il motore delle “epifanie del fantastico”, ma bada bene a fornire, tramite i personaggi secondari, una serie di informazioni false volte a scongiurare l’ipotesi che il lettore ha già consciamente formulato. Se queste informazioni non fossero state integrate con classe nel tessuto della narrazione, avremmo commentato un romanzo grezzo e inconcludente: l’abilità del narratore s’è concentrata nell’alternare un gioco d’ombre con provvidenziali e generose elargizioni di cortine di fumo.

Narratore in prima persona è l’impiegato Tom Wallace, sposato con Anne e padre del piccolo Richard. La famiglia, nuovamente in dolce attesa, ha traslocato da qualche mese in una nuova casa, nei pressi di Inglewood, California. La vita sociale dei Wallace è serena e ripetitiva: siede spesso al loro tavolo il giovane Phil, fratello di Anna, laureando in Psicologia a Berkeley. E sarà proprio Phil, nel corso d’una noiosa serata organizzata con altre coppie d’amici, ad avere l’idea adatta a rianimare le sonnolenti conversazioni: ipnotizzare Tom. Dopo una serie di piccole scaramucce, Tom improvvisamente cede al suo magnetismo e, di fronte ad una platea sbalordita e incuriosita, passa dal riso al pianto, parlando della sua infanzia, del suo adorato cagnolino e via dicendo.

Tutto sembra essersi risolto in una serata d’ipno-cabaret, ma l’avvenuto deve aver risvegliato una sensibilità fino a quel momento latente in Tom: che, tra emicranie e crampi addominali, inizia ad essere irregolarmente visitato dall’apparizione d’una donna di trenta anni, pallida e dai capelli arruffati. La prima volta, nel buio, lei appare avvolta in una strana luminosità: Tom, sconvolto, non riesce a parlarle e si chiede se sia uno spettro. Dopo aver provato invano a convincersi d’aver avuto un sogno particolarmente vivido, si decide a parlarne a sua moglie e a suo cognato: Phil è convinto che si sia trattato di una allucinazione. Quella donna poteva essere un’immagine telepatica d’una persona già vissuta o ancora viva, ricevuta per via della recente sovreccitazione del suo cervello. D’un tratto, Tom ipotizza che si tratti di Helen Driscoll, l’ex proprietaria del suo appartamento, sorella della padrona di casa, la signora Sentas: e, “serio serio”, dice che si trattava del suo fantasma. Sua moglie, però, gli ricorda che Helen Driscoll è ancora viva, perché si è soltanto trasferita altrove.

Miss Driscoll torna a popolare le visioni, oniriche e non, del sempre più frastornato Wallace: che, nonostante qualche tentativo di difendersi da ciò che “non ha nessuna forma o logica” (cap. 4, p. 44), avverte una crescente inquietudine: i suoi poteri medianici si vanno raffinando e sviluppando, poco a poco. Ha premonizioni, percepisce l’aura negativa di determinati oggetti e distingue stati d’animo e pensieri della vicina di casa, Elizabeth, e della moglie (indovina addirittura il sesso della nascitura); cade istericamente vittima di qualche episodio di scrittura automatica, registra con orrore il verificarsi d’alcune (ovviamente tragiche) profezie. Il mistero s’infittisce: Tom non riesce più a distinguere la realtà dal sogno, e al contempo non è in grado di decifrare la ragione delle apparizioni di Helen Driscoll. Un esperto suggerisce che l’ipnosi sia stata un innesco per un processo di dissociazione della personalità, in grado di sbloccare una doppia articolazione psichica: tuttavia, i suoi tentativi di condizionare Tom a “ostacolare” l’epifania dell’indesiderata ospite cadono nel vuoto.

Al lettore lascio volentieri il divertimento e il piacere di scoprire l’esito della vicenda, promettendo che nelle pagine a seguire precipiterà in una spirale di menzogne, violenze e rivelazioni: orchestrate dall’intelligenza e dalla classe di un narratore non insensibile al seducente canto di sirena della mistificazione.

Meno ispirato dell’opera prima, “I am Legend”, questo “A Stir of Echoes” stuzzicherà quanti s’ostinano a non leggere gli articoli del Cicap: nella letteratura troverete tutta la fantasia che v’affannate invano a tradurre nella realtà, siatene certi.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Richard Burton Matheson (Allendale, New Jersey, 1926 – Los Angeles, California, 2013), romanziere e sceneggiatore americano. Laureato in giornalismo nell’Università del Missouri nel 1949, ha esordito pubblicando nel 1950 il racconto breve “Born of Man and Woman”. “I Am Legend” (1954) è stato il suo primo romanzo.

Richard Matheson, “Io sono Helen Driscoll”, Mondadori, Milano, 1980. Traduzione di Hilia Brinis.

Prima edizione: “A Stir of Echoes”, 1958.

Riduzioni cinematografiche: “Stir of Echoes”, di David Koepp, 1999.

Gianfranco Franchi, maggio 2004.

Prima pubblicazione: Lankelot.