Cronache da un mondo impossibile

Cronache da un mondo (im)possibile Book Cover Cronache da un mondo (im)possibile
Frank Solitario
Il Foglio Letterario
2012
9788876063527

C'è una corrente di scrittori e di performer, nella nuova generazione, riconoscibile da due caratteristiche distintive: il respiro corto e la surrealtà. Vivaci, spiazzanti e bizzarri, puntano quando sulla stravaganza, quando sul calembour, quando sul nonsense, quando sulla boutade. Escono per piccoli editori e spesso danno il meglio di sé dal vivo. Hanno la capacità di restituire il ritmo delle vecchie strisce di fumetti [penso a Emanuele Kraushaar, romano, classe 1977] o delle canzoni rap [naturalmente, Angelo Zabaglio, Latina, 1979]; delle invenzioni e degli sketch del primo cinema comico [Luca Martello, Sassari, 1983], o, come nel caso di Frank Solitario [Roma, 1977] della scrittura da blog. Un buon racconto, negli anni del web 2.0, non doveva superare le tremila battute, per non addormentare e non alienare il lettore. Un buon racconto, nell'epoca dei blog, doveva impattare istantaneamente per il lessico, per le rapide dinamiche, per l'originalità.

A Frank Solitario – pseudonimo di una delle poche identità rimaste nascoste, negli ultimi anni del web 3.0 –, autore capitolino scoperto da Gordiano Lupi sei anni fa, il gioco non sempre riesce. Ma quando riesce è sempre divertente e brillante, tendenzialmente mattoide, comunque personale. Quattro anni fa era uscito un suo racconto nel libro “I sette di Dalila e Achille” del collettivo UBV – Underground Book Village – di buona qualità – si chiamava “(in)animati da torbida passione”, protagonisti due manichini e una lingua letteraria presa per il culo, e senza freni, e con classe. Adesso è la volta di una raccolta di diversi “racconti e farsette”. Sono le sue “Cronache da un mondo (im)possibile”, allucinate e leziose. Le farsette molto meno riuscite, in generale, come parte dei dialoghi, che perdono la vivacità, l'immediatezza e l'intelligenza dei raccontini. Concentriamoci, allora, sui racconti. Sono stanze: venti stanze. Si parte dall'ultima. Qualche nota sulle più ispirate. Nella ventesima, l'artista in cerca di fortuna riceve la risposta da un editore: tramite un messo. Si tratta di un allegro “no con riserva”, vale a dire di un “sì in prospettiva di un futuro libro”, e subito l'artista comincia a sognare. “Scrittore lo ero” - giura. “Mi mancavano solo i lettori ma, per dio, montava in me la convinzione che questo azzimato funzionario cieco avrebbe fatto di tutto per procurarmeli” [p. 16]. A patto di tornare a usare il passato remoto. Quisquilie: da meditare sul cornicione.Nella diciannovesima, un vecchio stanco di tutto cerca pace – cerca un rifugio dalla moglie, dai vicini, dalle prepotenze. Ha solo bisogno di un buon posto. Un angoletto riparato, in giardino, dove nessuno possa vederlo. S'accende una sigaretta e alè. Nella diciassettesima, Gastone, vagabondo di Ponte Milvio, si ritrova, povero e particolarmente brutto, a desiderare di andare con una donna, dopo tanti anni di astinenza, e dopo essere stato recentemente stuprato da un gruppo di polacchi. L'esperienza non è stata del tutto spiacevole: infine è lui a tornare a cercarli, preferendoli alle nigeriane.

Nella quindicesima, il principe Sciarra – quello della Villa – appena novantaduenne, si sveglia e comincia a vestirsi. Ci mette un pezzo, a un tratto s'addormenta, pure. Quindi, va avanti e indietro per le sue stanze, per aprire e chiudere le finestre: s'è fatta una certa ora.

Nell'ottava, il miglior dialogo della raccolta: un piccolo “kitchen sink drama”, interno giorno piccolo borghese, disastroso momento quando ci si siede a tavola, pieni di nostalgia per un passato forse mai esistito, e per un futuro che non s'è mai incarnato. Nella prima, infine, si racconta un'esperienza di lavoro d'epoca forzista: atipico, precario e del tutto surreale. Sorpresa.

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Che prospettive può avere la narrativa di Frank Solitario, negli anni a venire? Potrebbe e dovrebbe cavalcare le trasformazioni del web. Da scrittura da blog e da blogger, con quel tipo di respiro e di durata e di trovate, a scrittura da twitter. Per dire. Una scalmanata raccolta di slogan o di battute fulminanti. Oppure, potrebbe regolarsi, stabilire un formato e una gabbia – che so, massimo settecento, milleduecento battute – e diventare una scrittura da “trailer” di facebook, o da anteprima di un qualunque articolo contenuto in un sito di internet culturale 3.0. Oppure, potrebbe giocare a prendere in giro questi primi quindici anni di scrittura in Rete, raccontando tutti i passaggi, da icq a messenger, dalle email alle messaggerie nei social network, e mostrare come è cambiata la lingua e la comunicazione dei navigatori. È un'altra idea, e potrebbe finire per avere valore documentaristico. L'alternativa è semplice: rinunciare al proprio nick e presentarsi con nome e cognome, cominciare a pubblicare qualcosa di diverso respiro, cambiare prospettive. Vale a dire, rinunciare al proprio personaggio e inventarne uno nuovo. Potrebbe essere ora.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Frank Solitario, alias di [+], (Roma, 1977), scrittore romano. Discreto giocatore di tennis. Ha esordito pubblicando “Storie ai minimi termini”, sempre per Il Foglio di Gordiano Lupi, nel 2006.

Frank Solitario, “Cronache da un mondo (im)possibile”, Il Foglio Letterario, Piombino, 2012.

Gianfranco Franchi, febbraio 2012.

Prima pubblicazione: Lankelot.