Freddo nell’anima

Freddo nell'anima Book Cover Freddo nell'anima
Joe R. Lansdale
Fanucci
2007
9788834712399

“Freaks” di Tod Browning (1932) è il primo punto di riferimento – e il più autentico, limpido omaggio – di “Freddo nell'anima” di Joe Lansdale, stravagante thriller allegorico, capace di incursioni nel grottesco, nella sensualità e nel misticismo. Come gli aficionado dello scrittore texano possono prevedere, la presenza di elementi religiosi o di religiosità rimane sullo sfondo, e non riesce ad avere una valenza risolutiva e positiva: in questo frangente, la divinità appare totemica, segreta e ibernata (!). Mascherata in una confusa doppia identità, simbolicamente viene, infine, violata, in un incosciente tentativo di sprigionarla, forse. Questo romanzo è, nelle prime battute, picaresco: il protagonista, Bill, un giovanotto caotico e sregolato, è uno che nasconde in casa la madre morta perché altrimenti perderebbe l'appartamento e la possibilità di finanziarsi con la sua pensione. Non si decide a falsificare le firme: ha bisogno di soldi. E così, si ritrova in una goffa impresa, assieme a due amici (Chaplin e Ciccio): rapinare una bancarella (“Pezzi di merda. Pezzi di merda. Ecco cosa siete. Rubate le mutande a un poveretto e non ve ne frega un cazzo. Nemmeno i negri farebbero una roba del genere”, p. 22) per guadagnare quattro lire. L'esito è allucinante: il venditore ambulante e Chaplin rimangono uccisi; durante la successiva fuga, attraverso una palude, Ciccio – morso ai testicoli da un serpente – muore, e così il vice-sceriffo che stava inseguendo i banditi. Bill, massacrato dalle zanzare, si gonfia di bozzi e di bubboni. A salvare il ragazzotto sarà uno strano galantuomo d'altri tempi, Frost, capo di un circo di freak. Là per là crede che Bill sia una nuova attrazione: è così malridotto che sembra essere nato deforme. Offre alloggio e riparo al ragazzo, fiutando una vicenda losca (ma non omicida: del resto, “non aveva ammazzato nessuno ma aveva avuto la sua razione di cadaveri”, p. 96) e una sua possibile redenzione. Bill, intanto, si ambienta tra i suoi nuovi compagni: ci sono Rex, il Cane Meraviglia, una Donna Barbuta, Gemelli Siamesi, nani, Poppanti Sottaceto e “fregature” come Mezzemezzo, che è tutta donna ma si acconcia come se fosse uonna, uomo-donna, per dirla con le parole di Guido Morselli. E poi c'è il misterioso Iceman, che si rivelerà l'essenza segreta e silenziosa del circo, forse una miracolosa, antica eredità, custodita – guarda caso (calembour!) – da Frost.

Nessuno è normale? Frost ha una manina che gli spunta sul petto. Gidget, invece, la sua compagna, ha soltanto un guasto: è marcia dentro, spiritualmente. Esteticamente è bellissima, e Bill – guarendo e guadagnando bellezza – che assomiglia a James Dean senza nemmeno sapere chi sia, si ritrova, confuso dalla riconoscenza per Frost ma spregiudicato come qualsiasi ragazzino, sedotto e conquistato. Non dovrebbe, non potrebbe, ma ci casca.

Tutto ha inizio quando la vede nuda. “Una donna come quella, come Eva, come Gidget, ti convinceva ad appiccare un incendio doloso alla casa dei tuoi vecchi e prendere a badilate eventuali superstiti mentre scappavano fuori. Una donna come quella non doveva sudare molto per convincere un tipo a fregare una mela” (p. 104): così, Gidget e Bill vivono una sorta di postmoderno peccato originale, violando l'ordine del microcosmo di Frost, amandosi e tradendolo a tutto spiano – terribile quando lei racconta del suo passato, e della assolutamente accidentale fuga con quell'uomo buono e generoso; fango sugli onesti è fango che niente cancella – e si ritrovano a pianificare il suo omicidio, tra una sveltina e un'ondata di sesso pieno e magnifico. Apro una parentesi: non vi sarà sfuggita l'assonanza tra Gidget e Gige, re della Lidia eternato da Erodoto. Probabilmente si tratta di un omaggio indiretto.

L'archetipo del tradimento del Re – al di là dell'origine biblica – echeggia nel ciclo bretone (Tristano e Isotta; Lancillotto e Ginevra), traducendosi e adattandosi alla sua società, e al suo tempo. Il nostro si ritrova in sorte questa triste e decadente vicenda ambientata, non è forse un caso, tra un'umanità mostruosa, chiusa in sé stessa e infelice, pazzoide e mercificata. Al di là di Dio (Frost), se vogliamo restare fedeli al paradigma, non c'è niente di buono e di giusto; gli uomini e le donne fanno del male, rubando la fiducia e sputando sulla lealtà. Bill e Gidget finiranno per far morire l'unico amico di Bill, là dentro, Conrad, nella prima trappola riservata a Frost. Qualcosa si spezzerà, allora, nel freak show. Qualcuno perderà fiducia in Frost. Il successivo crollo di tutto, con l'ulteriore separazione della nuova coppia e la fine della vita di chi era stato solo amico, protettore e mecenate, non accade invano.

Quando la donna spezza la gabbia di ghiaccio che avvolge Iceman – Frost aveva raccontato il suo messianico segreto a Bill, che aveva creduto; ma non aveva inteso sino in fondo – allora sembra davvero che sia stata spezzata la speranza. L'ultima, terribile immagine del romanzo (avvoltoi schiamazzano attorno alla carcassa d'un animale morto) è decisamente diretta e incisiva. A guardarla è la donna, fuggita con un messicano per vivere una nuova menzognera vita. Il giardino dei mostri adesso è vuoto, i sopravvissuti sono dispersi.

Romanzo d'una profondità inattesa e sottile, tra i massimi esiti della narrativa di Lansdale.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Joe R. Lansdale (Gladewater, 1951), scrittore e sceneggiatore americano. Ha esordito pubblicando “Act of Love” nel 1980.

Joe R. Lansdale, “Freddo nell'anima”, Fanucci, Roma, 2007.
Traduzione di Giancarlo Carlotti.

Prima edizione: “Freezer Bum”, 1999.

Gianfranco Franchi, aprile 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.