Un occhio a Cracovia

Un occhio a Cracovia Book Cover Un occhio a Cracovia
Luciano Bianciardi
Stampa Alternativa
2007

Kubrick insegnava, nel suo grottesco “Dottor Stranamore” (1963), che certe oscure personalità del regime nazista avevano semplicemente cambiato casacca, vestendo quella dei “campioni della libertà” degli Stati Uniti; Bianciardi, in questo suo racconto di quattro anni successivo, non racconta niente di diverso, e si serve di espedienti analoghi – l'aspetto fisico del reduce è cambiato, ma non la sua condotta – per raccontare ai cittadini che probabilmente il liberatore non è così democratico come voleva illuderci.

“Un occhio a Cracovia” è una storia breve e incisiva, una favola nera e lugubre per adulti che non hanno smesso di pensare al senso e ai significati di quanto accaduto nel Novecento; vittime uniche sono i figli del popolo, quale che sia la loro nazione d'appartenenza; colpevole, in questo allegorico frangente, un aristocratico innamorato della guerra, delle donne e della distruzione. Cantore, manco a dirlo, un letterato: un sanguemisto capace di osservare la realtà con disincanto ma non con freddezza, e non senza giudicarla.

È la storia, questa, del letterato Montefiori da Pitigliano – discendente di una famiglia pitiglianese da cinque generazioni, innamorato della bellezza della sua terra, e del suo popolo, informato d'una lontana ascendenza polacca: i Blumberg venivano da Cracovia, campagna “mezzo polacca, mezzo tedesca, di lingua prevalentemente yiddish”. Per la minaccia delle leggi razziali, si ritrova impiegato come lettore all'estero, presso – destino stravagante – l'Università di Cracovia. Involontariamente, è così tornato in patria; nella patria avita. Si ambienta, s'innamora di una ragazza e va a vivere presso una buona famiglia di negozianti. C'è chi lo chiama, rispettosamente, rabbì: come a dire, “dottore”. Sono i giorni tristi delle violenze naziste in Polonia: Montefiori si rifugia in campagna, con i suoi ospiti, e campa di lezioni private e di quieto e modesto vivere; sin quando, informato delle stragi in corso, assieme ad altri cittadini si decide per una rivolta. Obbiettivo, catturare il barone von Richthofen, capitano, comandante della piazza di Cracovia. Nel corso della cattura, l'ufficiale perde un occhio.

Terminata la guerra, il barone verrà consegnato a certi “signori con la barba” dell'Agenzia: con grande stupore di Montefiori, anni dopo scoprirà che quel nemico non ha cambiato lavoro, ma soltanto padrone; mercenario per gli Stati Uniti, si comporta in altre terre proprio come s'era tenuto in Polonia. Sull'occhio porta una grottesca benda. Chi gliel'aveva cavato, ritrovandolo sulle pagine dei giornali, muore di infarto per la rabbia e per la disperazione.

L'edizione fuorilegge di “Un occhio a Cracovia” di Luciano Bianciardi si deve alla idealistica e coraggiosa operazione firmata dall'erede Ettore assieme al barricadero Marcello Baraghini, anima storica di “Stampa Alternativa”. I Bianciardini sono un passo avanti rispetto alle storiche “Millelire”: il costo è simbolico, “un centesimo almeno”, invitando il lettore a finanziare liberamente l'impresa e a prendere coscienza dello stato assurdo del mercato librario.

Dove trovare i Bianciardini? "É vero: i bianciardini ben difficilmente si trovano in libreria, perché sono libri che nascono proprio in opposizione al sistema distributivo librario, che riempie le librerie e pretende per questo il 70% del prezzo di copertina. Anzi, la situazione è anche peggiore: è il sistema distributivo che decide il prezzo. Eh sì perché l’editore, sapendo che potrà contare solo su un 15 - 20 % del prezzo di copertina, e solo per i volumi effettivamente venduti, e che con quei soldi deve pagare le spese di stampa di tutti i volumi, anche quelli non venduti, è costretto a tenere il prezzo del libro alto, troppo alto per le tasche della maggior parte dei lettori, che infatti ne comprano sempre meno. I bianciardini invece, rifiutando questo circuito di distribuzione, risparmiano questa enorme spesa e possono essere venduti a 1 centesimo di euro, distribuiti dal circuito della passione, ossia dall’entusiasmo dei lettori che li consigliano e li distribuiscono ad amici e conoscenti. Oggi però i bianciardini sono disponibili anche in posti fissi, sparsi un po’ per l’Italia. Sono nostri ‟complici” che hanno un punto di incontro o di ritrovo, e tengono una discreta scorta di bianciardini a disposizione di che li vuole, nella loro zona. É il caso per esempio del Centro Studi “Sentieri della Mente” e Associazione Smasher, che hanno sede in Via Umberto I, n 110 - 98051 Barcellona Pozzo di Gotto (ME), che organizzano incontri culturali ai Giardini OASI di Barcellona Pozzo di Gotto” (Fonte: Riaprire il Fuoco).

Buona lettura, e buona presa di coscienza.

BREVI NOTE

Luciano Bianciardi (Grosseto, 1922 – Milano, 1971), giornalista e scrittore italiano. Si laureò in Filosofia presso l’Università di Pisa. Esordì pubblicando il romanzo “Il lavoro culturale” e il libro-inchiesta “I minatori della Maremma” (in collaborazione con Carlo Cassola) nel 1956.

Luciano Bianciardi, “Un occhio a Cracovia”, I Bianciardini – Stampa Alternativa, 2007. Prima edizione: 1967.

almenouncent@riaprireilfuoco.org Comitato Antifondazione Luciano Bianciardi. Casella postale 37 58017 PITIGLIANO – GR

Gianfranco Franchi, febbraio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Un vecchio testo breve di Bianciardi, datato 1960…