Il suicidio

Il suicidio Book Cover Il suicidio
Guido Morselli
Via del Vento
2004
9788887741650

“La vita, nel suo senso migliore, è fiducia nell'utilità e possibilità del nostro parteciparvi, in quanto ravvisiamo le condizioni per cui la nostra presenza quaggiù può essere attiva e benefica; venendo meno quelle condizioni, spegnendosi quella fiducia, la vita individuale si riduce a mera esistenza organica” (Morselli, “Capitolo breve sul suicidio”, p. 13).

Il quaderno di Via del Vento dedicato a Morselli, pubblicato nel 2004, a cura di Valentina Fortichiari, include due articoli dell'artista padre della “Dissipatio Humani Generis”: “Il suicidio” (pubblicato su “Il Tempo” di Milano, 1949) e “Capitolo breve sul suicidio” (dattiloscritto, 1956 circa).

Nel primo, Morselli medita sulla recente (1949) notizia della decisione della stampa emiliana di non pubblicare più notizie relative ai suicidi, raccontando che una “colta signora inglese” gli ha detto che sogna una soluzione simile per il suo Paese, plagato dalla stessa oscura pestilenza autodistruttiva. Ne deriva una breve panoramica sulla considerazione del suicidio nella storia della cultura occidentale, contrapponendo platonici a stoici e finendo per rendere giustizia al “malfamato Rousseau”, che nella “Nouvelle Héloise” aveva insegnato al suicida ad essere generoso e altruista con chi ne aveva bisogno, prima di portare a termine la sua decisione; perché quella generosità e quell'altruismo potevano cambiare il suo destino, e la sua interiorità. Infine, Morselli si concede una (laboriosa) digressione sulla difficile proporzione tra individualità e natura, ragionando sulle dannose influenze dei disordini, delle paure e delle difficoltà del dopoguerra. Non siamo distanti dalle intelligenti teorie di Durkheim, in questo frangente; la visione d'insieme, tuttavia, è poco più che una speculazione d'un erudito, non c'è chiarezza incisiva come nel pezzo successivo. Scopriamolo, allora.

Nel secondo articolo, Morselli parte da una definizione: il suicidio è “il volontario rifiuto della vita” (p. 8), non il semplice “procurarsi la morte” (p. 10). Il suicidio è la libera scelta della morte (p. 16). Non è suicida, quindi, chi si uccide senza “disporre di integre facoltà psichiche”; nemmeno chi (prima differenza con Durkheim) si “procura la morte, quando lo faccia per salvarne altri”, né chi lo faccia per costrizione, sotto minaccia rivolta a sé o ai suoi cari, e nemmeno chi ha obbedito a un codice d'onore. Morselli difende chi si uccide per incapacità “oggettiva e incolpevole” ad affrontare una certa situazione, in assoluto.

In appendice, la letterata Fortichiari, curatrice della sua opera, riferisce delle prime considerazioni sul suicidio annotate nei diari da un Morselli appena ventottenne, nel 1940; cinque anni più tardi, l'artista scriveva, lapidario: “Suicida per amore della vita”; nel 1948, reputava il suicidio “condanna a morte della cui esecuzione il giudice incarica il condannato”; avrebbe cambiato idea. Il suicidio sarebbe diventato un diritto: un diritto che Morselli deciderà di esercitare, privandoci della gioia di vederlo diventare popolare come narratore Adelphi. Mancava poco, mancava un passo soltanto. Qualche giorno d'attesa, un pizzico di speranza.

Ma “il suicidio, questo grande rifiuto, è un atto gratuito, o non è” (p. 18). Punto.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Guido Morselli (Bologna, 1912 – Varese, 1973), narratore e saggista italiano.

Guido Morselli, “Il suicidio”, Via del Vento, Pistoia, 2004. A cura di Valentina Fortichiari. Collana “Iquadernidiviadelvento”, 41. Tiratura numerata 2000 copie. Questa è la numero 536. ISBN 8887741654

Approfondimento in rete: Wiki it

Gianfranco Franchi, gennaio 2010

Prima pubblicazione: Lankelot.

“Il suicidio, questo grande rifiuto, è un atto gratuito, o non è”