Un’invincibile estate

Un'invincibile estate Book Cover Un'invincibile estate
Filippo Nicosia
Giunti
2017
9788809840416

Esordio di Filippo Nicosia, scrittore siciliano, classe 1983, “Un'invincibile estate” [Giunti, 2017; euro 15, pp. 224] è uno spaccato delle condizioni del proletariato messinese in epoca recente; presentato come “romanzo di formazione”, si direbbe piuttosto un “romanzo di transizione”: i personaggi sembrano guidati dall'improbabilità, dalla pura contingenza e dalla casualità, vengono rappresentati in un momento di passaggio che rovescia le loro sorti, o le inverte, quasi contro la loro volontà. È un libro dell'incoscienza di quattro giovani; e del disordine delle loro relazioni, e della debolezza delle loro motivazioni; nonostante cominci con un episodio terribilmente drammatico, la morte improvvisa di un padre nemmeno sessantenne, e si poggi su un'assenza altrettanto clamorosa e tragica, cioè la morte della madre per un brutto male circa vent'anni prima, il romanzo di Nicosia mostra come queste assenze non contribuiscano alla maturazione dei figli, piuttosto al loro indebolimento, al loro inequivocabile fatalismo. È un po' come il pensiero del terremoto: i ragazzi non ci pensano mai, perché “è l'unico modo per vivere qui. Bisogna essere smemorati, con una piscina di mille metri davanti, le montagne dietro, e una faglia che può smuovere l'intero mare e trasformare la città in una di quelle palle di vetro che giri per far cadere la neve”. Per vivere a Messina senza angosce per il sisma si deve essere per forza smemorati: per vivere senza genitori a vent'anni si deve essere altrettanto amnesici, e volontariamente distratti. O rassegnati a essere foglie al vento (un vento che soffia senza nessuna prevedibilità).

Protagonista principale e io narrante è il giovanissimo Diego, nato nel giorno della morte di Falcone [quanta tragedia in poche battute: muore lo Stato, muore il padre, da tempo era morta la madre...]; è un cuoco di talento che si sta facendo le ossa come tuttofare in un ristorante. È vissuto nella casa della sua famiglia mentre il fratello maggiore veniva spedito a Roma, ufficialmente perché aveva avuto attenzioni morbose nei suoi riguardi; è cresciuto nell'assenza della madre e nella spettrale lontananza del fratello, è cresciuto in un contesto di abbacinante normalità della violenza (per le strade, ma anche in casa, quando il padre scapoccia), al Villaggio Santo Case Gescal (“per fare amicizia con qualcuno dovevi far parte di una banda e dovevi saper picchiare. Già alle scuole medie avevo una bella esperienza di risse […]. La violenza è una particolare consistenza dell'aria, una forma di umidità”, scrive).

Diego ha poco più di vent'anni e tanti sentimenti; ha fatto qualche anno di Università ma senza convinzione; ha mantenuto un poco di innocenza, e non soltanto perché è vergine. Si arrabatta, ma non è mai oscuro. Suo fratello Giovanni è invece una figura luciferina; si presenta dopo la morte del padre, con approccio sornione, poco più che parassitario; nonostante la nulla confidenza con Diego, sostanzialmente gli si pianta in casa, gli frega la ragazza, gli impone una verità ben diversa da quella vulgata dal padre, e ovviamente molto più drammatica e meschina, e tutto e tutti man mano tradisce: Diego, la sua amata Ester, i patti (in genere). È un personaggio senza profondità e senza spessore: pura superficie, tutto nervi e bassezze.

Le figure femminili descritte da Nicosia hanno, in comune, una certa sensualità; sia Ester, chimera di Diego e poi amante di Giovanni, sia Martina, disinibita e borghesotta compagna di Diego. Sembrano estremamente semplici, molto vitali e molto incoscienti; inquiete proprio no, al limite, forse, annoiate. Sono entrambe mediamente bugiarde. Ragazzine.

Cos'è l'invincibile estate del titolo del romanzo? È un passo di Camus (“Imparavo finalmente, nel cuore dell'inverno / che c'era in me un'invincibile estate”) che probabilmente suggerisce che la forza interiore del giovane Diego, in questo libro, si rivela maggiore proprio nel momento della maggiore difficoltà – col padre al cimitero, il fratello bieco e bugiardo che riappare con prepotenza nella sua vita, dopo un blackout di quasi vent'anni, e il lavoro che forse può diventare qualcosa di vero ma a costo di emigrare: e sradicarsi. Non è un passo leggero e non è indolore (e in un certo senso non sembra poter essere volontario, non del tutto almeno; sembra quasi un condizionamento, sembra praticamente indotto).

Filippo Nicosia – qualche anno di esperienza nell'editoria romana, tra Socrates e Del Vecchio, come apprezzato ufficio stampa; poi, l'avventura itinerante di “Pianissimo – libri sulla strada”, di buona visibilità nazionale – si presenta come romanziere con un lavoro interessante, con più di qualche elemento riuscito (la rappresentazione del territorio, la resa della leggerezza e del pressapochismo dei nuovi ventenni, la consuetudine della violenza in certi contesti, la suprema potenza dell'imprevedibilità nelle vicende dei figli del popolo) e altri che meritano miglior calibratura (i personaggi rischiano ripetutamente, tutti, le sabbie mobili della “superficie profonda”; il registro passa dal drammatico cronico al tragico al farsesco al giovanilistico, a volte con troppa facilità; le figure femminili sono poco più che bidimensionali; etc.). La lettura è comunque coinvolgente e il ritmo della narrazione è già più che buono. Il romanzo è stato pubblicato dalla Giunti nella collana “Scrittori”, che ospita titoli di Paolo Maurensig, Massimiliano Governi, Alessandro Bertante e Antonio Moresco, in mezzo a diverse scelte più commerciali e pop.

Gianfranco Franchi, maggio 2017

Esordio di Filippo Nicosia, scrittore siciliano, classe 1983, “Un’invincibile estate” è uno spaccato delle condizioni del proletariato messinese in epoca recente; presentato come “romanzo di formazione”, si direbbe piuttosto un “romanzo di transizione”.