Quest’anno ho sostanzialmente abbandonato le letture di narrativa, con pochissime e motivate eccezioni, dedicandomi fondamentalmente a saggi, guide, pamphlet e fascinosi anfibi vari. Questo l’elenco delle mie letture memorabili dell’anno 2014. Va considerata una classifica di “migliori uscite dell’anno”.
1. Luigi Nacci, “Alzati e cammina. Sulla strada della viandanza” [Ediciclo, 2014]. Per tempo, ne ho scritto su “Affari Italiani” [qua] e poi ho avuto la soddisfazione di ritrovarmi nella quarta di copertina della seconda edizione. Nel mio pezzo avevo profetizzato un passo avanti, a breve, verso Adelphi: mi sono sbagliato di poco, Nacci adesso è sotto contratto con Laterza. Nacci è un patrimonio grande della nostra Letteratura.
2. Giancarlo Sturloni, “Il pianeta tossico. Sopravviveremo a noi stessi?” [Piano B Edizioni, 2014]. Per tempo, ne ho scritto su “Mangialibri” [qua] e poi ho avuto la fortuna di poter partecipare alla prima presentazione nazionale, alla Minerva di Trieste. Ginco Sturloni è un George Monbiot italiano: una figura destinata a ritagliarsi uno spazio essenziale nel dibattito pubblico. Dovete fare presto, però… e dovete invitarlo in tante scuole, a parlare coi ragazzi.
3. Umberto Roberto, “Diocleziano” [Salerno Editrice, 2014]. Due anni fa, avevo considerato il suo “Roma Capta” [Laterza, 2012] il libro dell’anno: una lettura coinvolgente, degna di profonda meditazione, ben scritta e a volte addirittura commovente: commovente almeno per chi, come me, considera l’antica Roma qualcosa di sacro, e di irrimediabilmente perduto. “Diocleziano” ha un respiro diverso, è un’ottima biografia, ma mantiene intatte diverse caratteristiche degli scritti del professor Roberto: è spiazzante, è illuminante, è scritta con gran classe. È l’espressione di uno stupendo ordine intellettuale. E poi è un pezzo di storia adriatica e dalmata, non solo Romana: senza Diocleziano niente future rovine del Palazzo di Diocleziano, cioè niente futura città di Spalato. E non solo. La scheda editoriale Salerno sta qua.
4. Paolo Rumiz, “Come cavalli che dormono in piedi” [Feltrinelli, 2014]. Per tempo, ne ho scritto sul mio sito [qui]. È un tributo sentimentale e ispirato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, in tutte le divise; è un itinerario dal sacrario di Redipuglia ai misconosciuti cimiteri dell’antica Galizia, in cerca della verità sulla massima parte degli antenati della “gente nostra”, da Trieste a Zara, passando per Pola e Spalato, e sulle loro divise, e sulle loro culture. Fascinose e complesse.
5. Roberto Alfatti Appetiti, “Tutti dicono che sono un bastardo. Vita di Charles Bukowski” [Bietti, 2014]. Per tempo, ne ho scritto su “Lankelot” e poi nel mio sito [qui]. È forse il libro outsider dell’anno: un tributo anarcoide, documentatissimo e pieno di stile a un artista seminale. Chi si avvicina a questa biografia per approfondire e scandagliare Bukowski troverà tutto quel che cerca; in più, scoprirà il talento di Alfatti Appetiti. Che è solo all’inizio della sua carriera da scrittore. Eretico.
Fuori classifica: Walter Chiereghin, “Dizionario degli autori di Trieste, dell’Isontino, d’Istria e della Dalmazia” [Hammerle, 2014]. Per tempo, ne ho scritto sul mio sito [qui]. È la prima edizione di un lavoro abnorme, con un respiro monumentale [700 anni di pubblicazioni], destinato a far discutere di sé per tanto tempo, e destinato a una seconda edizione più asciutta, equilibrata e raffinata ancora, probabilmente a breve. Tre anni di lavoro, una vita di studio e di ricerca, circa 1500 intellettuali e artisti raccontati e sintetizzati. Un tesoro da valorizzare. A fondo. A livello internazionale, si capisce.
Fuori tempo massimo: “Adelphiana 1963-2013”: cinquant’anni di assoluta grandezza raccontati in una sorta di Album Panini per letterati. 780 pagine, 183 illustrazioni e 300 copertine per poter ricordare tanti libri amati, tanti autori interiorizzati, tanti vecchi discorsi. L’edizione è molto divertente e molto colorata, e non sfigurerà in nessun salotto. Va lasciata a portata di mano per essere consultata periodicamente. La scheda editoriale Adelphi sta qua. I vostri vecchi amici, invece, non lo so. Cercateveli da soli. Con calma.
Capolavoro mancato: Andrea Cortellessa, “La terra della prosa. Narratori italiani degli anni Zero (1999-2014)” [L’Orma Editore, 2014]. Per tempo, ho raccontato qualcosa nel mio sito, qui. La seconda edizione dei “Narratori degli anni Zero” [2012] non mi è sembrata migliorativa: contesto anzi buona parte delle nuove integrazioni, e in generale credo che da uno come Cortellessa sia giusto aspettarsi, a questo punto, qualcosa di diverso, e cioè una eccezionale “Storia della Letteratura Italiana”, dalle origini a oggi, erede del lavoro del Flora, del Ferroni, del Contini. Un bel respiro, e via. Dai professore, dai. È ora.
Gianfranco Franchi