Dammi! (Song for lovers)

Dammi! (Song for Lovers) Book Cover Dammi! (Song for Lovers)
Irina Denežkina
Einaudi
2003
9788806165048

Polinka si era innamorata. Aveva detto proprio così. – Mi sono innamorata, – specificando poi, allegra: – di un coccodrillo. – Che scema” – intervenne sulla stessa nota Irka. Tutte risero. Olesja era seduta per terra con le gambe incrociate e beveva a piccoli sorsi, da un bicchiere di plastica, un vino rosso locale da dessert. Lo bevevano tutto il giorno e avevano i denti blu. E ridevano”. (Irina Denežkina, “Dammi!”, racconto “Valeročka”).

Se questo libro vuole essere paradigma di una generazione, è paradigma avvilente e stomacante. Undici racconti: storie di giovani ragazzi russi. Dominano indifferenza, appiattimento, una nauseante miseria culturale, una insipida omologazione agli standard americani; che è dapprima emulazione, quindi sciatta e patetica riproduzione. Svanita ogni ombra d’affinità con la grande letteratura russa, questo romanzo sembra voler ribadire che si possono azzerare le differenze sociali e culturali, da Mosca a Washington, solamente spegnendo il cervello e sintonizzandosi su mtv o cercando la “chicca trendy” in rete. Qualche critico ha definito “pornografico” questo libretto: mi domando se si sia affidato ai comunicati stampa o si sia nutrito del consueto brodino dei risvolti: sfido chiunque a individuare anche un solo paragrafo di pornografia tra le paginette di questa ragazzina. Non c’è neppure erotismo, a dirla tutta: l’autrice si arresta perlopiù ad uno stadio post-puberale, emozionata come pare soltanto scrivendo: “quei due scopavano in un angolo”, oppure “abbiamo scopato”, oppure “ero ubriaca e abbiamo scopato”. Sembra quasi che questa ricerca della parola “scopata” e dell’atto in sé sia una manifesta dichiarazione di immaturità e di innocenza: non mi sembra che l’autrice vada oltre ai pettegolezzi e al chiacchiericcio da amichette preda delle prime fantasie; l’erotismo (e la pornografia di Houellebecq, ad esempio) sono altra cosa. Fortunatamente.

Non si sentiva il bisogno di vedere pubblicato un libro del genere: e non è questa la confessione del critico estenuato dalla ripetitività di questa scadentissima produzione giovanile, epidemia diffusa dall’Italia all’America, dall’Inghilterra alla Russia(gli editori ancora ci risparmiano australiani e africani, ma già tremiamo al pensiero d’un Jack Frusciante ambientato a Johannesburg): è all’opposto il lamento del lettore che vede andare alla deriva qualunque speranza di incontrare reale anticonformismo e sperimentazione autentica. Storielle noiose e boriose; voce narrante, di norma, una ragazzotta che s’emoziona al pensiero di un coetaneo “rapper” o “punk”(in piena Pietroburgo: ebbene sì, altro che “Notti bianche”, siamo ormai alle “Notti stanche”), una tardo-adolescente (o un’adolescente ritardata?) che va in brodo di giuggiole parlando di sbornie e di spinelli, che contamina lingua e pensieri con la più fiacca e scadente musica pop statunitense, distorce le canzoni del povero Ashcroft e si titilla con le musichette dei per noi misteriosi musicisti locali (perlopiù, par di capire, epigoni e imitatori degli artisti stars & stripes).

La grande innovazione, così suggeriscono, dovrebbe essere rappresentata dalla presenza di internet nei racconti della signorina Denežkina: qualcuno, allora, dovrà chiarire se basta scrivere vocaboli come “e-mail” o “mp3” o “chat” per essere vivaci e contemporanei. Personalmente, ho trovato certe scelte stilistiche e certe argomentazioni della giovane scrittrice(?) russa a dir poco capziose. In una nota, il traduttore ricorda che questi racconti sono stati selezionati direttamente dalla rete, dove apparivano, originariamente, nel sito proza.ru : d’accordo, noi adesso crederemo con la più totale buona fede che il sistema editoriale russo è differente da quello italiota e che può capitare che illustri redattori vaghino per la rete in cerca di talenti letterari. Beandoci di questa splendida notizia(c’è speranza, fratelli, basta imparare il russo), concludiamo questa prima parte dell’analisi con qualche annotazione. Se queste pagine rappresentano l’acme della letteratura russa contemporanea pubblicata in rete, gradiremmo un embargo letterario d’una dozzina d’anni: pietà, pietà dei poveri lettori italiani. Trovare storielle in puro “stile” Denežkina non è difficile: non servirà setacciare la rete, né andare a caccia di talenti nelle università. Sarà sufficiente aprire i diari delle figlie, delle nipotine e delle cuginette, campionare i momenti di confidenza (auto)erotica o i deliri pop o pseudo-rock, aggiungere quattro spinelli, sei sbornie e due scopate(basta nominarle, nessuno sforzo) mescolare il tutto ed ecco qua: in puro Stile Libero Einaudi. Ho gli zebedei fracassati. Restituitemi le edizioni Einaudi.

Leggo, piuttosto interdetto, il risvolto dell’edizione Einaudi del libro della “promettente” Denežkina: “La D. è un giovane Holden in gonnella che non si strugge per le anitre”, scrive la Zafesova. Chissà, forse il segreto è nelle anitre, non trovo altra spiegazione. La lingua adottata è uno slang giovanilistico goffo e ridondante; appare perfino un grottesco “bischero”, che rende macchiettistica la traduzione del testo. Sprazzi di accettabile descrittivismo, a metà strada tra il romanzo rosa e le rivistine colorate proto-puberali: “Voglio toccarti, ma non posso, non è la stessa dimensione. Tu non vorresti. Tu ti trovi bene con gli altri. E io voglio volare intorno alla tua testa e respirarti nell’orecchio. Farai una buffa smorfia e penserai che con me stai bene. Amerai altre persone e le bacerai sulla bocca, e io mi intrufolerò nei tuoi capelli e starò seduta senza muovermi”(è la confessione di un pidocchio?). Questo frammento mi sembra esaustivo, in proposito. Deludente. Gonfiato da una strana propaganda. Inaccettabile. Stiamo ancora digerendo Ammanniti, abbiate pietà di noi lettori. Non offendete così la nostra intelligenza, almeno.

Tutto è polvere, tutto è vanità/Tutto è menzogna, e delirio senza fine!/Tutto è l’urlo di una corda strappata./Tutto il mondo, tutto l’oggi, – oh sogni!…/ Sognare di niente,/sognare tanto per sognare” (Denežkina, “Dammi!”, racconto “Dammi!”). Appunto. Da dimenticare.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Irina Denežkina (Ekaterinburg, 1982), scrittrice russa.

Irina Denežkina, “Dammi! (Song for Lovers)”, Einaudi, Torino, 2003. Traduzione di Mario Caramitti. Con una importante nota del traduttore in appendice.

Gianfranco Franchi, maggio 2003.

Prima pubblicazione: Lankelot.