Un cuore arido

Un cuore arido Book Cover Un cuore arido
Carlo Cassola
Mondadori
2015
9788804650201

Cassola scrive come uno che è in pace con sé stesso, e in armonia col mondo. I suoi dialoghi sono come cinguettii. I personaggi s'inseguono, s'interrompono, si innamorano, si allontanano come cantando: le loro parole hanno il dono innato del ritmo naturale, quello del parlato, figlio della grande intelligenza linguistica dell'artista. Quando Cassola racconta il male riesce a tenersene ben distante, e tuttavia (“La ragazza di Bube”) lo descrive con esattezza e con un atteggiamento che sembra negligente – quello di chi ogni cosa registra, e niente in fondo giudica. Quando, come in questo frangente, sprofonda nella psiche della piccola borghesia e della tenera e gretta cultura provinciale italiana dell'epoca, lo fa con sensibilità e tatto – e senza mai cattiveria, né morbosità.

1961. “Un cuore arido” è la storia di Anna, giovane donna che detesta l'intimità eccessiva, con tutti, e sta volentieri sulle sue. Ha diciotto anni e deve ancora capire come vanno le cose. Ha un bellissimo rapporto con sua sorella, che sembra saper essere più equilibrata e forte rispetto a lei.

Anna ha i capelli corti e la frangetta, un nasino ben modellato e belle labbra; occhi verdi, rari in una bruna, e una voce roca che ha qualcosa di sensuale. Cassola cattura quel suono quasi fosse una conchiglia sulla spiaggia. Sa restituircelo come niente fosse.

Anna è stufa di fare la serva. Crede che sia una grande ingiustizia, e sogna un mondo in cui noi tutti si possa essere finalmente uguali nella dignità e nel rispetto. Poi invece sogna un mondo rovesciato, in cui i servi diventano padroni. E là si ferma. Anna non ha mai conosciuto l'amore. E tuttavia è come se sapesse già tutto, dell'amore. In questo è una stupenda ragazzina.

È finita la stagione estiva. Enrico è un pezzo d'uomo, spalle larghe, barba dura e fitta, temperamento adolescente. È innamorato di Anna, ma lei sembra ritrosa. Le sembra villano che cerchi di baciarla. Enrico è destinato a fare la gioia di una sorella, ma questo Anna non può ancora immaginarlo.

Mario è un soldatino della provincia di Lucca, da civile fa il meccanico. Si incontrano per via d'una recita. Sta prestando servizio militare. Anna lo trova carino, con quegli occhi grigi, i capelli biondi, le guance lisce. Colpo di fulmine. Anna è nel pieno del mozartiano vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor; ha paura di cedere, di lasciarsi andare. Infine riesce, per un po'. Lui è il seduttore maschio, prepotente, presuntuoso. Primo bacio. Secondo. Succede qualcosa ancora. Poi la stuzzica. Tu non sai baciare. Sembra tutto perfetto... ma Mario deve partire per l'America, per andare a lavorare. Fanno l'amore, per rabbia e per desiderio e per disperazione. Fuori il cielo è pallido, e il rumore “più sommesso. Come se il mare si fosse allontanato”, chiosa, da poeta, Cassola.

Mario parte, e non da più notizie. Poco a poco, con grande sacrificio, Anna ritrova sé stessa, torna a sentirsi libera e fiduciosa del futuro. Si gode un po' di mare, con le amiche. È bella, e naturalmente qualcuno ricomincia a farle il filo. È Marcello, ha ventisei anni, è già molto geloso che lei non faccia che parlare di Mario. Ma saprà vincere la sua nostalgia.

“La sua debole volontà cerco di resistergli. Era assurdo quello che stava succedendo... Ma era troppo stanca; e quando, dopo una breve lotta, si ritrovò sul letto, sentì che le forze la abbandonavano del tutto. Chiuse gli occhi, e lasciò che si compisse ciò che la vita aveva stabilito” (p. 215).

Marcello ha più passato di Mario. Una fidanzata borghese che è stata, diciamo così, disonorata; e non intende farselo sfuggire. Anna non vuole affrontare una situazione del genere. Preferisce starsene da sola. Prende e se ne va. Lo restituisce alla sua fidanzata, ed è come se se ne volesse liberare.

E nemmeno quando Mario tornerà a cercarla, scrivendole da Chicago per prenderla in sposa, lei dirà di sì. Dirà che ha avuto un altro. Dirà che ha rovinato la sua reputazione facendo l'amore con un altro. Dirà che ha sempre amato lui. Dirà che lui adesso non tornerà più da lei. Infine, pensando a sua sorella sposa di Enrico, non proverà invidia. Perché “era ormai una donna soddisfatta, quieta e saggia; non aveva desideri né rimpianti, e non temeva la solitudine” (p. 309).

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In qualche strano modo, questo romanzo ha qualcosa di ibseniano; nella capacità di aderire ai contrasti della psiche d'una donna, e di cantare la sua forza, e la sua fragilità, e nella capacità di tratteggiare le prepotenze degli uomini, sembra figlio di quel paradigma scandinavo, umano e illuminante. Altrimenti e in generale, è un romanzo mezzo rosa mezzo esistenzialista, canto d'una borghesia piccina d'una provincia che è rimasta identica, cinquant'anni dopo, forse perfino nei pettegolezzi, e in quei pettegolezzi e in quella cultura trascina chi fa le sue esperienze di vita e si ritrova stupidamente additato ed etichettato. Non voglio dire che sia un romanzo femminista, ma potrebbe servire ancora oggi alle femministe per raccontare spirito stato e condizioni della donna nel civile Occidente degli anni Sessanta. Quando ancora era uno stimma aver amato più d'un uomo, prima del matrimonio, e non un momento della formazione della psiche, e dell'esperienza individuale.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Carlo Cassola (Roma, 1917 - Montecarlo, 1987) scrittore e saggista italiano.

Carlo Cassola, “Un cuore arido”, Einaudi, Torino 1961. Il romanzo è dedicato a Manlio Cancogni. Poi Rizzoli, 2000; Mondadori, 2015.

Approfondimenti: WIKI it

Gianfranco Franchi, febbraio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Cassola scrive come uno che è in pace con sé stesso, e in armonia col mondo. I suoi dialoghi sono come cinguettii…