14 lettere del Cristo

14 lettere del Cristo Book Cover 14 lettere del Cristo
Johannes Baader
Area51
2011
9788865740460

Quattordici lettere firmate Gesù Cristo o, rapsodicamente e in ogni caso sinonimicamente, “architetto Johannes Baader”: destinate a quattordici personaggi influenti, scritte dall'uomo che sarebbe diventato l’Oberdada, il Dada Supremo. Un intellettuale tedesco intriso di una spiritualità folle e messianica, al di là dei confini dell'irriverenza blasfema: un talento della liturgia dell'enormità mistica. Un mattoide ingovernabile.

Dice bene il gran curatore dell'opera, Simone Buttazzi: Johannes Baader era dada ancor prima che dada nascesse ufficialmente, dalle parti di Zurigo. Già: queste sue “Quattordici lettere del Cristo”, tradotte adesso per la prima volta in italiano dal letterato bolognese-berlinese [Area 51, libro digitale, 2011], non possono essere considerate consapevolmente dadaiste perché risalgono ai primi mesi del 1914: “La Grande Guerra non era ancora scoppiata e Tristan Tzara stava pensando di iscriversi all’università di Bucarest quando l’esimio architetto Baader – dice Buttazzi – grafomane inveterato con una fissa per il sistema delle poste, concepì questo bizzarro 'regalo non petìto' in quattordici parti (per tacer della postilla) in omaggio a Ernst Haeckel, leggendario uomo di scienza nonché fondatore del movimento monista”.

Da che parti siamo? Siamo dalle parti del delirante divertissement materialista, compatto soltanto nel suo ludico e scapestrato attacco frontale alla religione cattolica, nell'espressione di un incrollabile amore per la vita e per tutto quel che è visibile, nell'intento di ribadire la necessità d'una possibile fratellanza universale. L'architetto Baader scrive, ad esempio, che “non dobbiamo più appellarci a un Salvatore proveniente da chissà dove, da chissà quali infiniti recessi: siamo noi stessi il Salvatore e, al contempo, i destinatari della salvazione” [seconda lettera]: la regola del gioco è “acquisire il benessere nel regno degli uomini”, “fare del proprio meglio sulla Terra”. Baader credeva che ci potesse essere un dio interiore simile al dio ultraterreno: capace di poter costituire il fondamento di una religione come il cristianesimo [settima lettera]. Sulla base di questa fede sarebbe nata una splendida società utopica, naturalmente votata al leggendario e arcano “bene comune”. In questa società ciascuno si sarebbe comportato “in maniera responsabile, come fosse a capo del governo”, perché ogni essere umano, ogni parte del mondo è parte di un'alterità [quattordicesima lettera]: e ognuno deve pensare, diciamo così, “Dio siedo tra i banchi del governo”, e non certo “Dio siede tra i banchi del governo” [tredicesima lettera]. Ovviamente.

Hans Richter così giudicò la parabola di sua maestà Oberdada: “Col suo spirito di ribellione che non si fermava davanti a nulla, Johannes Baader è stata la massima espressione del dadaismo berlinese […] Non era un artista, o meglio, non lo era nel senso classico del termine, ma la sua personalità si esprimeva in una chiave che può solo essere definita artistica. Era un posseduto, e la sua estrema spontaneità, in quei tempi di cambiamento, in quella società di ribelli, non era solo ben accetta, ma anche ammirata. Era un candelotto di dinamite che saltava in aria da solo”. Va detto che le scintille festeggiano un secolo di vita. Digitale, addirittura, a questo punto. Si può tranquillamente ripartire da qui, da queste sulfuree e ridanciane quattordici lettere (complete d'una quindicesima, franca e onesta e coraggiosa sino alla pazzia: rivolta al pazzo assassino che governava la Germania nel 1943), per riscoprire i talenti di un architetto dada che voleva cambiare il mondo. Impresa fallita, complice qualche incomprensibile ricovero in clinica psichiatrica, e tuttavia eternata – e onestamente buffa e corrosiva.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Johannes Baader (Stoccarda, 1875 – Adldorf, Baviera, 1955), architetto e scrittore tedesco. Dada.

Johannes Baader, “Le quattordici lettere del Cristo”, Area 51, 2011. A cura di Simone Buttazzi. Postfazione di Karl Riha.

Prima edizione: 1914.

Gianfranco Franchi, agosto 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.